Viaggi

Yucatán. Il mio straordinario viaggio tra i Maya.

Written by Diletta Brasile

In questi ultimi anni di vita all’estero, se riesco, preferisco evitare viaggi lunghi.

Sarà che per tornare in Italia ho sempre 20 ore di viaggio e due scali. Sarà perché il viaggio mi stanca fisicamente molto. Gli aerei sempre più pieni , sedili piccoli e scomodi, voli cambiati all’ ultimo momento, ritardi, riposizionamenti su altri voli, fuso orario.  A volte valigie perse.

Ecco perché avendo una settimana libera ho scelto una destinazione a poco meno di due ore da casa.  Volevo visitare un posto nuovo senza viaggiare tanto.
Ed ecco che il Messico mi è parsa la soluzione migliore. 
Lo Yucátan per la precisione. Terra di grande storia, terra di grandi risorse naturali e culturali, terra di cui da sempre sentivo un forte richiamo. 


Il mio viaggio, atterrati a Cancun (di cui avrò modo di parlarvi dopo), è iniziato da Tulum una deliziosa località turistica. Una striscia di sabbia che si affaccia sul mar dei Caraibi. Tulum è tanta roba. Si capisce all’istante che è un posto molto di tendenza perché la strada principale al lato del mare è stracolma di locali meravigliosi tipici, ma anche trendy di ottimo gusto. La parte esotica è ben rappresentata da una vegetazione prepotente e da una architettura che riprende la cultura Maya in versione chic e molto integrata al contesto. Ogni posada (una sorta di B&B), ogni resort dal più lussuoso al più banale hanno una porta sul davanti, un portone, un arco, segno di una cultura che accoglie. Di un mare che ti abbraccia al tuo arrivo e ti fa sentire subito a casa. 
Ci sono strutture di tutti i prezzi (da 100 dollari a stanza a 1000 dollari, al giorno).
Noi abbiamo scelto una posada molto basica (posada Lamar), che nella sua estrema semplicità esprimeva una sana e rincuorante peculiarità e soprattutto una bella armonia con il luogo. Le rovine di Tulum sono meravigliose perché a picco sul mare e ben tenute. Il caldo era soffocante, nonostante fosse Novembre. 


Avendo un adolescente a seguito abbiamo anche optato per un pacchetto avventura che prevedeva tre attività. La prima era un giro nella jungla con delle moto a quattro ruote che hanno reso il tutto molto selvaggio. La seconda una zip lane. La terza una scoperta. 
La zip lane partiva da un’altezza impegnativa, particolare che ultimamente mi turba non poco. Sono salita la prima volta sulla torretta di lancio e ho avuto un senso di nausea profondo. La seconda volta, merito di un messicano paziente e competente, mi sono fatta coraggio. Ho chiuso gli occhi e ringraziato la vita. E lui mi ha lanciato dolcemente nel vuoto. 
Mentre sentivo la corda scorrere ed un silenzio assordante intorno,  lentamente ho aperto gli occhi e ho sentito una fortissima emozione. Sotto al mio corpo sospeso e tenuto solo da una fune avevo la foresta tropicale. Una distesa di verde accecante e vergine che di colpo non mi spaventava più. Al contrario mi cullava in un viaggio straodinario durato purtroppo solo diversi minuti. 


L’ultima tappa è stata la vera rivoluzione di questo viaggio. Ho scoperto i cenote, delle pozze d’acqua naturali tutte diverse per conformazione e bellezza. Il primo cenote “ Dio del agua” era completamente immerso in una grotta. Abbiamo nuotato al buio con la sola luce di una torcia. Nel buio pesto dell’entroterra ad un certo punto un fascio di luce è entrato nell’acqua attraverso un piccolo foro dal soffitto della grotta. Questo fascio di luce era pieno di pulviscolo, il silenzio era assordante, io mi sono commossa. La natura regala sempre grandi emozioni se solo siamo capaci di ascoltarla. 


