Di come vivere in un Paese sicuro mi ha tolto un peso dalle spalle: quello di dovermi sempre preoccupare della mia sicurezza.
Mi ricordo bene la prima molestia sessuale a cui ho assistito: era la prima settimana di scuola media, e uno sconosciuto con il cappuccio calato in testa entrò nell’androne del palazzo dei miei nonni, dove abitava anche una mia nuova compagna di classe. Le toccò le parti intime e scappò via.
Da giovane donna che si affacciava alla vita indipendente, ho dovuto imparare a prendere molti accorgimenti: non lasciare i miei bicchieri incustoditi quando uscivo la sera. Non restare sola con ragazzi che avevano bevuto. Diffidare dei maschi adulti, anche molto più grandi di me, che vedevano in me del potenziale. Trovare qualcuno che mi riaccompagnasse la sera. Controllare, per messaggio, che tutte le mie amiche fossero rientrate prima di andare a letto.
Ogni trasferimento all’estero è stato la mappatura di una nuova città e di una nuova cultura.
A Mulhouse ho imparato in fretta a evitare di camminare verso il centro da sola la sera, perché mi metteva a disagio essere l’unica donna in mezzo a centinaia di uomini, e ricordo varie volte di essere stata l’unica femmina non velata sul tram. In Macedonia, la paura di scippi e infrazioni in casa era molto minore che in Italia, e il poter non chiudere le finestre quando andavo a fare la spesa si è rivelato un vero sollievo, rispetto alla vita tra le inferiate dei miei genitori.
Londra, invece, era un mix di contraddizioni. Una città in cui mi sentivo libera, ma in cui dovevo fare attenzione a tasche e borsa in metropolitana. Una città in cui, per la prima volta, ero una persona e non una donna, ma in cui ho avuto più di un conoscente drogato a sua insaputa durante serate in discoteca.
Quando mi sono trovata davanti al biglietto di sola andata per gli Emirati, con mia grande sorpresa, una domanda ricorrente degli italiani è stata: Ma ti senti sicura ad andare lì da sola? E per giunta incinta?
Avrei voluto chiedere loro se avessero mai visto anche solo un documentario di cinque minuti su YouTube sulla capitale emiratina.
Gli Emirati sono un Paese sicuro per le donne, che prendono mezzi pubblici, guidano e si muovono per il Paese senza temere per la loro incolumità.
Proprio grazie all’Islam, che vieta i contatti con donne che non sono parte della famiglia, non esistono catcalling, approcci indesiderati ai bar o nei ristoranti, rischio di essere derubate per strada. Certo, qualche caso isolato esiste, ma è più unico che raro.
E io questa differenza l’ho sentita, eccome.
Ho smesso di tenere mezzo occhio su chi cammina dietro di me. O sulla borsa quando prendo un caffè al bar. Lascio la macchina aperta e anche la porta di casa, le cui chiavi prendono polvere in un cassetto.
Lo faccio perché, per una volta, vivo in un Paese in cui non devo guardarmi le spalle in quanto donna. E nonostante questo abbia un prezzo sociale, da donna è stato un grande sollievo.
Non mi ero accorta di quanto le esperienze negative vissute da giovane avessero lasciato un’impronta nel mio subconscio. Un’impronta che si rifletteva in come mi muovevo, in come camminavo, e che significava avere sempre una parte del mio cervello dedicata a cosa poteva succedermi di male.
Non me ne ero accorta finché non sono atterrata in una società in cui non ne avevo più bisogno. E l’assenza di quel peso mi ha fatto rendere conto della fatica che ho fatto per portarlo tutti questi anni.
In Medio Oriente ho smesso di guardarmi le spalle e ho scoperto la serenità di vivere davvero il momento presente. Ma ho anche scoperto la tristezza per tutte quelle versioni di me che questa serenità non l’hanno vissuta. Ho dovuto trovare spazio per questa tristezza e lasciarla esprimersi: elaborare il lutto di quella ragazzina che ha scoperto, a spese di un’amica, che la sicurezza non è da dare per scontata.
E so che il Medio Oriente mi ha permesso di notare questo peso, guardarlo e lasciarlo andare. E se anche, quando viaggio verso altri Paesi, torno a guardarmi le spalle e il portafogli, oggi riesco a portarlo meglio e a non farmi più piccola per non farmi notare.
Oggi sono una donna che ha saputo guardarsi le spalle quando serviva, e che guarda le spalle sue e altrui per amore, non per paura.
Elisa, Abu Dhabi