Eccoci di nuovo in Italia al pranzo di Natale con amici. Il primo della lunga lista di incontri
calendarizzati delle feste dove ti troverai spesso a ripetere che si, ti trovi bene dove stai e che no,
adesso in Italia no, non ci rientreresti. La reazione sul volto delle persone è molteplice. Se avessi a
disposizione un’intera palette di colori si registrerebbero le sfumature più diverse: l’invidioso,
l’allineato, il contrario, quello che no, non lo farebbe mai almeno non con dei figli, e quello che
“beati voi”.
Un paese percepito per certi aspetti distante culturalmente dal nostro, diverso nelle tradizioni, nel
modo di vivere, lontano nella struttura politica a ciò a cui siamo abituati, pare assurdo possa
essere un buon posto per vivere e crescere un figlio.
Mi è sembrata inverosimile e immotivata la rabbia feroce di alcune persone nel difendere la
“bontà” del nostro sistema civile e l’assolutezza delle nostre scale di valori a suon di “non dirmi
che la donna è più libera ed emancipata dove abiti adesso”.
Il pensiero primo che mi ha travolto mentre il mio interlocutore continuava a rovesciare rabbia e
luoghi comuni nel piatto di tortellini, è stato quanto il diverso faccia paura; quanto questo,
essendo diverso da noi possa non essere in alcun modo valido e quanto non sappiamo nulla del
resto del mondo fuori dalle “Colonne d’Ercole” della nostra visione e non ci interessi nemmeno
approfondire. Di questo mondo al di là del Mediterraneo che si espande fino al medio oriente,
facciamo spesso, erroneamente, di tutta un’erba un fascio.
Non è valso a nulla ricordare, al mio interlocutore, che nel nostro paese le donne costituiscono
una percentuale più elevata di disoccupazione rispetto agli uomini e che questa situazione di
disparità equivale ad aumentare il divario e la povertà di genere.
Spesso ci si ferma al velo, l’Hijab. Quello è causa di tutti i problemi delle donne che
automaticamente vengono viste come sottomesse e mutilate nella propria libertà di espressione
del Sè.
Perché a noi quello che frega è sempre cosa una donna indossa. Ci sono differenze e sfumature
più o meno evidenti a seconda dei paesi e dei periodi storici. Il velo qui è spesso una scelta delle
donne che svela la loro interpretazione delle antiche Scritture. In altri paesi più radicali questo
viene imposto dal governo e le leggi sono molto più severe in merito all’esibizione del corpo
femminile in pubblico.
In effetti anche nel nostro paese, in chiesa le donne entravano o entrano ancora a capo coperto.
Vi ricordate le nostre nonne?
Nel paese in cui vivo ora, le donne lavorano, sono orgogliose, si innamorano, sognano, scrivono,
creano meraviglie incredibili, tanto quanto gli uomini e spesso vivono sole e sono orgogliose di
esserlo, autonome e indipendenti con o senza velo. Volevo scrivere che loro sono “di più” degli
uomini, ma poi ho cambiato idea. Siamo sempre pronti a categorizzare, a creare classifiche ma
questa volta no. Non c’è gara nell’ essere “essere umani”.
Qui ci sono donne influenti, imprenditrici, donne a sportelli pubblici lavorare senza sosta, accanto
agli uomini un pò meno precisi di loro. Donne che mantengono i mariti che loro stesse definiscono
con un sorriso beffardo “pigri”. Donne che puliscono le strade con costanza e con lo sguardo che
rivela un misto di fierezza e stanchezza e donne attiviste coraggiose. Quello che non sento mai è
un lamento, ma tutte affrontano la vita con energia e fierezza contando sull’ aiuto di un Dio che se
lo vuole, veglierà su di loro e sul loro destino.
R mantiene 4 figli e pulisce le case. Un matrimonio combinato dalla sua famiglia quando era
giovane. Un matrimonio senza amore, ma caratterizzato da grande rispetto reciproco.
Rimasta vedova si prende cura dei suoi figli e li ha mandati tutti a studiare all’università.
C’è A che dopo un master prestigioso a Milano e anni di lavoro in Italia e’ ritornata qui per
lavorare nell’ecologia. Parla perfettamente italiano, arabo, inglese e spagnolo.
C’è S madre italiana che si è trasferita anni fa dall’ Italia in questo paese e si è innamorata. Ha poi
divorziato e ora cresce una figlia da sola e mi dice che non potrebbe farlo in Italia per i costi e per
la logistica complessa della quotidianità.
Ci sono P e L che coprono ruoli di amministrativi e di direzione, vivono sole e non tornerebbero
mai in Italia.
C’e’ la giovane F di modesta famiglia egiziana e che ha studiato in una scuola locale e ora
insegna inglese a bimbi arabi in una prestigiosa istituzione inglese. Lei, mussulmana, mi dice che
in nessuna Sura del Corano si trova scritto che la donna è obbligata a mettersi il velo e che
rimane una libera scelta della persona.
Ne conosco tante e ne conservo nel cuore un elenco infinito. Le ammiro e le stimo per la forza il
coraggio, l’amore tenace per loro stesse e per i loro piccoli grandi obiettivi, i loro sogni,
nonostante le difficili prove della vita.
R. mi guarda e mi chiede come sto. Io le rispondo bene ma sono un po’ stanca con lo sguardo
che lascia trapelare segni di cedimento emotivo e lamento. Lei mi risponde: Respira e ricordati
che tu sei forte.
Forse tutto quello di cui abbiamo paura è di affrontare il cambiamento. Dirigerlo, esserne a capo e
concedersi di perdere la direzione. Forse non tolleriamo l’altro e ci fa arrabbiare perché ci ricorda i
nostri punti deboli e quindi lo respingiamo ci abbarbichiamo sulle alte torri delle nostre
convinzioni. Quindi ho provato a spiegarmi e a dipingere brevemente un rapido schizzo abbozzato
della mia vita e del paese che ci ospita. Il mio intento non era emettere giudizi su dove sia meglio
o peggio vivere. Quello che serve è serenità e consapevolezza per vivere le proprie scelte
liberamente senza paure o pregiudizi.
Per rispondere alla domanda no, non mi fa nessuna paura essere in un paese così diverso dal mio
e con una storia così complessa. Sento di provenire dal mondo e le mie radici sono molteplici
perché mi legano a più persone in paesi diversissimi.
Ho radici profonde in Italia, ma anche in Finlandia dove vive una mia seconda famiglia acquisita,
altre In Sudafrica e queste affondano profonde nella terra rossa e si dirigono al mio ventre,
altre in America Latina e ora i primi germogli in Egitto e non so proprio dove vorrei vivere e se
vorrei vivere qui e per quanto tempo. Quello che so è che ho lunghe radici che mi connettono al
mondo e alla sua varietà. Come un fiore di Loto galleggio sull’ acqua e cerco la bellezza della vita
in tutte le sue prismatiche rivelazioni, “inshallah”.
Alice