Il secondo sito archeologico è stato Coba, piccolo ma raccolto. Un yucateco mi raccontava che in quella zona ci sono migliaia di insediamenti che non sono ancora stati restaurati e accessibili. Il lavoro nel portare alla luce queste meraviglie ha un costo impegnativo ed il governo fa fatica a stargli dietro. Che peccato. 
Coba è un insediamento Maya carino e tutto sommato modesto, ma ne ho apprezzato molto sia l’accesso (si può andare in bici o portata da dei simil risciò a prezzi abbordabili). Dopo la visita un rigoroso bagno in uno dei cenote vicini (Zacil ha) dove abbiamo potuto godere di un tuffo dove l’acqua è più blu ed un ottimo chevice. 
Poi in macchina per un’ora circa verso Valladolid. 


Valladolid è una cittadina coloniale molto graziosa, con una bella piazza centrale viva e pulsante.  La cattedrale molto bella con un retro altare in oro e un’ atmosfera festosa e colorata data da centinaia di festoni che incorniciavano la facciata e che caratterizzano il Messico. 
L’albergo scelto ( hotel Meson del Marquez) si è rivelato un’ottima scelta in termini di posizione (centrale) ma onestamente molto molto piccola la stanza. Meno male che ci siamo stati davvero poco. 
Il giorno dopo visita al sito archeologico più famoso dello Yucatan.
Chichen Itza è maestoso ed imponente e trasuda storia e cultura da ogni parte. Peccato che abbiano permesso l’entrata anche ai venditori ambulanti. Il che toglie tanto al fascino del posto. Il frastuono dei venditori di souvenir toglie un po’ di incanto alla magia del luogo. 


Il cenote di oggi è forse il più bello, ma anche il più turistico . Si chiama “ ik Kil” molto ben organizzato con strutture per cambiarsi ed un discreto buffet per il pranzo. La pozza immensa d’acqua è circondata da radici che scendono dall’alto verso l’acqua formando una tendina naturale. Non si può che rimanerne affascinati. Davvero qualcosa di mai visto. Consigliatissimo. 


Il nostro viaggio continua verso l’interno. Decidiamo di non dormire a Merida ma di fermarci ad Izamal , la città gialla. Effettivamente tutta la parte centrale del paese è dipinto di un giallo caldo, ocre, che dona calore ed originalità a tutto. Nella piazza principale padroneggia il famoso ex convento francescano. Maestoso ed avvolgente, si vanta di aver ricevuto la visita di Papa Giovanni Paolo II che, nel 1993 , inaugurò la statua della Vergine Maria, donando ai Frati anche una reliquia.  Ad Izamal scegliamo un B&B molto molto carino, Gardenhotel Macan Ché, gestito da una famiglia tedesca. Struttura molto accogliente, sembra di essere immersi nella natura tra alberi deliziosi e piante esotiche. Prezzo super abbordabile. 

Quello che ho dimenticato di dirvi e che invece è estremamente utile per il viaggio è lo scarso utilizzo delle carte di credito. Tante strutture e ristoranti preferiscono il contante. Quindi adoperatevi per prelevare prima di avventurarvi all’interno della penisola. 


Il giorno dopo è tutto per Merida, la capitale dello Yucatan. È un posto molto carino e peculiare, custode di una tradizione ancora tanto viva tra le strade e tra la gente. E quì che ho l’opportunità di parlare con le tortilleras, gruppo di donne che producono artigianalmente tortillas per i ristoranti della zona. Vestite con gli abiti tradizionali bianchi, decorate da splendidi fiori colorati. Il modo in cui a mano impastano la farina di mais e ne fanno rondelle è davvero impressionante perché sono straodinariamente tutte uguali. La produzione è continua per ore e ore. Ma non possono essere preparate il giorno prima. Io mi zittisco, pensando al fatto che anche io le mozzarelle del giorno dopo in Puglia mica le mangio. Pazzia. 


