Mi trasferisco in Brasile
Penso spesso al ruolo che ho nella mia famiglia. Un ruolo a tratti fondamentale, ultimamente meno funzionale, come giusto che sia.
Scorro le pagine del nostro romanzo familiare. Il libro è un tomo, siamo in uno snodo importante della storia. L’anno che stiamo vivendo è paradossalmente cruciale ma interessante. Il nucleo si divide, prende nuova forma, diverse latitudini, ancora una volta.
Il più piccolo dei miei figli lascia il nido, il più grande, lontano già da un po’, rinforza le ali per il grande salto. Per l’ennesima volta, io attraverso l’oceano verso una destinazione nuova.Â
Nella staffetta della vita, i testimoni sono sempre i sentimenti. Sono loro la vera strada maestra.Â
E quindi mentre in corsa saluto i miei figli, le mie emozioni si alternano con un passaggio di mani deciso e gentile.Â
Cambio pure io, non so cosa mi aspetta.
Chiedo aiuto alla mia nota resilienza. Che mi sostenga anche questa volta. Ce l’ho fatta sempre, ci riuscirò anche a questo giro, mi ripeto.Â
Dicono che chi è resiliente è un po’ come il fiore di loto.Â
La notte il fiore di loto scompare sott’acqua ma al sorgere del sole ritorna in superficie e non presenta alcun segno di impurità .Â
Non è così per me. Le impurità ci sono tutte. Le vedo e ci convivo.Â
Prendo il testimone da un anno molto complicato, di cambi e scelte che condizioneranno probabilmente la mia vita. Di case comprate e di case vendute.  Nello stesso momento realizzo che non c’è tempo per i rimpianti.Â
Mi auguro quindi di non sentirmi sola in questo nuovo capitolo, di riuscire a ritrovare quella comunità di amici nuovi che in ogni posto mi ha sempre fatto sentire comunque in una sorta di famiglia.
Vorrei tanto imparare per bene il portoghese, tanto da inoltrarmi in conversazioni complesse come faccio in spagnolo e come non sono riuscita a fare in inglese.
Spero di immergermi totalmente nella natura brasiliana, che governa indiscussa nella sua estrema potente bellezza ogni cosa.
Di gustare frutta tropicale, di ingozzarmi di açai, che mi è mancato da morire e che in nessun posto del mondo ho trovato così buono.
Di farmi passeggiate poderose con il mio cane, di stare scalza tanto, di respirare lo iodio del mare, di godere del sole.
Sono a Roma, in aeroporto, davanti al gate.
Tra pochi minuti mi imbarco per Rio de Janeiro. Fa caldo, e troverò altro caldo all’atterraggio. Sarà un’estate continua questo prossimo anno. Spero non ci siano inverni freddi, soprattutto nel mio cuore.Â
Bello, mi piace l’idea dell’estate perenne.
Ciao Italia mia bella, ho giusto un altro container da sistemare, una vita nuova da iniziare e nuove storie da raccontare per chi vorrà sentirle.
Vado.
Diletta, Rio de Janeiro
Cara Diletta,
Ho un commento mancato, quello del tuo addio al Texas. Hai suscitato, con quel testo, tante cose dentro di me. Mi ripromettevo di commentarlo “dopo”, proprio perché erano tante le cose da dire. Ma il tempo corre imperterrito ed eccoti qua già a Rio, nella mia cara Ipanema, dove ho vissuto (anche se poco, per poi trasferirmi a Leblon lì accanto), studiato e fato il mio corso di inglese. Ora è un po’ più affollata, ma mantiene ancora tutta la sua allegria e colore.
Non ho dubbi che te la caverai alla grande. Nessun dubbio, perchè il tuo percorso fin dove sei ora lo hai creato tu. Bellissimo creare la propria vita.
Riguardo al portoghese, se voce quiser falamos em portugues (:-)), ci sono diversi corsi e parti avvantaggiata perché ai brasiliani gli italiani piacciono tanto, e così puoi contare su una dose extra di pazienza iniziale. Poi vedrai che ti verrà da solo.
Dai tuoi primi post vedo che sei già sulla giusta lunghezza d’onda per vivere al meglio Rio. Passeggiata al mare con Lola, e quella luce di settembre che filtra dalle finestre. C’è una bellissima canzone brasiliana chiamata Manhas de Setembro, e mi immagino te che spacchetti le cose con quel sole che entra e Vanusa che canta “nas manhs de setembro…”. Buon Rio!