Un racconto tutto d’un fiato di una giornata qualsiasi di Aurora a Dublino: continuate a seguirla sul suo blog Aurora Sogna il Verso e sulla sua pagina Facebook.
Quando penso a Dublino mi viene in mente la canzone degli U2 “It’s a beautiful day”, per qualcuno potrà sembrare una scelta scontata, un cliché, invece no. Se siete mai stati a Dublino – o meglio – avete vissuto a Dublino come me per parecchi anni, la canzone degli U2 vi ricorderà un po’ la vita in questa città. È un giorno bellissimo a Dublino, ti svegli con la pioggia fitta fitta, tagliente, trasversale e cattiva, sono le 7.45 a.m. e ti prepari per andare a lavorare per uno dei tanti customer service delle multinazionali che come smarties sono disseminate in tutta la città, contea compresa. Sono le 9 di mattina, arrivi in ufficio fradicia ma contenta perché hai un lavoro a tempo indeterminato dove andare, ti appresti a fare il clock in per il turno, al tuo arrivo trovi già pronte per lavorare persone e personaggi provenienti dal tutto il mondo che a vent’anni hanno già viaggiato per tutti i continenti (tu invece no). I tuoi sono dello stesso paesino e vivono lì da una vita, il tuo collega danese e vicino di scrivania invece ha il padre indiano e la mamma è svedese, parla quattro lingue e ti accoglie a lavoro con una bella doughnut glassata senza che tu gli abbia mai offerto nulla. Sono le 10 a.m. e “the sky is blue” che sembra quasi estate e ti fa rabbia un po’ perché vorresti essere a Stephen’s Green a dar da mangiare ai piccioni mentre al sole cuociono altri ragazzini spagnoli – venuti con la EF – che i piccioni li stanno prendendo a scarpate. È arrivata l’ora di pranzo (rigorosamente 30 minuti non pagati dalla grande compagnia per cui lavori) e decidi di prendere un sandwich e un caffè al primo Deli che capita, la frutta e la verdura non li puoi toccare perché se li vuoi di qualità hanno prezzi proibitivi. Ma è un bellissimo giorno a Dublino e tu dalle 7.30 a.m. alle 1 p.m. del 25 luglio sei già passata dal giubbotto alla maglietta a maniche corte, ora sei fuori dall’ufficio a mangiarti il tuo sandwich a Grafton Street guardando i turisti che passano e giochi a riconoscere quelli italiani dal look… ma da un momento all’altro inizia a piovere! L’ombrello non ti servirà a niente, il kway nemmeno, ormai ti ci sei fidanzata con la pioggia. Sono le 5 p.m. e il tuo turno è finito, lo stipendio che prendi ( lauto per gli standard italiani ) ti basta per la tua double room in condivisione perché ormai “non c’è più un posto da affittare in questa città”, ma è lo stesso un giorno bellissimo perché, anche se i tuoi sono lontani migliaia di chilometri e li senti a malapena su WhatsApp, al pub dopo il lavoro ti aspetta la tua famiglia adottiva, “pensi di aver trovato qui i tuoi amici” così giovani, cordiali e cosmopoliti, qualcuno a cui puoi dare una mano e che ti ritorna il favore senza farti problemi. Sono le 8 p.m. e la sera a Temple Bar si accende, la vita diventa frenetica, tu ti sbronzi e nella tua ebrezza ti chiedi che cosa ci stai facendo qui, dove sono finite le tue radici, ti senti “senza destinazione”. Però ami questa città, lei è parte di te come tu sei parte di lei, qui il tuo mondo è verde: i prati, le bandiere e gli occhi delle persone, le nuvole sono talmente basse nel cielo che ti sembra quasi di toccarle. È un bellissimo giorno a Dublino quando dopo un terribile acquazzone capita di vedere due o più arcobaleni che si intrecciano all’orizzonte. Alla fine di un arcobaleno non hai mai visto la famosa pentola d’oro, quella non c’è nemmeno qui ma non ti serve, ti basta il sorriso e la cortesia degli irlandesi, una “cuppa” quando torni a casa, dopo una “session” con amici e colleghi. Sono le 11.30 p.m. e tu sei cotta, pronta per il letto, un altro bellissimo giorno se n’è andato, fa tanto freddo e tira sempre vento ma il cielo ora è di un intenso blu cobalto, nitido e pulito, quasi a dispetto.
Immagine di Dublino presa dal sito Ireland.com
2 commenti
Elisa Inghilterra
Che bellissimo racconto Aurora, mi ricorda tanto le mie giornate a Londra. Meno le maniche corte, ovvio 🙂
Francesca
Cara. Bello questo articolo, semplice e veloce ma onesto e chi, come te, e come me, ci ha vissuto a Dublino , ci si riconosce e s’intenerisce ai ricordi. Grazie!