cose che ho smesso di fare in australia
25 Marzo 2025

Cose che ho smesso di fare in Australia (e quelle che restano)

Manuela Sydney • 0 commenti

Quando si vive all’estero ci sono aspetti della vita quotidiana che si modificano senza nemmeno accorgersene, mentre altri restano immutati, anche quando tutto intorno cambia. Vivere all’estero è un costante esercizio di adattamento: non è solo questione di lingua, di lavoro o di distanza, ma di piccoli gesti quotidiani che si trasformano per necessità o per scelta.

Dopo sei anni in Australia, alcune abitudini culturali italiane si sono attenuate, altre sono rimaste incrollabili. Non è stata una selezione consapevole: alcune cose le ho lasciate andare perché non hanno più senso, altre le difendo perché fanno parte di chi sono.

Le cose che ho smesso di fare in Australia

Aspettarmi che la conversazione segua certe regole

In Italia, le conversazioni sono un’arte. Si interrompe e ci si sovrappone senza che sia maleducazione, si fanno domande personali già dal primo incontro, si commentano le cose con un’intensità che a volte sfiora il dramma.

Qui no. Qui le conversazioni hanno un ritmo più ordinato, i turni di parola sono rispettati con precisione quasi scientifica, e domande che ho sempre rivolto agli altri con grande leggerezza (“Quanti anni hai? Hai fratelli? di dove sei? Dove vivi?) qui mi sembrano troppo invasive e le sento stonate.

Mi sono adattata. Ho imparato a calibrare le domande, a rispettare silenzi più lunghi, a non aspettarmi sempre un coinvolgimento emotivo nella risposta. Ma ammetto che, a volte, tutto questo autocontrollo mi pesa.

Contare sulla flessibilità

In Italia, l’arte di arrangiarsi è un talento nazionale. Siamo flessibili, usiamo molto il pensiero laterale, risolviamo urgenze velocemente anche basandoci sul contesto.

Qui no. Qui le regole sono regole, le procedure sono procedure e nessuno si sogna di modificarle. Se un ufficio chiude alle 16, chiude alle 16, anche se mancano due minuti e tu hai un’urgenza.

Ho smesso di cercare soluzioni alternative, perché semplicemente non esistono.

Aspettarmi una certa intimità nei rapporti

In Australia le persone sono sempre molto gentili, ma le amicizie hanno un altro ritmo. In Italia, puoi conoscere qualcuno da poco e sentirti già parte della sua vita.

Qui le relazioni crescono più lentamente. Non ci si spalanca subito la porta di casa, e ci vogliono mesi, a volte anni, prima di sentirsi davvero vicini a qualcuno.

Ho imparato a rispettare questo modo di costruire i rapporti, ma ogni tanto mi manca la spontaneità delle relazioni italiane, quell’intimità che si crea velocemente e senza bisogno di tante premesse.

Le cose che non cambiano mai

Il bisogno di esprimermi con enfasi

Gli australiani parlano in modo misurato. Non alzano la voce, non gesticolano troppo, non caricano ogni frase di emozione. Io no.

Anche se cerco di contenermi, quando racconto qualcosa che mi appassiona, la voce sale, le mani iniziano a muoversi, l’espressione cambia. È più forte di me.

Mi rendo conto che a volte sembro “troppo”, ma non posso farci nulla. L’italiano dentro di me viene fuori, anche se intorno tutti parlano con la calma di chi non ha mai avuto bisogno di farsi sentire sopra il rumore di un bar affollato.

Il rapporto con il cibo

Posso vivere senza molte cose, ma non senza un certo rispetto per la tavola.

Qui in Australia si mangia bene, ma il cibo è più “pratico” che “sacro”. Si può pranzare camminando, si può cenare in piedi, si può ordinare da asporto tutte le sere. I membri della famiglia possono cenare ad orari diversi e, magari, in camera o sul divano senza dargli troppa importanza. Io no.

Non importa quanto sia stata lunga la giornata, non importa se sono sola o in compagnia: il pasto è un momento a sé, e non sarà mai qualcosa da sbrigare in fretta.

L’abitudine di discutere su tutto

Gli italiani sono polemici per natura. In famiglia, con gli amici, al bar: discutere è normale, anche solo per il gusto di farlo. Non significa litigare, significa mettere in discussione, analizzare, ribattere.

Qui, invece, la gente è meno propensa al dibattito. Anzi, spesso preferiscono non discuterne. Ho notato che, quella che io definisco un normale scambio di opinioni, può essere percepito come un contrasto.

Io non ci riesco. Se c’è un argomento interessante, devo parlarne. Se c’è qualcosa che non mi convince, devo approfondire. E no, non posso semplicemente soprassedere!!!

Tra il cambiare e il restare uguali

Vivere all’estero significa adattarsi, ma anche scegliere quali parti di sé difendere. Ci sono aspetti che cambiano perché devono cambiare, perché si cresce, perché il contesto è diverso e resistere sarebbe solo un’inutile battaglia contro l’evidenza.

E poi ci sono cose che restano, anche quando sembrano fuori posto. Come sempre la chiave è trovare un equilibrio tra il mondo da cui vieni e quello in cui vivi. E capire che, alla fine, va bene così.

Manuela, Sydney

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