camminare
19 Maggio 2025

Camminare per tornare a quello che siamo

Federica Italia • 0 commenti

Da qualche mese ho preso l’abitudine di camminare ogni volta che posso.
Sempre lo stesso percorso, circa dieci chilometri da casa fino alla cime della collina in cui vivo. Potrebbe sembrare monotono ripetere ogni giorno lo stesso tragitto e invece è tutto il contrario. Non c’è mai un giorno uguale all’altro.

Un fiore nuovo sbocciato, una luce diversa, un profumo che ieri non c’era. L’evolversi delle stagioni. Quanta varietà incredibile c’è nelle piante e nei fiori spontanei! A volte cambia anche solo il mio sguardo. Ogni volta noto qualcosa di diverso.

Quante primavere avrò visto nella mia vita? Eppure mai come quest’anno ho notato quale meraviglia incredibile sia il risveglio della natura. Uno spettacolo sbalorditivo e gratuito per tutti.

All’inizio camminavo per motivi pratici: salute, benessere fisico e la dieta. Ma con il tempo camminare si è trasformato in qualcosa di più: in un vero e proprio benessere mentale. Dato dalla bellezza che mi circonda mentre cammino, da tutto quel verde che mi rilassa, dal cinguettio degli uccelli. Lontano dal rumore del traffico si tornano a sentire i suoni della natura.

Come racconta Andrea Bariselli nel suo podcast “A Wild Mind”, una delle scoperte più belle di quest’anno, il nostro corpo è stato progettato per il movimento costante: un tempo era per andare a caccia, raccogliere frutti, cercare la legna. Ciò che ci ha differenziato dagli altri essere viventi è stata proprio la nostra capacità di poter fare grandi spostamenti.

È stato proprio quando l’uomo ha iniziato a camminare dall’Africa verso nuove terre, che la specie umana ha potuto evolversi, raggiungendo luoghi inaccessibili a tutte le altre specie.

Ma oggi è tutto diverso. L’uomo viaggia tanto in ogni parte del globo, ma in realtà è più fermo di un tempo perché non lo fa quasi più sulle sue gambe, ma sempre in auto, treno o aereo. Un tempo l’uomo faceva dodici o tredicimila passi al giorno. Oggi, difficilmente arriviamo a seimila come media. I nostri muscoli, il nostro cuore, perfino il nostro pensiero si stanno adattando a una vita troppo ferma.

Andrea racconta che perfino i nostri cuori stanno cambiando forma avvicinandosi alla forma di quelli degli scimpanzé che sono stati plasmati per muoversi per brevi tratti e poi fermarsi. Così come i muscoli se non vengono usati si atrofizzano, così succede a tutto il nostro corpo, anche al cuore. Noi siamo nati per andare lontano, lentamente, con resistenza.

Andrea ci dice che camminare in fondo è una forma di meditazione.

Quando camminiamo  i pensieri si fanno meno rumorosi. Si srotolano con calma, si sciolgono. La mente si alleggerisce.

Camminare è riuscire a stare nel presente, proprio come ci insegna la meditazione.

Anche la scienza ci conferma che il movimento fisico stimola il pensiero, favorisce le emozioni positive, chiarisce le idee. Quando camminiamo non muoviamo solo il corpo ma, secondo una recente ricerca, si muove anche il nostro pensiero e le nostre emozioni.

Ma c’è di più: per muovere il passo si è costretti sempre a sbilanciarsi in avanti. Questo è il camminare ed è anche una metafora della vita, perché solo l’azione, il fare, ci togli dalla zona di comfort e ci fa progredire. nei nostri progetti e eni nostri sogni.

In fondo anche Nietzsche diceva:

“Star seduti il meno possibile; non fidarsi dei pensieri che non sono nati all’aria aperta e in movimento.”


Oggi sento tutto il valore di queste parole.

Spesso ci diciamo che non abbiamo tempo di camminare, ma camminare non è tempo perso, è tempo che non produce nulla ma rigenera tutto.

Sta diventando il mio modo di tornare a me, ogni giorno, con semplicità. Un passo dopo l’altro.

Federica, Italia

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