6 Marzo 2017

Tutto diventa familiare

Mimma Dubai • 10 commenti

Lo strombazzare di un clacson mi distoglie dai miei pensieri.

E’ il solito taxi che mi chiede se ho bisogno di un passaggio.
Alzo la mano in segno di diniego e lui, a quel punto, accelera di nuovo.
Sono giorni che cammino tanto a piedi.
Mesi anzi.
A Kuwait esiste un inverno. Corto, ma esiste.
Anzi in certi giorni fa davvero freddissimo. Ma per la maggior parte del tempo abbiamo cielo blu, sole e aria fresca.
E io cammino. Io che ancora non ho preso la patente un po’ a causa delle lungaggini burocratiche un po’ a causa della mia paura a guidare. Consapevole che la mia mente spesso vola. E qui, la mia distrazione mi costerebbe cara.
Allora cammino.

Vivo a Salmiya. Il mio feudo, lo chiamano le mie amiche.
Sorrido a ripensare a quanto mi prendeva in giro Elisa.  Quando organizzavamo eventi, sapeva che finivo per prediligere i posti in questo quartiere.
Un quartiere in cui ci sono sicuramente bei grattacieli, palazzi nuovi. Ma in cui, svoltato l’angolo, è possibile trovare case vecchie o  il Souk di Salmiya.
Delimitato fra due enormi marciapiedi. E addirittura chiuso al traffico.
Una rarità.
Mi fermo e guardo un gruppetto di ragazzini intenti a giocare a calcio.

tutto diventa familiare
A fare da porta è la serranda chiusa di un negozio.
Indossano vestiti normali. Nessuna dishdasha. Ma non sono nemmeno in tenuta sportiva.
Un po’ come vedevo fare al mio paese tanto tempo fa.
Tirano calci a un pallone. Sono felici.
Sulla sinistra vedo un negozio di abbigliamento maschile “Italian Vision” .
Mi ruba un altro sorriso. Che passione che hanno per noi.
Soprattutto per il fashion. Anche in un quartiere come questo.

Mi guardo intorno e sono l’unica donna. Oltre ai bambini e a me, ci sono solo negozianti e uomini in dishdasha. Grigia, il colore  invernale.
Forse dovrei avere paura.
Ma non ce l’ho. Non sento nemmeno l’impulso di stringere forte la borsa come quando sono altrove.
Né mi sento un pesce fuor d’acqua. Nemmeno i miei capelli biondi stonano.
Ora tutto mi è familiare. Noto.
Ed è così strano sentirsi così a casa.
Non l’avrei detto.

Non sono una di quelle persone che dicono che qui si annoiano.
Che gli manca l’aria. Che sentono che è arrivato il momento di andare.
Ho talmente tanto da fare e, ogni volta, mi trovo coinvolta in qualcosa di nuovo.
Confesso che ad andare via non ci penso.
Sebbene siamo invece proprio nella fase in cui dobbiamo pensarci.
Ma io faccio davvero fatica a rispondere “dove vorresti andare ?“.
Ogni volta penso “Perché? Io qui sto bene”.

Forse l’animo umano si abituata a tutto, anche a quello che all’inizio non gli piaceva.
Anche a qualcosa che non si era minimamente immaginato e che poco c’entrava con lui.
O, forse, io sono una persona che sta bene con poco, che a chiamarlo poco mi sembra pure ingiusto.
Ma io sto bene nella mia vita. E faccio sempre un po’ fatica a desiderarne altre.

Come quando incontrai mio marito e la prima domanda che mi fece fu “Qual è il tuo sogno?”.
Io rimasi senza parole.
Pensai “Forse non so rispondergli perché io non so sognare. Ho smesso”.
In realtà l’ho capito dopo che io non avevo sogni perché ciò che volevo lo stavo già vivendo.
La verità è che io mi vivo sempre il momento.
Ora. Qui.

Non mi piace guardare troppo avanti. Per esempio, odio programmare le vacanze.
Non nel senso di fissare date, ma di stare a studiare ogni minimo dettaglio.
Mi dà l’idea che mi perdo la parte più bella: la scoperta. Che poi sicuro sarò delusa.

Passo davanti alla lavanderia da cui ogni tanto vado.
La commessa mi saluta.
Qui sembrano tutti dotati di una memoria di ferro. Lei spesso non mi chiede nemmeno le ricevute dei vestiti. E prende direttamente quello che è mio senza commettere errori.

Kuwait è piccola. Kuwait è facile.
Kuwait è casa. Tutto è familiare.
Sorrido pensando a quanta paura ho avuto all’inizio.
A quel misto di adrenalina, accompagnata da paura.
Frustrazione quando non capivo. Quando non mi capivano.
Quando pensavo che come persona sarei un po’ scomparsa.
E invece, quante cose ho imparato qui. Quante cose in più so fare ora.
Guardo l’orologio.
Tra poco arriverà Giada a casa con la sua amichetta, anzi due.
Per uno sleepover di gruppo.
Anche questo è normale.
Ma ho ancora tempo per camminare.
Godermi il tepore di questo sole.
Sporcarmi i piedi di sabbia.
Pensare che tutto questo un giorno mi mancherà.

Farò tesoro di quello che ho imparato.
Dopo la paura, viene sempre la sensazione che tutto è familiare.
Tutto diventa casa.
Anche in posti che appena ci hai messo piede pensi che sei  finita sulla luna.
Tutto sta a non farsi scoraggiare da quel bicchiere vuoto da riempire.

Imparare a guardarlo con gli occhi del posto.
Non posso guardare Kuwait con gli occhi di New York, ma nemmeno con quelli di Milano.

Devo guardare Kuwait con gli occhi di Kuwait.
Non sono certa che in tutti i posti si possa stare bene.
Ma sono certa che in Kuwait io ci sto bene.
Vorrei fare tante cose ancora.

Di nuovo il clacson di un taxi mi distrae.
Devo attraversare una strada enorme.
Ma anche questo è familiare

Mimma, Kuwait

 

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10 commenti

  • Francesco Spisani

    !نحب السوق التقليدي
    Ci piace il mercato tradizionale!
    🙂

  • Bellissimo post. Mi ritrovo nelle tue parole, anche io ho tanto viaggiato. Ritrovo nelle tue parole la me stessa spaurita degli inizia e la me stessa più sicura dei periodi seguenti. Tanta verità nelle tue parole, con l’eleganza di una scrittrice da romanzo di ottima qualità’. Grazie per avermi emozionata per il tempo di questa lettura veloce.

  • Mimma quanta serenità in questo post: bella e sincera, con il bicchiere mezzo pieno in mano come sempre! Un abbraccione

    • E l’ho scritto in una giornata in cui non avevo nemmeno il tempo di respirare….però l’ho scritto con il cuore.
      un bacione a te splendida….

  • Come ti leggo volentieri, Mimma… ci sono sempre nuove scoperte con te, sembra di camminarti accanto-

  • Alessandra, Paesi Bassi

    Con tutta la mia sincerita’…penso che leggervi sia meraviglioso! Siete delle scrittrici…e scrivete
    dei racconti, dei momenti di vita favolosi, e non solo per noi expat. Un’unica parola…GRAZIE!!!!

  • Sono contenta per te! Forse è frutto del tuo evidente spirito di adattamento, forse di una raggiunta serenità interiore, in ogni caso, è davvero positivo.

    • Grazie carissima Giulia,
      noi ormai ci conosciamo. E hai seguito tutte le mie evoluzioni. Si credo di essere in una fase di grande serenità. Speriamo duri.
      Un abbraccio

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