Vivere all'estero

Vendere casa in America

vendere casa in America
Written by Diletta Brasile

La mia casa di Houston oltre ad essere grande, immensa, è anche (ovviamente per me) spudoratamente bella.  

Di lei ci siamo innamorati a prima vista. Era Aprile del 2019. Quel giorno visitammo quindici case ma lei ci accolse con una luce accecante ed un bianco candido. 

Sapeva di primavera e di sole. 

La chiamammo Daria, come il nome della sua via. Nonostante ne avessimo viste tre di case su quella strada,  quel nome glielo appiccicammo addosso quel pomeriggio e così è rimasto per sempre. 

A Daria siamo stati felici durante il Covid,  ognuno con i suoi spazi, il proprio bagno, la mia immensa cucina. A Daria abbiamo fatto panzerotti, tortellini, Sanremo, tornei, festeggiato compleanni memorabili, fatto i tuffi e perfino acqua gym dove facevamo finta di fare gli esercizi in piscina con le amiche mentre sorseggiavamo drink esplosivi a tempo di musica. 

A Daria è arrivata Lola, la vera queen della casa. Lei accoglie tutti con una sana annusata, poi si mette al centro delle chiacchiere e sta buona. Ama la compagnia, sentire i fatti, vederci sorridenti con gli amici. L’importante è che ad una certa ora vanno via, perché lei vuole dormire.

E fa niente se non è venuto a trovarci nessuno dall’Italia, Daria è stata in compagnia con gli amici di quì, i miei splendidi vicini, gli amici dei miei figli, i cani dei miei vicini. 

Ma è arrivato il tempo di venderla. Di lasciarla andare. 

Quando l’abbiamo comprata era stata appena ristrutturata. Ricordo che il piano superiore era stato rivestito con una moquette bianco latte. Aveva ancora la plastica per non rovinarla. Rivestire le stanze da letto con la moquette è tipico delle case americane. È un’abitudine che c’era anche in Italia nelle case di lusso degli anni cinquanta. Poi per fortuna, per motivi di igiene, in Italia è quasi scomparsa. Qui rimane questo uso, ma è anche vero che tante case di nuova costruzione anche qui lo stanno rimuovendo. Insomma all’epoca richiedemmo venisse tolto anche il carpet bianco panna di Daria. Il venditore non poteva crederci ma su questo siamo stati irremovibili. Il resto andava bene cosi come era. 

Comunque vi dicevo, abbiamo messo in vendita la casa e ci siamo rivolti ad una agente come da consuetudine. Il ruolo dell’agente immobiliare (qui si chiamano realtor) negli Usa è abbastanza strategico. Un buon realtor, che gestisce bene la vendita, cambia in modo rilevante il prezzo stesso. In più, essendo stranieri, conoscevamo molto poco delle leggi che gestiscono la compravendita quindi il suo ruolo è stato fondamentale. 

Una buona vendita passa attraverso vari passaggi, a seconda delle condizioni dell’immobile. Nel nostro caso abbiamo dato solo una rinfrescata alle pareti, e preparato la casa all’arrivo del fotografo. 

Dalla casa vanno rimossi tutti gli oggetti personali, foto, orpelli, macchina del caffè, stoviglie in vista. I comodini lasciati liberi. L’acquirente deve avere la possibilità di immaginare le proprie cose in quegli spazi. Lasciare i tuoi oggetti in vista non aiuta. 

Noi siamo abbastanza minimalisti ma di fatto ho impacchettato diverse casse di cose personali e le ho riposte in una stanza. Le piante e i soprammobili possono essere lasciati ( specie se sono belli e fanno arredamento). 

Il fotografo ci mette circa dieci minuti  e ti restituisce una immagine della casa infiocchettata e pronta ad essere recapitata ai nuovi inquilini. 

L’altra cosa che ho trovato molto strana e totalmente differente dall’Italia è il fatto che, quando le case vengono aperte alle visite dei probabili acquirenti, i proprietari non possono assolutamente essere presenti. Viene messo uno speciale lucchetto collegato ad una app, in cui ogni realtor, previa segnalazione, entra nella tua casa e può aprire cassetti, spegnere e accendere luci. Fare quel che vuole. 

Immaginate il mio stupore nell’apprendere questa regola. Devo però anche dirvi che ho trovato tutto in ordine come l’avevo lasciato e tutto al proprio posto. 

Ci sono anche le famose open house. Il proprietario comunque non è presente, ma il realtor sì e ci si può presentare senza segnalazione per la visita. Semplicemente la casa è aperta per tutti per un periodo di tempo prestabilito.  

