Espatrio Vivere all'estero

Come gli Expat cambiano casa

Egitto
Written by Guest

Tutto inizia con uno sguardo. Mio marito mi gira attorno per giorni con qualcosa che gli frulla in
testa.
Al terzo giorno esplode lanciando una domanda in aria.
Mi hanno proposto una nuova posizione.
Segue una pausa rotta solo da un mio sospiro e dalla mia domanda che squarcia il silenzio:
Bello, Ma Dove?


In Egitto. A cui segue un timido : “che ne dici?”
Ecco. Tutto inizia così. Prima è solo fatica mentale e fisica e un misto di follia, eccitazione e paura.
Almeno per me. Poi salgo su una giostra di emozioni e cominciamo a consultare siti, cercare un
posto dove vivere che deve essere vicino ad una scuola internazionale e una babysitter e una
possibilità di lavoro con un visto di accompagnamento, un dentista, un bravo pediatra, un dottore
ecc..

Cominciamo a studiare il paese, gli usi, i costumi, le relazioni internazionali, e la lingua se
non si capita in un paese anglofono. Si cercano pareri di amici, si accettano consigli, suggerimenti e si cerca di creare una rete di contatti.
Si evidenziano le scuole possibili e si cerca casa nella zona.


Poi si va a scoprire il paese, si perlustra l’ area, si visitano le scuole, si misurano le distanze…
E poi si decide. Mio marito stila una meticolosa lista Excel di Pro e Contro che regolarmente non
mi presenta. Io invece utilizzo il mio fiuto e le mie vibrisse. E la decisione viene presa.
Poi si fanno valige, si riempiono scatole che andranno in altre scatole dentro a container che
rimarranno in attesa dei permessi giusti per poi essere spediti e spacchettati. C’e’ sempre un
periodo curioso in cui si fa a meno di tutto, tranne l’ essenziale in attesa che il container, con tutte le supellettili necessarie ad una vita normale, giunga a destinazione.
Intanto Si mandano application, si raccolgono documenti, foto tessera, certificati di matrimonio e
nascita. Si affittano case, si vendono oggetti, si ripulisce l’ armadio, si donano le cose che non si
usano più e giochi ai bambini meno fortunati.
Rimango con poche cose che a sentir mio marito non sono mai veramente poche e che
mantengono un certo volume e peso. Tutto deve essere pesato e ragionato: magliette, poche
giacche, jeans, pantaloni di lino, pantaloncini, felpe, qualche maglione, e qualche vestito, scarpe
basse e qualche tacco. Poche borse e pochi trucchi. Solo l’ essenziale. Mi abituo all’esercizio dell’essenzialità e mi dico che è una buona pratica per evitare il consumo del pianeta e delle sue
risorse esauribili.

Cerco di comprare prodotti locali. Poche cose e di qualità, create dalle mani di
artigiani sapienti e con un’ etica del lavoro più rispettosa della persona e sostenibile. Questo mi
consente di esplorare il luogo, di fare ricerca nella città che mi ospita. Si trovano rari tesori che
rimarranno con noi, e nella nostra famiglia per sempre rammentandoci dei luoghi e delle persone che sono state casa. Oggetti della memoria di una vita che ha facce diverse, come un prisma colorato in cui lo spirito guida è l’ adattabilità e la volontà di immersione in luoghi altri da quello di origine.


A volte mi sembra di aver vissuto innumerevoli vite, come se ognuna di esse avesse aggiunto
qualche cosa a quella originaria. Come se i viaggi e le permanenze avessero modificato il mio
DNA cellulare un poco alla volta.
Quando gli scatoloni sono caricati nel container e le valige sono fatte, si abbracciano le persone
care per l’ ultima volta, si prende un taxi per l’ aeroporto con il cuore rotto dal pianto, il nodo in gola ma elettrizzati dal nuovo inizio.
Solo una domanda: chissà come sarà la vita ora?


Dopo qualche mese le cellule del corpo si abituano al nuovo ambiente. Il corpo si trasforma, ci si
rilassa e si innescano nuove routine, si conoscono persone, si esce e si esplora la vita nuova. Le
difficoltà non mancano.
All’ improvviso realizzo che Casa è dove la tua famiglia si muove e si appoggia, dove si può stare
assieme e abbracciarsi tutti la sera nel lettone, mentre si raccontano le favole e ci si fa il solletico.
Non importa il luogo.
Casa è ovunque nel mondo ma dentro quel abbraccio.

Alice, Egitto

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Guest

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