Espatrio

Di alberi, uragani e solidarieta’

ALBERI
Written by Guest

Mi sono sempre identificata in un albero.
Per non perdermi mi immaginavo con le radici nella terra natìa e lunghi rami nei luoghi in cui passavo.

Ho sempre visto gli alberi come la grande forza della natura, profondissimi, case per scoiattoli, uccelli e altre famiglie di animali.
Alberi che ascoltavano segreti e producevano musica.
Alberi che hanno sempre dato riparo dalla pioggia e ristoro in una giornata assolata.
Alberi saggi che sapevano piegarsi ma mai spezzarsi.

Dove abito ora di alberi ce ne sono tanti e li osservo sempre con cura.
Qui in Florida siamo stati duramente colpiti dall’uragano Ian, e tanti alberi che si erano aggrappati alle loro profonde radici non ce l’hanno fatta.

Proprio come questi alberi anche il tetto della nostra casa ha ceduto, colpito prima da un fulmine che lo ha incendiato, e poi dal vento e dall’acqua. Quell’acqua,  come linfa, arrivata sia da terra che da cielo, è penetrata nelle pareti, nei pavimenti di legno, nei mobili e ha intriso tutto, ma non per portare vita e rinascita, bensì danni e muffa.

Ed è successo a tante, troppe persone.

Ero abituata ai terremoti, ai monsoni, alle tempeste di fulmini ma non agli uragani.
Sono crudeli quelli, sapete?
Arrivano con il vento, scatenano fulmini e saette e poi allagano tutto.
Da quel giorno anche il mare meraviglioso non è più lo stesso da queste parti.

Con tanti che sconsigliavano di venire in vacanza nella disastrata Florida mi sono trovata a difendere questa terra dicendo che questi sono gli Stati Uniti, presto sarebbe tornato tutto come prima, ma è passato un mese e la distruzione è ancora ovunque, i segni sono ancora evidenti e lo sono anche dentro ognuno di noi, non solo lungo le strade e nelle nostre case.

Quando ci hanno evacuato per strada eravamo tutti molto agitati, come il vento, che piano piano aumentava, collaborando a rendere surreali quelle gambe frettolose di genti che lasciavano le loro case senza sapere se e come le avrebbero ritrovate.

Nella  profondità dello sguardo degli sconosciuti che incontravi leggevi il valore unico, in quel momento, di uno “Stay Safe” che non era più solo un semplice saluto.
Poi l’uragano e via la luce, via l’acqua, via internet, via la linea telefonica.
Non potevamo sapere se le persone sconosciute o conosciute erano al sicuro, se davvero quell’augurio di restare salvi avesse funzionato.

Sapete cosa mi ha colpito di più subito dopo?
I semafori.

Chi ha guidato lungo le larghe strade americane sa che senza semafori è davvero complicato farlo ma quelli che avevano resistito erano spenti, anche loro senza energia, così come i lampioni.
Quando li hanno riaccesi al primo grande incrocio sono stata ferma tipo 3 lunghi minuti a guardare quel filo elettrico sospeso con i semafori penzolanti.
Avevo dinanzi un semaforo rosso ed un altro verde.
Ma come era possibile?
Poi ci sono arrivata, si erano semplicemente girati, piegati, proprio come gli alberi.

Come si affronta tutto questo?
Come durante ogni tragedia che tocca la sfera umana: si cerca l’altro.
Ognuno racconta il suo sentire, ognuno racconta il suo attimo di terrore personale.
Ognuno ha visto un piccolo particolare che a qualcun altro è sfuggito.

Cosi, c’è chi ha visto lottare una famiglia di Sandhill Cranes contro la furia del vento, chi si è trovato l’alligatore in giardino, chi ha passato ore a mantenere la finestra che stava volando via nonostante gli shield, chi ha accolto sia amici che semplici sconosciuti.

C’è chi ha dato acqua a chi non ne aveva, chi ha salvato cuccioli rimasti orfani (tanto che al Pet supermarket dove lavora mia figlia hanno dovuto fare scorta, nei giorni successivi, di latte per scoiattoli), chi ha accolto gli animali dei rifugi andati distrutti, e chi invece è stato costretto a riportare indietro l’animale adottato perché non aveva più una casa sicura dove farlo vivere.

C’è chi ha soccorso, chi ha offerto cibo perché tante persone hanno perso tutto, anche le scorte di snack comprati affannosamente nei giorni precedenti.

C’è chi è rimasto solo, isolato.

Ma c’è stata solidarietà,  tanta solidarietà.
Com’è vivere tutto questo lontano dalla famiglia?
Loro vorrebbero esserti vicino e supportarti, ma in realtà è chiaro che immaginano un brutto temporale, un’esperienza in qualche modo familiare, alla stregua di una strada allagata per due ore o due giorni.

In fondo c’è il cambiamento climatico, e anche in Italia si verificano fenomeni insoliti e terrificanti.
Passato quel terribile mostro che ha soffiato per dodici lunghissime lentissime ore, immaginano che arrivi il sole e asciughi tutto.

Purtroppo no, qui di sole ce n’è tanto ma non tutto si è asciugato, soprattutto le lacrime.
È passato un mese e le strade sono piene di cataste di spazzatura e quintali di legna raccolta, detriti e insetti.

Avete presente quelle enormi zanzare tropicali che ti si attaccano addosso? Ne sono arrivate anche nuove specie, portate dal vento da Cuba; sono ovunque, e ti assalgono, notte e giorno.
O come le formiche rosse, che son proprio aggressive ma normalmente se ne stanno per conto loro, tuttavia per non affogare sono scappate come noi dalle loro case.
Saranno arrabbiate parecchio, quindi come dargli torto se ti massacrano di morsi e possono anche farti morire?

Le formiche, abili ingegnere e instancabili lavoratrici, hanno fatto in fretta a ricostruire le loro città sotterranee: adesso tocca anche a noi.
Ce la stiamo mettendo tutta, facendo tre lavori, ma purtroppo le assicurazioni ci hanno lasciato soli e non rispondono più da due settimane neanche al nostro intermediario (public adjuster) e ci siamo trovati a pagare veramente troppo per le nostre finanze.
Il governo interverrà solo quando l’assicurazione ci dirà cosa ci concede.

Per ora stiamo vivendo una bruttissima situazione, aggravata dai figli preadolescenti e adolescenti presenti e solerti a ricordarti i tuoi fallimenti.
A chiunque vorrà potrò fornire i dettagli.

Per ora vi chiedo, se ne trovate il tempo, di leggere in breve la nostra storia e se potete, di aiutarci con informazioni su come muoversi in queste situazioni, a trovare un alloggio mentre l’assicurazione si decide a rispondere e fare il suo dovere.

Come le formiche, anche noi abbiamo bisogno del sostegno del nostro villaggio.
Vi lascio il link del gofoundme che una nostra amica ha attivato per aiutarci.

Grazie a chi ha letto fin qui e a chi vorrà condividere la raccolta e l’appello.
Grazia, Venice, Florida

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Guest

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