Facciamo un esercizio: pensiamo alla Francia. La tour Eiffel, la baguette sotto il braccio, il basco, Dior, Chanel, Cannes, Yves Saint Laurent e giù di lì. Ricercatezza, stile, lusso, cucina e dolci troppo burrosi, un po’ di puzza sotto il naso, donne magrissime nonostante le tonnellate di formaggio.

E se invece vi dico che uno dei reality più seguiti dai francesi è un’agenzia matrimoniale per allevatori di mucche? ‘Farmer wants a wife‘ [Il fattore cerca moglie] è stato un flop in Inghilterra e Stati Uniti, ha sopravvissuto un po’ in Australia, e ha sbancato – pensate un po’ – in Francia, dove oramai è alla nona stagione, sta da sempre in prima serata, e per 3 o 4 mesi di fila fa ascolti come il festival di Sanremo quando è un filo triste (ma pur sempre come il festival di Sanremo!)
I protagonisti di questo reality sono una decina di agricoltori e allevatori, uomini e donne, sparsi un po’ dovunque nelle remote regioni francesi (guardiamo il mappamondo: la Francia ha la stessa popolazione dell’Italia ma due volte la superficie) che, per una ragione o per l’altra non sono riusciti ad accasarsi e passano la giornata a mungere vacche e pascolare capre, con poche chance di interazione sociale. A volte sono casi umani, altre una roba tipo il giardiniere di Lady Chatterley, che potevano anche farcelo scovare prima.
Questi agricoltori/ici e allevatrici/ori si presentano al gran pubblico nella prima puntata e aspettano pretendenti da tutta la Francia. Tra le decine di lettere ricevute, scelgono ciascuno un paio di pretendenti che dovranno passare contemporaneamente un weekend alla fattoria, viverne i ritmi, cimentarsi nei lavori agricoli, flirtare con il loro oggetto del desiderio e surclassare la rivale, prima che il fattore scelga la sua principessa/principe e la storia continui altrove. Una volta definita la prescelta, i due vanno a fare un viaggio fuori: spesso è la prima volta che il fattore si prende delle vere ferie e non dovra’ svegliarsi alle 5 di mattina come solitamente fa 365 giorni l’anno, perché ‘le mucche non sanno che è domenica’. Come nel migliore cliché la cittadina media, che non ha mai nemmeno sentito la puzza di una mucca, inizia a fantasticare sulla sua nuova vita a soli comodi 30 km dal primo centro abitato e 50 dal parrucchiere più vicino. E a volte funziona: dalla trasmissione sono nati matrimoni, figli e persino tradimenti!
La prima volta che lo vidi pensai ad uno scherzo, ad un documentario sponsorizzato dalla Confagricultura. O a un pilot destinato all’oblio. E invece il francese medio pare andarci discretamente pazzo, perche’ il programma ricorda ai francesi le loro origini agricole e che la metà del loro territorio é dedito a agricultura e allevamento. Ora, quando ho ospiti sventurati che restano qualche giorno, ‘L’amour est dans le pré’ [L’amore è nell’aia] fa parte del programma sociologico obbligatorio, per comprendere come ‘sti cugini francesi siano in realtà abbastanza diversi. Voi ve lo immaginereste un programma simile in Italia? Che va avanti da 9 stagioni per 3 mesi in prima serata su Italia 1?
Forse servirebbe il geografo o storico di turno per addentrarsi meglio nelle sottili differenze storico/geografiche trans e cisalpine. Io mi fermo qua. Ma non ce la faccio a non dirvi che una delle espressioni, non eccessivamente eleganti ma usate tranquillamente tutti i giorni pure a Parigi, è vachement per dire vraiment o trop, cioè muccamente per dire veramente, o troppo.
Muccamente buffo, non trovate?
Anna, Francia
Ha collaborato con Amiche di Fuso da giugno 2014 ad agosto 2016
Credits photo: L’amour est dans le pré – M6
5 commenti
Lucia Francia
dai La Svezia, non lo sapevo!! in italia temo sarebbe tristissimo….. grazie del commento!
Nel sud del nord
Questo programma spopola anche in Svezia, “Bonde söker fru” (il contadino cerca moglie), contadini/e svedesi in cerca di mogli o mariti ed è seguitissimo!!! Ti dico che potrebbe funzionare anche i Italia 🙂
Lucia Francia
Grazie cara 🙂
riruinglasgow
Questo post mi ha fatto veramente ridere. Vaccamente ridere. 😀