22 Aprile 2025

La mia vita da insegnante in Svezia

Wanda Svezia • 0 commenti

Essere insegnante in Svezia oggi significa svolgere un ruolo complesso in cui non si è solo esperti della propria materia e pedagoghi, ma anche mentore (cioè essere responsabile per un gruppo di studenti), figure autorevoli e, a volte, mediatori di conflitti. Il compito dell’insegnante è creare un ambiente di apprendimento sicuro e stimolante, in cui ogni studente possa svilupparsi sia a livello accademico che personale. Tuttavia, la realtà delle aule spesso racconta un’altra storia – una in cui l’autorità dell’insegnante viene messa in discussione, le risorse sono insufficienti e il carico di lavoro è elevato.

Il mio ruolo e le mie responsabilità

La mia professione di docente si basa su un’etica professionale chiara, che sottolinea il rispetto, la giustizia, la responsabilità e la verità. Come insegnante ho il dovere di sostenere la crescita cognitiva degli studenti, proteggerli da eventuali abusi e trattarli con rispetto. Allo stesso tempo, ho anche la responsabilità di stimolare il pensiero critico e formare cittadini responsabili.

Oltre al compito didattico, sono responsabile anche del mantenimento dell’ordine e della tranquillità in aula. L’Agenzia nazionale svedese per l’istruzione (Skolverket) sottolinea che tutti gli studenti hanno diritto a un ambiente scolastico caratterizzato da sicurezza e serenità, il che richiede un lavoro attivo da parte dell’insegnante per creare buone condizioni per la concentrazione e l’apprendimento.

Le mie sfide giornaliere in aula

Oggi mi trovo ad affrontare grandi sfide nel mio lavoro di insegnante al liceo. Una delle più evidenti è la mancanza di rispetto da parte degli studenti, che mettono in discussione la mia autorità e ne testano i limiti. Questo può manifestarsi con comportamenti disturbanti, offese verbali o addirittura minacce e violenza (quest’ultima per fortuna non mi è ancora successa). 

Negli ultimi dieci anni nel mondo della scuola svedese ho assistito a un cambiamento radicale nel ruolo dell’insegnante e nel comportamento degli studenti. È difficile spiegare esattamente da cosa dipenda, ma posso notare come le porte sbattano più spesso, come gli studenti infrangano intenzionalmente le regole con maggiore frequenza e in vari modi esercitino potere sugli adulti e sui compagni di classe. 

Oggi noi insegnanti non otteniamo automaticamente il rispetto degli studenti: dobbiamo guadagnarcelo. Indipendentemente da ciò che pensiamo di questa situazione, è un dato di fatto. E questo crea problemi. Significa che noi insegnanti dobbiamo conoscere bene i nostri studenti e i gruppi che si creano in classe, il che richiede tempo, un tempo che semplicemente non esiste. Io mi aspetto che gli studenti mi rispettino fin dall’inizio, così come io faccio con loro, ma nella pratica non funziona sempre così, e gli studenti lo percepiscono. Questo li porta a mettere in discussione questa premessa per capire quali siano effettivamente i limiti, causando problemi in vari modi. A volte rimprovero uno studente per un comportamento apertamente irrispettoso, altre volte per un comportamento meno evidente, e in alcuni casi lascio passare. Così, all’improvviso, lo studente si sente autorizzato a comportarsi in modo scorretto e direttamente irrispettoso nei miei confronti.

Questo porta al rischio che i gruppi di studenti prendano il controllo delle dinamiche sociali della scuola, poiché noi insegnanti non sempre abbiamo il tempo (o forse l’energia?) di far rispettare le regole. Inoltre, gli insegnanti spesso evitano di intervenire proprio per evitare conflitti con studenti o addirittura genitori che criticano ogni nostro comportamento e decisione. Non potete neanche immaginare quanti genitori giustificano il comportamento del proprio figlio! Ognuno ha la propria opinione su cosa l’insegnante debba fare o non fare. Questa situazione si genera perché esistono molte visioni diverse su cosa dovrebbe essere una scuola e quale sia il ruolo dell’insegnante.

Ho la sensazione che siamo arrivati ad un punto dove esista una vera e propria difficoltà cronica nel fissare limiti. Questo è un argomento difficile da affrontare. È facile finire in una discussione polarizzata: da una parte viene vista come un gruppo di conservatori che vogliono limitare la libertà degli studenti, ignorando le diagnosi neuropsichiatriche, mentre dall’altra parte viene accusata di essere troppo permissiva, trascurando gli studenti rispettosi e permettendo violenza e abusi nelle scuole.

La realtà è molto più complessa di così. Ed è per questo che oggi abbiamo una difficoltà cronica nel fissare limiti e mantenere un ambiente di studio sereno nelle scuole. Esiste un grande dilemma nel cercare di bilanciare i diritti e i doveri degli studenti con le condizioni di lavoro di noi insegnanti. È una questione così ampia e complicata che ogni volta che cerco di discuterne con i colleghi, i punti di vista si mescolano, rendendo quasi impossibile stabilire regole chiare.

Aspettative e realtà

Purtroppo ultimamente ho notato un divario sempre più grande tra le aspettative poste sugli insegnanti e le risorse e competenze a nostra disposizione. Ci troviamo spesso a dover gestire situazioni sociali e psicologiche complesse in aula, spesso senza la formazione o il sostegno adeguato. Secondo una mozione del Parlamento svedese, molti insegnanti ritengono di non avere le competenze per affrontare problemi come il bullismo, il disordine in aula e la violenza, il che può ostacolare o addirittura impedire l’insegnamento.

Ho come la sensazione che la mia professione di insegnante in Svezia ha subito un processo di deprofessionalizzazione, in cui la mia competenza viene talvolta ignorata. Le opinioni degli studenti e dei genitori vogliono farsi prevalere sulla mia valutazione professionale, minando la mia autorità e ruolo professionale. Ma da quando uno studente o un genitore può permettersi di dirmi “mi meritavo un voto più alto, non hai fatto una valutazione corretta”?

L’aspetto positivo della scuola svedese di oggi è che si rispetta maggiormente gli alunni che necessitano di supporto. Offriamo adattamenti individuali, sostegno speciale e, soprattutto, ascoltiamo le loro preoccupazioni. Li rispettiamo come individui. La scuola di un tempo era molto più semplice ma si selezionavano anche gli studenti in modo completamente diverso, e gli alunni “non desiderati” potevano semplicemente essere rimossi dalla scuola o isolati in un’attività separata ed escludente. Fortunatamente questa visione è stata completamente abbandonata e credo che pochi desidererebbero tornare a una scuola in cui punizioni e atteggiamenti svalutanti segnano il percorso scolastico di alcuni alunni. Tuttavia, questo cambiamento comporta anche altre conseguenze.

Trovo comunque curioso e interessante che oggi la scuola sia migliorata per molti studenti, ma allo stesso tempo sia diventata significativamente peggiore per tutti. 

Perché agli studenti è permesso comportarsi in modo irrispettoso verso gli insegnanti? In una società in cui la libertà è così enfatizzata da farci disprezzare qualsiasi forma di autorità, forse non è poi così sorprendente che siamo arrivati a questo punto.

In conclusione, la mia vita come insegnante in Svezia è gratificante ma allo stesso tempo impegnativa. Io svolgo un ruolo centrale nello sviluppo degli studenti e nel futuro della società. Ma per svolgere appieno questo compito, avrei bisogno del sostegno, delle risorse e del rispetto che questa professione si merita. 

Wanda, Svezia

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