7 Gennaio 2016

Dal Giappone: Veronica

Veronica Marocco • 3 commenti

Faccio parte di quella sparuta minoranza di donne Expat che a Natale non rientra a casa, con o senza pargoli.
Motivo? mio marito ha sempre lavorato nel settore dell’Hospitality (e fino ad un certo punto, anche io), e le feste di fine anno restano uno dei periodi in cui chiedere ferie non è assolutamente contemplato. Lasciarlo solo in quei giorni, neanche per idea. Ormai abbiamo il nostro rito consolidato, che prevede scambio di regali al suo ritorno (ben dopo la mezzanotte…) e un pranzo nel primo giorno di riposo utile.

Che fare dunque? non sono mai stata una nostalgica della casa, della famiglia, del mangiare a tutti i costi italiano… ma Natale è Natale, ne converrete. Anche per chi non attribuisce un significato religioso a questa festa, rimane comunque un momento unico e prezioso da condividere.

Se mentre vivevo a Hong Kong riuscivo comunque a ritagliarmi uno “spazio natalizio” (c’era sempre qualcuno che restava in città, con cui organizzare una cena o un pranzo, il giorno di Natale era comunque una Public Holiday, c’erano ovviamente le classiche decorazioni in tutta la città, i ristoranti erano pieni di proposte di menu e così via), in Giappone la questione si è fatta un pochino più complessa.

Sì, perché qui il Natale…non esiste. O meglio, esiste, ma alla giapponese!

Anzitutto, qui a Tokyo ho meno amici, e molti di loro partono già intorno al 20 Dicembre, per tornare ai primi di Gennaio. Dunque, eventuale Messa a parte (allegria!), la mia vita sociale si riduce di molto.
In secondo luogo qui, semplicemente, il 25 Dicembre non è vacanza. Si va scuola, a lavoro, tutto scorre come sempre.

Rimane comunque periodo di festa: il 23 Dicembre è il Tennō tanjōbi (il compleanno dell’Imperatore, Akihito), e il Capodanno è comunque una festa importantissima per i Giapponesi, dunque diciamo che la Vigilia e il giorno di Natale sono ‘inglobati’ in questa atmosfera generale.

Spesso la sera del 24 Dicembre sono le coppie ad uscire, scegliendo ristoranti francesi o comunque di stile ‘occidentale’: una sorta di San Valentino, insomma.

Ad oggi, Tokyo si è già riempita di decorazioni, alcune meravigliose, e nel nostro condominio hanno fatto persino l’albero e piazzato qualche Babbo Natale qui e là. Ovviamente tutto sarà rimosso il 26 Dicembre per fare spazio alla vera festa: lo Shōgatsu, il Capodanno.

Il 31 Dicembre è un giorno speciale: un giorno da dedicare alla famiglia, e alle buone intenzioni per l’anno nuovo. Ricorda molto la nostra concezione del Natale in fondo: si cena in famiglia, e già subito dopo la mezzanotte si comincia ad andare al tempio per la prima, bene augurante visita dell’anno. I templi rimangono aperti tutta la notte e gran parte del giorno del 1° Gennaio, così come i treni della metropolitana funzionano tutta la notte, per permettere a chiunque di spostarsi, soprattutto in una città come Tokyo, dove cui il conto del taxi può essere davvero salato.

Proprio per questo, a meno di andare in discoteca o alle feste per i Gaijin (gli stranieri, le celebrazioni di Capodanno restano comunque molto ‘composte’: una volta finiti i fuochi, tutti a casa (o al tempio).

Il 1° Gennaio è uno dei pochi giorni (insieme al 23 Dicembre, di cui sopra) in cui il Palazzo Imperiale è aperto ai visitatori senza bisogno di registrarsi e prenotare mesi prima. I Giapponesi, molti venuti anche da fuori Tokyo, fanno la coda dall’alba per poter assistere al discorso dell’Imperatore e ricevere gli auguri della famiglia imperiale, ma soprattutto vederli salutare il loro popolo, in un paese in cui il sovrano e i suoi cari vivono nella totale discrezione, lungi dall’essere paparazzi in spiaggia o sorpresi in bicicletta fuori dal palazzo.

Insomma, è tempo di prepararsi come sempre al nostro Natale alternativo, e usarlo come momento di riposo e raccoglimento.

E da voi, che si fa?

Veronica, Giappone.

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