È già passato un anno dalla nostra partenza da Riyadh. Se mi guardo indietro vedo un anno intenso, ricco di cambiamenti, decisioni, scelte, novità, attese.
Sono stati trecentosessantacinque giorni vivi, talvolta faticosi e pesanti.
Ora lo posso scrivere e dire ad alta voce: “ho avuto paura!”.
Ero terrorizzata di non riuscire ad ottenere il visto per l’Australia, raggiungere mio marito e finalmente riunire la nostra famiglia.
Ero spaventata all’idea di andare a vivere dall’altra parte del mondo, ad 8-10 ore di fuso dall’Italia. Per non parlare delle stagioni invertite che mi avrebbero fatto perdere l’estate italiana e vivere due inverni nello stesso anno.
Ero anche un po’ preoccupata per il mio stato di salute, perché la mia amica con il doppionome, sm, è imprevedibile e si risveglia quando vuole, senza preavviso, ed i momenti di forte stress non aiutano.
Ma confesso che la cosa che più di tutte mi spaventava, era l’idea di dover far ricominciare tutto da capo ai miei figli. Non sono più due bambini come quando siamo partiti per il Kuwait o per l’Arabia Saudita, oggi uno è un adolescente e l’altro un preadolescente. L’adolescenza, si sa, è una fase molto delicata della vita, talvolta complicata e difficile. Cambiare cultura, stile di vita, paese, addirittura continente, allontanandoli dalle loro certezze, dai nonni e dagli amici italiani, avrebbe significato sconvolgere le loro esistenze.
Era giusto farlo?
Quali erano i pro ed i contro di questa nostra decisione?
Quanto ne avrebbero sofferto? Quanto ci avrebbero guadagnato?
La loro fragilità mi spaventava parecchio. Forse gli stavamo chiedendo troppo.
Troppe domande e poche certezze!
Ma ancora una volta sono stati loro a darmi le risposte e calmare le mie ansie e paure.
E, come sempre, hanno saputo sorprendermi e stupirmi!
Pochi giorni dopo il nostro arrivo a Melbourne i ragazzi hanno iniziato la scuola, un nuovo sistema scolastico, il terzo in questi ultimi dodici mesi. Sono bastate poche settimane per farsi conoscere nelle rispettive classi e stringere le prime amicizie. Rapidamente sono arrivati gli inviti a feste di comlpeanno, sleepover, merende con gli amici.
Io e mio marito abbiamo scelto di vivere in un quartiere vicino alle scuole, ai centri sportivi, con mezzi pubblici comodi, in modo da rendere i ragazzi il più indipendenti possibile. Loro hanno scelto di iniziare subito le loro attività sportive. Desideravano indipendenza e, soprattutto, incontrare ragazzi e ragazze con cui condividere le loro passioni. Volevano uscire di casa, interfacciarsi alla nuova realtà in modo autonomo.
Sono orgogliosa di loro, del modo in cui stanno affrontando la vita e le difficoltà che questa gli mette davanti.
E sono fiera anche di me stessa.
Sono partita dall’Italia con l’idea d’iscrivermi ad un corso che mi avrebbe permesso di rientrare nel mondo del lavoro. E così ho fatto! Tra poche settimane riceverò la certificazione in Education Support, il corso che ho iniziato a luglio. Un percorso di studi che inizialmente avrebbe dovuto impegnarmi solo due giorni a settimana, ma che invece ha richiesto maggiore impegno con un tirocinio di 120 ore presso una scuola primaria che ho dovuto trovare da sola. È stato grazie a questo corso che ho incontrato e stretto le mie prime nuove amicizie. Ma soprattutto mi ha permesso di interfacciarmi subito con la realtà del lavoro.
Un anno dopo la partenza da Riyadh vedo due ragazzi che si interfacciano quotidianamente, con entusiasmo e serenità, ad una realtà nuova. Una realtà completamente diversa dalle precedenti.
Vedo una me stessa felice di vivere in un posto “normale”, che mi piace e mi fa stare bene.
Vedo anche una famiglia felice che affronta le normali sfide di tutti i giorni con ironia, determinazione e un pizzico di stanchezza fisica.
Drusilla, Melbourne
Complimenti per quanto avete costruito e auguri per uno splendido futuro lì downunder (si dice così, vero?).
Ciao!