A Merida niente cenote e si guida per un paio d’ore verso quello che, a mio modesto parere, sarà l’insediamento Maya più curato, più completo e più affascinante : Uxmal.
Per dormire scegliamo con ottimo intuito un hotel attaccato al sito. The lodge è un complesso alberghiero in stile, caro, con la possibilità di vedere le rovine dalla finestra della stanza. Questo ci ha permesso di fiondarci ad uno spettacolo notturno (estremamente consigliato) con illuminazioni delle piramidi e racconti di leggende storiche.
Il racconto con il sottofondo musicale è notevole (finanche l’adolescente ha apprezzato) . Un’ora in cui tra luci a contrasto e voce narrante abbiamo ascoltato le leggende di questo posto magico, che ovviamente al buio aveva un suo incanto, ma che già sapevo, che anche al mattino non mi avrebbe deluso. Infatti.
La scelta di dormire a 100 metri ci ha dato il privilegio di essere i primi visitatori del mattino, con un sito straordinariamente vario tutto per noi ed una guida (Orlando Ordonez Canto) che ci ha permesso davvero di capire la storia di ogni piccolo reperto.
Orlando oltre a parlare tante lingue ed un italiano perfetto senza inflessioni, aveva dentro di sé una passione straordinaria per il suo lavoro e la sua terra. Ci ha mostrato tante foto del sito quando fu scoperto dagli esploratori e lasciato in bocca il gusto piacevole e la consapevolezza di essere difronte a qualcosa di unico e straordinario. 


Con davvero la gratitudine addosso lasciamo Uxmal e guidiamo per diverse ore verso Cancun dove l’indomani abbiamo l’aereo di ritorno. Sei ore circa. 
Ultimo bagno a metà strada in un cenote quasi deserto (X canché ). Anche qui non accettano contanti a pochi pesos ho mangiato una quesadillas sensilla super deliziosa cucinata direttamente sul fuoco. Estremamente basico e semplice, ma consigliato se non ami le location molto turistiche. 
Bagno lungo in solitudine e poi , ahimè verso Cancun. 
L’arrivo in serata a Cancun, dopo tanta meraviglia, è un po’ scioccante perché l’albergo scelto nella zona degli hotel sembra un casermone attrezzato. Bello eh, però troppo grande, troppa roba, troppa gente, troppo tutto. 
Al check in in hotel ci infilano un braccialetto, tipo bestie da mandria e noi ci perdiamo cercando la stanza dove dormiremo per una notte. Il che ci inquieta non poco. La stanza è figa (volevo vedere con quello che ci è costata), la vista è da copertina. Mare molto bello e piscina perdita d’ occhio però mi sogno ancora i cenote. 
Il mio viaggio è quasi al termine ed il mio cuore gonfio di gioia e gratitudine. Lo Yucatán mi ha fatto innamorare di sé, ma io lo sapevo. Me lo sentivo che sarebbe stato così. 

Mi sono fidata dello stomaco e della pelle. Entrambi sono quelli che danno sempre più informazioni. 

E mi hanno detto che è stato bello, interessante, vivo.
Che il Messico è custode di una grande storia ed una immensa cultura  e che io voglio tornarci. 
Non appena sarà possibile. 
Ancora una volta. 

Diletta, Houston

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Author

Diletta Brasile

In uno strano mix di curiosità, poesia e resilienza, da quasi vent’anni giro il mondo con la mia famiglia. Tre continenti, otto paesi, due figli e un cane che si sono uniti strada facendo.
Lingua che arriva dritta al punto e cuore tenero e generoso. Appassionata, schietta e carismatica, amo cucinare se sono nervosa e andare a teatro se sono felice.

1 Comment

  • Grazie infinite per aver condiviso il tuo viaggio. Traspare dalle parole la meraviglia dei luoghi. Lo terremo presente per le vacanze. Non siamo mai stati in Messico. Ma sembra proprio che non si possa rinunciare a tale magia.
    Grazie!
    Eli

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