Alla visita dell’immobile, se piaciuto, segue l’offerta economica. Mentre in Italia è abbastanza semplice farla, qui negli Usa viene presentata attraverso l’agente immobiliare. Spesso, se le case sono molto belle e prezzate nel modo giusto, possono verificarsi multi offerte, anche a rialzo. Una sorta di asta dove oltre a mettere sul piatto un importo superiore, ci sono anche le condizioni di acquisto. Se si intende comprarla con un finanziamento oppure con denaro contante, che va debitamente dimostrato allegando l’ estratto conto bancario o comunque un comprovante dell’importo proposto. 

La caparra,  in caso di accettazione dell’offerta, viene versata in un conto ibrido (chiamato escrow account) e rimane congelato sino alla firma di compravendita.

La casa è poi soggetta ad una serie di ispezioni globali da parte di tecnici di fiducia dei compratori al fine di garantirne il buono stato. Tutte le manutenzioni ed eventuali riparazioni vengono effettuate con una vera e propria negoziazione economica. 

Tutto è estremamente rapido ed efficiente e tutto tracciato con tante tante carte da firmare, per fortuna digitalmente. La figura a noi tanto controversa del notaio, negli Usa è totalmente informale. Ho comprato e venduto casa senza essere presente, solo con delle firme autorizzate. Semplice ed efficiente. 

Ho venduto casa dopo una sola giornata di visite. Si sono innamorati di Daria quattro famiglie nello stesso giorno ed abbiamo ricevuto quattro buone offerte. 

Alla fine abbiamo scelto una famiglia expat come la nostra. Lei è francese, viene dalla Corsica, lui è olandese. Me li sono trovati davanti per caso l’altro giorno mentre fuori nel giardino guardavano la mia finestra ed immaginavano il loro futuro tra queste pareti. 

Lei ha gli occhi azzurri cielo, lui un’altezza importante. Hanno tre bimbi, il più grande ha cinque anni.

Gli sono andata incontro, non sapevo chi fossero. Ho detto: “Se volete informazioni su questa casa mi dispiace, è già venduta’’. 

Lei mi ha guardato, mi ha sorriso e mi ha detto : “Siamo noi che abbiamo fatto l’offerta”. 

Mi si sono illuminati gli occhi e li ho fatti accomodare. 

Ci siamo raccontati un po’ della nostra vita gitana.  Lui sorridente mi ha detto : “Lo sapevo che eravate europei, si capisce, non so spiegarti.“

Lei invece mi ha detto: “Ero alla ricerca di una casa da diversi mesi, appena sono entrata qui dentro ho sentito un colpo al cuore e capito che volevo vivere qui.” 

Ciao Daria , sento che ti lascio in buone mani. 

Diletta, Houston

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Diletta Brasile

In uno strano mix di curiosità, poesia e resilienza, da quasi vent’anni giro il mondo con la mia famiglia. Tre continenti, otto paesi, due figli e un cane che si sono uniti strada facendo.
Lingua che arriva dritta al punto e cuore tenero e generoso. Appassionata, schietta e carismatica, amo cucinare se sono nervosa e andare a teatro se sono felice.

1 Comment

  • Che post…
    Sarà che amo l’immobiliare, sarà che mi affeziono alle case ma riesco a lasciarle andare, e sarà anche perché proprio l’altro giorno dicevo ad una amica di mia figlia: “La vita è fatta di tappe; prima lo capiamo e accettiamo, meglio è. Così ci godiamo ogni fase appieno”.
    Sei bravissima nel riuscire a vivere tutto ciò con un sano distacco, ma anche con un coinvolgimento personale senza il quale non avresti potuto chiamarla casa.
    In questi giorni gira di nuovo su Internet la storia dell’aragosta che ha bisogno di disfarsene della carapace per poter crescere così come quella dell’Aquila (pare leggenda americana), che per avere una seconda vita deve fare a meno del becco e artigli originali dando spazio a dei nuovi.
    Distaccarsi fa sempre un po’ male, ma è un passaggio obbligatorio alla crescita. Lasciare un posto dove si è stati felici non è mai facile, ma avere il coraggio di farlo vuol dire mettersi in gioco per essere ancora (più) felici da altre parti.
    Complimenti a te e a quanto insegni ai tuoi figli – perché, sappiamo, loro imparano non dalle parole ma degli esempi. In bocca al lupo per le prossime bellissime vite e esperienze! Boa vida!

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