Avevo già raccontato cosa si prova a vivere in un paese turistico, quando però tu non sei in vacanza.
Concludevo il mio post con questa riflessione: “Vivere in un paese turistico non è una vita in vacanza. Anzi, ci sono mesi in cui per noi residenti, con tanto turismo, la vita si complica. È però sicuramente un pensiero felice sapere di poter fuggire dalla routine con una scappata in spiaggia o un barbecue nel deserto per sentirsi subito un po’ in vacanza”.
Lo penso ancora e per me due ore al mare hanno sempre il beneficio di rimettermi al mondo come poche altre cose.
Solo che, mea culpa, lo faccio poco.
Nel mio precedente post mi ero dimenticata di aggiungere un’altra riflessione, riguardo al vivere in un paese turistico.
Gli ospiti e il loro sguardo su Dubai.
Da quando l’era del covid per fortuna è passata, ho potuto avere il privilegio di avere ospiti a casa o vedere persone in vacanza qui.
Ovviamente questa esperienza non era totalmente fattibile in Kuwait, anche se la mia super famiglia è venuta e mi sono divertita a costruire un percorso di intrattenimento. A Dubai onestamente non ho bisogno di tanto sforzo..
Molti arrivano super informati. Poi ci sono tante cose da vedere e attività da fare.
Quindi per me avere ospiti qui è più semplice.
Spesso consegno le mie chiavi di casa e dico: “Andate, la città vi aspetta”.
Anche perché con i miei impegni da driver, mental coach, PA, nutrizionista, non posso stare a sollazzare al sole e in giro per ore.
Però, quando alla sera ci incontriamo, oppure mi ritaglio con loro del tempo, ecco che “rinasco”.
Sono fortunata, i miei ospiti finora si sono tutti entusiasmati e ricaricati e quindi mi hanno sempre trasmesso tutte positive vibes.
Mi diverto a constatare cosa fa bene a loro. Bearmi del loro sguardo su Dubai.
E, vi assicuro, che ciò che piace o fa stare bene non è sempre la stessa cosa per tutti.
C’è chi si innamora del clima, del sole, del poter fare sport a tutte le ore.
Chi impazzisce perché non ha mai visto tante donne così belle. Chi adora la sicurezza e la pulizia.
La gentilezza di tutti.
Chi trova sorprendente che mia figlia abbia una scuola con mille cose, mille sport, amici di tutto il mondo.
Poi c’è chi si è innamorato della vecchia Dubai, del ristorante afgano nel souk, dove tutti siedono per terra e mangiano con le mani.
Oppure chi è impazzito per la nigtlife. Con locali pazzeschi e mille intrattenimenti.
O semplicemente l’ambiente multiculturale.
La possibilità di mangiare ogni sera una cucina diversa.
Chi rimane abbagliato dalle strade a sei corsie.
Chi arriva qui e pensa che sì, può farcela a trovare una nuova strada, ricominciare.
Che la vita può dargli un’altra possibilità.
Tentare sia a trent’anni che a sessant’anni.
Ci è successo ben due volte che, dopo aver soggiornato da noi, due ospiti abbiano deciso di vivere qui.
E io?
Io li osservo, sorrido, mi ricarico.
Certo loro vengono sempre nel periodo migliore, non hanno orari da rispettare o budget.
Ma ciò non toglie che a me fa benissimo il loro entusiasmo. Il loro sguardo su Dubai.
Mi ricarica e mi aiuta anche a togliermi di dosso le catene che la vita quotidiana ci costruisce.
Mi aiuta a dare un senso a questa scelta di famiglia separata, di weekend spesso solitari.
È bello lo sguardo altrui su Dubai.
Ogni tanto mi infastidisce solo sentirmi dire: “Beata te!”. Ma questa è un’altra storia.
A me piace soffermarmi sul loro entusiasmo, sul loro sguardo su Dubai.
E ricaricare il mio di entusiamo.
Mimma, Dubai
