vacanze italia expat
29 Giugno 2015

Io, expat, e le vacanze in Italia

Amiche di fuso • 7 commenti

Quest’anno passeremo le vacanze in Italia e, fortunatamente, ci staremo un bel po’ di tempo. Come ogni anno, da brava expat o emigrata che sono, mi sale velocemente l’ansia: chissà dove avremmo cacciato tutte le cose per il vero caldo che a Parigi non c’è (quasi) mai, chissà se i bimbi hanno tutto quello che serve, chissà che macchina ci darà infine l’autonoleggio. Si fanno macumbe non per quella più comoda ma per quella con cm3 di bagagliaio in più (che voi magari non lo sapete, ma il mio Furio si’, che dentro alla stessa categoria di auto ci sono veicoli dal bagagliaio assai differente).

E, ogni anno, con immutata sorpresa, mi trovo a riflettere su come fare le vacanze in Italia sia sempre meno tornare a casa e, sempre più, visitare un Paese che, probabilmente, si ama ancora, ma di cui non si è più intimi.
Tra le cose che amo e che bramo ci sono il calore dei parenti, gli yogurt coi frutti di bosco dei rifugi, le montagne e il cielo limpido, il mare con la sabbia vera, il baretto sulla spiaggia, il giornale di carta da sfogliare ogni mattina con quegli articoli così inutili e estivi da leggere sulla sdraio. E la canzone tormentone, per favore ditemi che ancora si capisce bene quale sia la canzone tormentone dell’estate. Io sono più o meno restata alla lambada, Anno Domini 1989.

Tra le cose che temo, pensandoci bene, più o meno tutto il resto. In primis, il non riuscire subito a trovare un parrucchiere per le bimbe, che i bimbi italiani sono i più pettinati e stilosi worldwide. Secondo il guardaroba per me, che ignoro totalmente cosa sia in o no dall’altra parte delle Alpi. ‘Cerchiamo di non passare per i soliti barboni’ è più o meno il nostro mantra estivo, prontamente disatteso visto che non veniamo mai presi per italiani. Poi temo la lingua, e scommetto sui secondi entro i quali mi toccherà confessare che viviamo all’estero, pur non volendolo fare. Al farmacista, che mi considererà madre degenere perché non conosco nemmeno uno dei medicinali italiani per bimbi. A qualche negoziante che – già successo – ci ha fatto ripetere più volte la stessa frase perché probabilmente non era la costruzione più consona. A qualche mamma che rimane scioccata dalla errrrrre di mia figlia e dalle sue creative coniugazioni dei verbi italiani. Al vicino di bancone del bar perché, caro signore, so a malapena che c’è Renzi al governo, abbia pietà di me, leggo solo la Repubblica online e Spinoza, lo so, anche mio padre mi dà dell’incivile. Al tizio del primo supermercato che mi sgamerà non avere il riflesso di cercare il guanto di plastica per prendere la frutta (qui non esiste, abbiate pietà!!!). Insomma avete capito, più passano gli anni e più mi trasformo nell’emigrante di Bianco Rosso Verdone, e conto gli anni prima di arrivare mai agli interni di peluche.

In compenso io sarò quella che starà lì a guardare l’orizzonte chiedendosi come ogni anno chi siamo, cosa facciamo, dove andiamo e come ogni anno, ma perché non ci trasferiamo qua a vita e facciamo crescere le bimbe nella natura invece che di fronte alla Senna? E come ogni anno studierò i bimbi autoctoni, valutandone pro e contro e ripartendo sempre con il dubbio di…

Cara futura vicina di ombrellone, questo post è per te, per dirti che, insomma, mi spiace che hai beccato me quest’anno. So che starò forse troppo in silenzio chiusa nei miei pensieri, a chiedermi dove quando e come e perché e se ma invece… So che poi improvvisamente dirò cose indecenti e irripetibili, perché non sono più abituata a essere in un posto dove la gente mi può capire. E so che ti ascolterò di soppiatto per riappropriarmi di modi di dire che mi hanno lasciato e per scoprire il congiuntivo passato di esigere. So che se invece finiremo per chiaccherare sarò insolente e pedante su tutte le differenza tra le scuole italiane e francesi e invece assolutamente inutile sui tips per turisti a Parigi.

Abbi pietà di me, non lo faccio per cattiveria. Non lo faccio per tirarmela. E’ che, pur se sono la mia lingua e il mio paese, ne sono ormai un po’ fuori.  Sono solo una tizia che non parla più tanto bene l’italiano e non riesce nemmeno tanto a farsi capire bene quando vuole. E che sotto sotto vorrebbe proprio sentirsi a casa, ma che sente che non è più così.

Anna, Francia

Ha collaborato con Amiche di Fuso da giugno 2014 ad agosto 2016

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7 commenti

  • Lisa Trolli

    Quando ero expat tornavo in Italia solo per visitare la famiglia, direi che era l’unico motivo valido…

  • emanuela piccolo

    un po’ in ritardo scusa…ma che meraviglia leggerti!non riesco a smettere di ridere!per fortuna la mia vicina di ombrellone e’ stata molto paziente quest’anno!

  • ciao Anna,
    amica storica di Valentina, milanese, scopro ora i tuoi post in cui mi ritrovo al 100%, ridendo per le errrrre dei bambini, per la lettura di repubblica online, per i pic-nic a parc de Sceaux, la mancanza delle montagne a un’ora di treno, la diffcolta’ a sentire miei questi luoghi, quando invece a NY mi sentivo a casa…
    All’estero dal 1999 (non mi piace proprio la parola expat) viviamo a Parigi da 10 anni (be’ quasi, Antony), con prole x 3 tipicamente francese.

  • Bello e simpatico il tuo post. Mi ritrovo nelle tue ansie ogni volta che mi sto preparando per tornare in Italia. E poi ogni estate mi chiedo: meglio tornare a casa in Italia o visitare posti che qui non ho ancora visto tipo la Scozia e l’Irlanda? Immancabilmente opto per l’Italia. Sara’ un po’ di nostalgia o il fatto che gia’ piove tanto in Galles che non ho voglia di andare in paesi piovosi anche d’estate? 😉

  • Ohh Anna come ti capisco…ecco risolvo scegliendo di non fare le vacanze in Italia 🙂

  • Amo rientrare in Italia e purtroppo non riesco a farlo tanto spesso come vorrei… Ma ogni volta che sono lì mi sembra di non fare altro che giustificarmi, sempre e comunque, con tutti!

    • Anna Francia

      ciao bella! Giustificarti mi pare già bene, io passo direttamente allo stadio di essere compatita 🙂 🙂

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