Esiste una specie di mito sulla vita all’estero: che in qualche modo ti cambi, ti apra la mente, ti forgi, donandoti nuove ampie vedute. E spesso mi son chiesta: ma diventare mamma all’estero mi ha davvero cambiata?
Una risposta univoca, ovviamente, non c’è.
Son diventata mamma per la prima volta quasi tredici anni fa, in una notte di neve, in un piccolo, apparentemente perfetto ospedale svizzero (in cui invece combinarono un disastro, ma questa è un’altra storia). Certo l’esperienza in sé è molto diversa da quella italiana (il mio secondo nacque a Milano), a partire dalle strutture, dagli esami in gravidanza, dalla concezione stessa di gravidanza e maternità, e forse dell’infanzia in generale.
Sicuramente son diventata madre in un Paese che, per quanto riguarda l’infanzia ed educazione ha una forte impronta nordica: una vita più spartana, una educazione più libertaria fin da molto piccoli. Più rigida nel sistema scolastico, tanta natura e vita all’aperto, pochi fronzoli e un inno all’autonomia e indipendenza dei bambini da appena camminano o circa…
Per certe cose mi ci sono semplicemente “ritrovata” immersa, senza avere altri parametri di riferimento. Per dirne una, mio figlio mi fu portato nel letto in ospedale e lì lasciato per giorni. Fui io a chiedere se potevano almeno passarmi una culletta e una spondina (sia mai che io mi addormenti cinque minuti e lui rotoli di sotto). Non so se sia la norma qui, forse no, ma di certo ecco… è una indicazione.
Mio figlio (nato a gennaio) ha dormito all’aperto e sul balcone, è vissuto in fascia e nel lettone quando la next to me non esisteva ancora. I miei bambini hanno imparato a mangiare cetrioli a merenda (alle 9 del mattino), son andati all’asilo avvolti nel tutone da neve per poter passar più tempo possibile all’aperto. Sono stati portati in giro con qualsiasi tempo nel carrellino a rimorchio attaccato alla bici. Cose che pian piano stanno diventando più normali anche in Italia, ma che mi rendevo conto allora non lo fossero. Tant’é che quando rientravo venivo indicata come “la straniera”.
Di certo il mio modello di riferimento era diverso da quello tradizionale, ma la verità è che forse era vicino a quello che io avevo già in mente, si sposava già di più con la mia personalità e il mio modello educativo. Quindi non so quanto mi abbia cambiato: forse in qualche modo mi ha agevolata. Ero pronta a ricevere quegli input, diciamo.
E alla fine non è sempre così? Cambiamo quando è il momento e nella misura in cui siamo disposti e aperti al cambiamento.
Mi ha cambiato di certo di più l’esperienza con ogni mio figlio. L’essere la loro mamma. immergermi (a volte scontrarmi) coi loro mondi. Mi ha aperto parti di me sconosciute, o che non avevo affrontato, su cui lavorare. Sono stata tante mamme diverse, e in questo non credo abbia inciso il fatto do vivere all’estero.
Sono stata una mamma inesperta, spaventata, anche molto sola. Ero arrivata da poco in una città all’estero dove non conoscevo nessuno. I social non erano ancora così imperanti per connetterci con gli altri. Fu anche per quello ad esempio, aprii un blog. Fui allo stesso tempo una mamma innamoratissima, insonne, entusiasta, creativa.
Con il secondo son stata una mamma leonessa, con due figli a 24 mesi di distanza, problemi di salute, tante altre notti insonni, il papà quasi sempre lontano.
Con la terza son riuscita nonostante tutto a goderci un po’ di più il tempo insieme, un tempo che è volato senza che riuscissi a fermarlo, mentre col primo sembrava non passare mai.
Ma son stata e saró ancora tante mamme, a secondo della loro età, della mia personale fase di vita, delle esigenze di tutti, del periodo storico (mamme in pandemia, ne avreste da raccontare eh?).
Anzi, mi rendo conto che sto evolvendo molto più ora, alle porte dell’adolescenza di uno, della pre-adolescenza dell’altro e della scolarizzazione della terza.
Perché in questa fase devo mettermi ancora più in gioco e in ascolto, dandoci la possibilità ancora una volta di crescere insieme. Interagiamo col mondo in cui viviamo, ma ancora di più in ascolto di noi stessi e del nostro mondo interiore. Un gioco di equilibrismi a volte impossibili a prima vista, che man mano ritrovano una nuova stabilità temporanea. O meglio nuove modalità di affrontare il percorso caotico di noi genitori, ovunque ci troviamo nel mondo.
Tante parole, per girare la domanda a voi: quanto vi ha cambiato diventare mamme fuori dal vostro paese di origine?
Valentina, Svizzera
Ciao Valentina! Proprio pochi giorni fa parlavo con Federica di te in quanto mi sono trasferita da Bologna uno anno fa a Losanna! Spero avremo modo di tenerci in contatto! Giulia
Ciao. Sono anche io una trismamma, anche se in Italia. Diventare mamma è stata ogni volta una sfida diversa. Come te ho due figli grandicelli e la terza di poche settimane: mi sono ritrovata molto nelle tue considerazioni sul tempo che ora sembra volare (e che voglio godermi il più possibile) e che invece col primo sembrava non passare mai.
Le tue riflessioni sulle nuove sfide che ti aspettano con il grande e l’adolescenza mi hanno fatto pensare a come vedevo io i miei genitori: per me erano “arrivati”, persone finte; chissà se anche loro avevano questa percezione di loro stessi oppure, come me, come noi, ci sentiamo in divenire coi nostri figli?
Diventare mamma ci cambia sempre, ovunque noi siamo!