Cara Sydney mia,
Ci frequentiamo ormai da cinque e anni e per quasi tutto questo tempo ho pensato che fossimo male assortiti… una di quelle coppie riuscite male, che non hanno molto da dirsi alla sera. Con gusti diversi, diversi modi di stare al mondo, pochi argomenti in comune.
Un po’ lo penso ancora che siamo così: mal combinati sotto molti punti di vista. Come in un matrimonio deciso da altri, abbiamo dovuto imparare a conoscerci, messi insieme da un cupido poco ispirato.
Andare a fondo nelle relazioni non è spontaneo con tutti. Con alcuni richiede più impegno, più pazienza e più comprensione reciproca. Richiede tempo e volontà. Non è qualcosa che succede sempre per caso. Io e te, cara Sydney mia, abbiamo dovuto scavare a fondo per trovare un terreno comune da cui partire.
Una luna di miele non l’abbiamo avuta.
Io giudicante e tu distante.
Io empatica e tu razionale.
Io spesso nei grigi e tu sempre nel bianco o nel nero.
Ti ho percepita per molto tempo come un padrone di casa che apre la porta sorridendoti, per poi ritirarsi nell’angolo più remoto della casa. Mi sei parsa gelosa della tua vera personalità e io mi sono sentita incapace di attraversare il confine invisibile della tua intimità. Tu, bellissima e altera. Immersa nella tua tranquillità apparente, ignara (?) delle tempeste che si scatenano altrove.
Ti ho guardata a lungo con il sopracciglio alzato eppure, lo ammetto, c’è qualcosa in te che comincia a piacermi. È tanto, cara Sydney mia, quello che mi stai offrendo.
Mi hai regalato le storie e la possibilità di raccontarle. Hai reso lampante la mia curiosità e mi hai traghettata a un livello più profondo di autoconsapevolezza.
STORIE DA RACCONTARE
Ogni storia merita qualcuno che se ne prenda cura. E tu mi sei apparsa in forma di storie. Ovunque. Mi cadevano continuamente sotto gli occhi. Mi sono ricordata di quanto volessi scrivere, prima di fare tutto quello che ho fatto nella vita.
E ci ho provato.
Da qui a lavorare con le parole ci sono voluti quattro anni, ma quattro anni fertili in cui mi sono messa in ascolto, ho studiato, ho incontrato persone, ho parlato con tutti, ho creato un podcast insieme a Nadia e, soprattutto, mi sono confrontata con moltissimi espatri. Di ogni genere e natura. Passati e presenti. Facili, difficili, voluti o no. Espatri con passaporti fortunati o fughe da Paesi in guerra. Condizioni e convinzioni di ogni tipo, che hanno rotto la bolla nella quale vivevo e dalla quale guardavo il mondo.
LA BOLLA
Sono un segno di terra e ho tanto bisogno di concretezza, abitudini, persone simili.
Cara Sydney del mio cuore, so di essere stata ostica in questo. Mi sono attaccata alle mie idee con tutta la forza che avevo. Espatriare mi ha provocato disorientamento, ha fatto traballare il mio senso identitario, mi ha fatto dubitare di me, ha messo in discussione il mio senso di appartenenza e la percezione delle mie competenze.
Dopo un po’, però, tutto questo si è rivelato un regalo.
Siamo abituati a valorizzare la diversità che ci piace, ad esaltare la bellezza dei diversi modi di pensare. Ma guardare davvero l’altro e riuscire a convivere con valori non nostri è una cosa diversa. Sento di essere più morbida nel mio giudizio e ho davvero allargato lo spazio di ciò che mi concedo come possibile.
LA LINGUA
Sentirmi finalmente a mio agio in una lingua che non sia l’italiano, mi ha regalato un immenso senso di libertà e anche la sensazione della possibilità.
Sento di potermi confrontare con l’altro da me. Di più. Padroneggiare una lingua significa poter esprimere le sfumature dei sentimenti e le cose astratte. Un conto è parlare di lavoro e cose quotidiane, tutt’altro è esprimere sé stessi. Piano piano, scendo a fondo. E questo è un regalo immenso Sydney mia.
LE COMUNITÀ CULTURALI
Le tue comunità culturali rappresentano una parte fondamentale del tessuto sociale che ti caratterizza, sono parte integrante della tua identità, Sydney. Gruppi di immigrati e discendenti di immigrati provenienti da tutto il mondo, ciascuno con la propria eredità, la propria storia, le proprie contaminazioni e le proprie tradizioni.
Essere parte della comunità italiana passata e presente, essere parte attiva di alcune di queste associazioni, ha creato dentro di me ponti che non credevo possibili.
Mi ha fatto letteralmente guardare al mondo con occhi diversi, mi ha immensamente arricchito sul piano umano.
IL MIO NUOVO LAVORO
Mai nella vita avrei pensato di lasciare l’organizzazione di eventi culturali per dedicarmi al giornalismo. Mai avrei pensato di farlo in un luogo così ricco e vario. Non ho ancora trovato parole che possano restituire quello che sto ricevendo. Tra il vecchio lavoro e il nuovo lavoro, direi che offrire qualcosa agli altri sia il minimo comun denominatore. Oggi il semplice parlare con i colleghi può essere l’occasione di aprire la porta su mondi interi completamente sconosciuti. Imparare nuovi codici, nuove sfumature, tenere allenata la mia capacità di pensare che, per ogni evento della vita, posso prendere in considerazione molti più approcci di quelli che avevo immaginato.
AMICHE DI FUSO
Quando mai avrei fatto parte di un gruppo così bello se non fossi venuta a vivere qui?
Manuela, Sydney