4 Febbraio 2020

Questa è la mia casa?

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“There’s no place like home” si diceva nel Mago di Oz.

Sentirsi a casa, tornare a casa, essere a casa.

La casa rappresenta il “luogo sicuro” per eccellenza, più o meno dall’età della pietra.

Un luogo di appartenenza e identità, una vera e propria finestra del nostro mondo interno su quello esterno.
L’arredamento, la scelta di colori e suppellettili, la distribuzione degli spazi: tutto ci rappresenta e parla di noi a chi è nostro ospite.

A volte, però, capita che questa sensazione di armonia tra noi e il nostro ambiente si perda.

Quel “sentirsi a casa” che fino al giorno prima ci dava sicurezza, improvvisamente svanisce e non si sa bene perché. Tutto inizia ad essere stretto e insoddisfacente: la casa in cui si vive, le relazioni, il lavoro.

Molte delle storie di italiani espatriati che ho ascoltato negli anni nascono da questo senso indefinito di insoddisfazione, cambiamento, desiderio di trovare il proprio posto nel mondo, non solo un luogo dove vivere, ma uno dove “essere” e “stare”.

C’è chi lo ha trovato, magari dall’altra parte del mondo, ed è riuscito a creare  nuove radici, nuove relazioni, nuovi progetti e speranze…lontani, a volte lontanissimi, dall’Italia.

I miei #expat mi raccontano di quanta nostalgia provino per la famiglia, per il cibo e i luoghi che fino a qualche anno fa facevano da cornice alla loro vita; ma anche di come, una volta tornati in Italia, fosse chiaro e limpido il motivo per cui se ne erano andati.

“Non tornerò mai a vivere in Italia perchè non intendo abituarmi di nuovo a ciò che mi ha fatto andare via”.

…e quando tornano in Italia, che sia per vacanza, per piacere o per necessità eccolo lì, sornione, lo “shock da rientro”, una vera e propria forma di shock culturale inverso (che prevede le stesse fasi dello shock culturale classico: crisi, recupero e adattamento) per cui tutti i difetti del Paese Natale e delle persone che lo abitano diventano causa di irritabilità, ansia e in alcuni casi di veri e propri stati depressivi.

Esistono poi altre persone che credevano di averlo trovato, il loro posto, ma dopo qualche tempo anche quel luogo, che sembrava poter regalare solo armonia, diventa stretto, strettissimo.

Londra diventa un quartiere, Vancouver un posto che non ha spazio per me, per il mio bagaglio, per i miei sogni.

E capita allora di sentirsi un alieno, senza un posto nel mondo.

L’incertezza e l’insoddisfazione di non avere un luogo in cui “essere” e “stare” possono generare un grande stress e una profonda frustrazione. Non sentirsi più a casa all’estero e non sentirsi più a casa neanche in Italia: “Ma allora dov’è casa mia?”.

Non c’è che dire, un conflitto grande…come una casa!

Una sensazione simile a quella che sperimenta Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo nel film “Tre uomini e una gamba” che, bloccato a metà di una scogliera, urla: “non posso nè scendere e nè salire! Nè scendere e nè salire”.

Ed ecco che si sta in stallo finché non si trova una sporgenza a forma di zoccolo di gnu o una rientranza a forma di vertebra di moffetta a cui appoggiarsi.

Salvo scoprire, dopo, che c’era un sentiero.

E tu? Hai trovato il tuo posto nel mondo dove poter “essere” e “stare”? Hai trovato la tua casa?

Cristina Politano

Psicologa online

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1 commento

  • Io sono di quelli che non si sente piu’ a casa a “casa”, ma non e’ casa nemmeno dove vivo ora, e chi lo sa se mai trovero’ quel paese, citta’, stato in cui mi sentiro’ al mio posto

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