È lunedì mattina ad Abu Dhabi: i lavoratori si preparano a raggiungere l’ufficio, bambini e ragazzi si avviano a scuola, mentre un gruppo di neomamme – a volte dieci, a volte trenta – carica i propri bebé in macchina. Tra ritardi, stanchezza e il timore di sbagliare i tempi e ritrovarsi con un neonato urlante, partono verso la loro destinazione: il Sanderson’s Cafe.
Il Sanderson’s è un bar in stile inglese, dove i caffè si chiamano latte, ristretto, americano e mocha, serviti in tazze enormi e affogati in bevande più o meno vegetali. Nessuno beve al bancone: ci si accomoda su graziosi divanetti blu, circondati da piante rampicanti e qualche stand di gioielli e vestiti artigianali.
Il lunedì mattina, una parte dello spazio si trasforma: via sedie e tavolini, al loro posto compaiono giochi e tappeti. Una tenda teepee, ceste piene di blocchi da costruzione, sonagli, libretti, puzzle di legno.
Le neomamme arrivano alla spicciolata: l’ingresso si riempie di carrozzine, i tavoli di chiacchiere e bebè minuscoli dondolati con dolcezza, i tappeti di piccoli esploratori che rotolano, gattonano e afferrano tutto ciò che trovano – un pinguino di peluche, una scatola di lettere di legno, la maglietta del vicino più sfortunato.
Con loro ci sono tre o quattro babysitter, comprese nel prezzo, pronte a intrattenere i più grandi e cullare i più piccoli, regalando alle mamme un momento di respiro e condivisione. Ogni tanto arriva anche qualche futura mamma, in cerca di consigli o compagnia, e viene subito accolta dalla comunità: domande sulla gravidanza, sul numero di figli, chiacchiere leggere che si trasformano in una rete di supporto.
Se è appena arrivata ad Abu Dhabi, tornerà a casa con il numero della fisioterapista pre-parto, della doula che cucina a domicilio, con coupon sconto per i sacchi nanna termoregolatori prodotti negli Emirati e un buono per un test gratuito dei seggiolini auto.
A organizzare gli incontri del lunedì è Juliane, expat francese di lunga data e fondatrice di Om Journey, arrivata dall’Australia con una neonata quattro anni fa e che oggi culla la sua terzogenita (i francesi amano fare tre figli uno dietro l’altro, e lei non fa eccezione).
Om Journey è uno spazio dedicato alla matrescenza, il processo fisico, emotivo e psicologico del diventare madri che comincia col test di gravidanza positivo e continua nei primi lunghi mesi di assestamento della vita di genitore.
Nel giro di un anno, è diventata una startup che organizza eventi per famiglie, da brunch con babysitting ad incontri sulla sicurezza in auto, sull’allattamento e sulla disciplina gentile. D’altronde Juliane è una ex hotel manager, e porta con sé 10 anni di esperienza nell’organizzazione di eventi nel mondo dell’hospitality. Arrivata negli Emirati con una bambina piccola a seguito del marito, ha deciso di cambiare settore per avere un lavoro che le permetta di conciliare meglio la vita di famiglia. E non è la sola.
Di casi di imprenditoria femminile negli Emirati ne ho trovati tanti. E quel che preferisco è che spesso cercano di risolvere un problema vero in maniera sostenibile: è il caso per esempio di Veronica, che ha fondato Manine Baby, che offre body per bambini estensibili, cosi da non doverli ricomprare ogni tre o sei mesi. I suoi prodotti sono in bambù, una fibra che aiuta a stare freschi quando è caldo e caldi quando fa fresco: perfetti per i cambi di temperature repentini degli Emirati.

Anche Alessandra, dopo vari anni negli Emirati, ha deciso di aiutare a risolvere un doppio problema: quello della lettura di libri in lingua madre ai bambini expat e quello del continuo acquisto e stoccaggio di libri nuovi. Risultato? La nascita di Peek A Book Library, una biblioteca che offre un abbonamento mensile e l’invio a casa di tre, cinque o dieci libri in inglese, italiano, francese, spagnolo o tedesco. E che ora è anche un appuntamento di lettura ad alta voce a Bluewater Island, Dubai, ogni martedì.
Di negozi sono pieni gli Emirati, ma mi sorprende sempre quanta poca attenzione venga data ai materiali usati per i vestiti dei bambini, soprattutto in un Paese in cui ci sono temperature abbastanza estreme e serve favorire la termoregolazione. E se nei centri commerciali si trova solo il cotone biologico, che fa sudare, l’imprenditorialitá femminile ci ha portato il bambù, fibra naturale che aiuta la termoregolazione, risparmiandomi di dover fare incetta di Baboom e Baby Mori le due volte all’anno in cui torniamo in Europa. Oltre ai body e pigiamini di Manine Baby, ci sono anche i sacchi nanna e le tutine di Hushabye, fondato da Belinda, mamma di due bambini che ha deciso di non rientrare al lavoro allo scadere dei 60 giorni di congedo di maternità emiratino, ma di dedicarsi a un progetto che le permettesse di non lasciare le figlie a una tata dieci ore al giorno.

C’e chi della raccomandazione del prodotto giusto ne ha fatto un lavoro: e il caso di due mamme olandesi che hanno fondato GoBarefoot, il primo e-commerce di scarpe barefoot per bambini: morbidissime, ergonomiche e finalmente acquistabili dagli Emirati senza lunghe attese e tasse alla dogana. Ma anche di Sophie, mamma di due bambini e la mente dietro Safety On Board UAE, uno showroom di seggiolini auto in cui trovare il seggiolino giusto per la tua esigenza e la tua auto, parlando con qualcuno che come te, si è trovato a dover vendere il seggiolino del trio in un continente per comprare qualcosa di duraturo in un altro, o ha bisogno di un seggiolino ultraleggero da portare in aereo.
Il Sanderson’s è stato il mio primo impatto con il network delle mamme e con l’imprenditoria femminile negli Emirati, quando ero ancora incinta e spaesata dal triplo cambio: Paese, lavoro e una gravidanza con congedo parentale modesto. Conoscere tante donne che si sono reinventate coprendo i buchi del mercato emiratino mi ha non solo permesso di trovare prodotti piu allineati ai miei criteri, pratici ed etici, ma anche di rendermi conto che non di sole multinazionali si vive nel Golfo. E che proprio perche ancora la vita ruota attorno ai prodotti importati e ai grandi marchi, esiste lo spazio di creare e supportare quelle realtà locali che mi mancano da quando ho lasciato l’Europa.
Elisa, Abu Dhabi