Dalla Cina alla Francia...ritorno al presente!
30 Settembre 2020

Dalla Cina alla Francia…ritorno al presente!

Veronica Marocco • 4 commenti

Ebbene sì: come avevo annunciato, siamo partiti da Shanghai per tornare in Europa, per tornare a quella che per noi era “la base”: il Sud della Francia.

Il Covid ha fatto cambiare i piani anche a noi, e nonostante alcune difficoltà, soprattutto relative all’inserimento della nostra piccola, siamo grati: abbiamo la nostra casa, abbiamo lavoro, abbiamo le nostre famiglie.

Quello che a molti potrebbe sembrare incredibile, ma che mi aspettavo, era che anche in questo caso lo shock culturale si sarebbe fatto sentire! Ricordo il mio primo espatrio asiatico ad Hong Kong, dieci anni fa: ebbene, tornare non è meno semplice, soprattutto dopo un’esperienza così intensa.

Dall’Asia all’Europa, dalla metropoli tentacolare al paesello in riva al mare, dal futuro al presente. Sì, la Cina era ed è il futuro, soprattutto sotto alcuni punti di vista. Tornando in Francia siamo tornati bruscamente al presente, al confronto con alcune situazioni un po’ paradossali, un po’ noiose… ma che prima di partire rappresentavano la norma per noi.

Ci tengo a specificare che il mio rimane un punto di vista privilegiato, sicuramente non vivevo in un villaggio di campagna, ma… credo che alcune di voi si potranno riconoscere!

  • La burocrazia: da quando siamo atterrati (e forse anche da prima) non faccio altro che riempire moduli, fare fotocopie, richiedere certificati. E ancora: ricevere lettere in cui si chiedono altri certificati che dimostrino la veridicità dei primi. Iscriviti a questo ufficio, contatta l’altro, prendi appuntamento per dichiarare quest’altro. Peccato che fossi ormai abituata a fare tutto con pochi clic...online.
  • La posta e i fax: sì che abbiamo le mail, ma sembra che tutto debba essere ancora fatto in cartaceo e spedito per via postale. Con un trattamento del dossier che solitamente va dalle quattro alle sei settimane…aiuto!
  • Il fax: vabbè dai, ma esistono ancora? Li vendono?
  • Gli assegni. Ok, sono stata viziata da un sistema dove bastava uscire muniti di smartphone per poter pagare anche il paninaro in mezzo alla strada o la vecchietta che vendeva i fiori, tutti muniti di QR code. Non pretendevo certo questo, ma… che ne dite di un Pos? No Madame: contanti o assegno unicamente. Sospiro.
  • Le consegne a casa. Addio alla spesa ricevuta in poche ore. Addio agli acquisti che arrivano al massimo il giorno dopo. Per quanto riguarda il supermercato devo ammettere di essere fortunata: consegna solitamente nei due giorni lavorativi successivi. Ma Amazon in una settimana (minimo)…
  • L’educazione. Anni passati fra inchini e timidi sguardi dall’altra parte dello sportello non hanno certo aiutato. È vero, spesso passavo tempo al telefono o agli sportelli cercando di farmi capire da qualcuno che difettava di pensiero laterale, finendo immancabilmente circondata da cinesi o giapponesi chiamati da ogni angolo dell’ufficio per risolvere il caso della straniera che come al solito chiedeva qualcosa di diverso. Ma non è certo meglio essere accolti con un ringhio dall’impiegato di turno che, nella metà dei casi, No Madame, non è possibile. Non siamo noi che ce ne occupiamo. Deve mandarlo per posta (daje). Il tutto condito da sguardi obliqui di malcelato odio.

Insomma, non siamo mai contenti e sembra che non esista mai il giusto mezzo: la Cina è sicuramente problematica sotto tanti punti di vista, ma per lo meno vivevo in un mondo più semplice e veloce. Ma avremo tempo di parlare anche dei problemi del vivere all’ombra della Muraglia… ma credetemi: lo shock culturale inverso esiste eccome!

Veronica, Francia

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