Ci siamo date appuntamento subito dopo il drop off come abbiamo fatto tante altre volte in questo lungo e intenso anno. “Giusto un quarto d’ora perché ho delle cose da fare” ci diciamo sempre così.
Ci siamo salutate tra grandi abbracci, promesse di mantenerci in contatto.
Sono uscita con il cuore pesante. Le lacrime sono sgorgate in macchina. Sopraffatta dall’emozione, esattamente come hanno fatto i nostri figli quando hanno dovuto salutarsi per la fine della scuola.
E’ stato un anno molto intenso. Senza l’aiuto di queste mamme della scuola non ce l’avrei fatta.
Quando è iniziata la mia avventura a Dubai, dopo che Kuwait ci aveva chiuso le porte, onestamente non avevo grandi pretese o aspettative. Anche perché non avevo chiaro in mente quanto saremmo rimaste a Dubai. Pensavo ancora che saremmo ritornate in Kuwait dal papà.
Imparare a muoversi, capire tutte le novità, gestire mia figlia in totale solitudine e sfuggire al covid, sono state le mie priorità.
Ma sarei falsa se non ammettessi che il primo anno ho sofferto per non aver parlato con nessuno, a parte le mie 4 amiche italiane, che già conoscevo prima.
Poi Giada ha iniziato year 6 e la musica è cambiata immediatamente, grazie alla nuova classe.
Me ne sono accorta dalla prima chat di classe in cui erano tutti gentili. Poi sono successe tutta una serie di insperate coincidenze: due bambine che abitavano nel nostro stesso complex, addirittura tre che erano nella nostra stessa squadra di nuoto.
Ho visto Giada rifiorire, circondata da persone simili a lei, ma anche la mia vita è cambiata radicalmente.
Ho iniziato a chiacchierare con alcune mamme, che sono diventate subito preziose.
Grazie a loro sono riuscita a districarmi nella difficile scelta della secondary school, poi abbiamo affrontato insieme tutto il faticoso percorso degli esami.
Poi sono arrivati i mille impegni sportivi delle nostre figlie.
Ma anche le movie night e i giochi nel giardino. E noi diventavamo ogni giorno più unite, complici.
Abbiamo iniziato con i caffè veloci al mattino subito dopo il drop off decisi last minute, poi gli aiuti reciproci , i turni in macchina per portarle a scuola o agli allenamenti.
Il divertente viaggio a Londra.
Sempre unite.
Mi sono chiesta se questa è amicizia. Per me lo è, sopratutto in questa fase di vita.
Mi sono anche chiesta su che basi da adulti diventiamo amici.
Il bisogno?
Innegabilmente condividere lo stesso stile di vita, la quotidianità dello sport, il fatto che le figlie diventino amiche ha aiutato, ma poi sono subentrate altre affinità .
La passione per alcune cose, la voglia di chiacchierare, le battute, la semplicità. Nonostante fossimo tutte di nazionalità diverse, con background totalmente diversi, ma forse questo è quello che più mi è piaciuto.
Mi sono sentita così a mio agio e capita. Tra l’altro ogni volta che mi sono trovata in difficoltà, ho ricevuto gentilezze, senza nemmeno chiederlo. Tanti gesti importanti.
Oggi, nel nostro ultimo caffè tutte insieme, le osservavo. Come sempre le chiacchiere si frapponevano, così come i sospiri, i sogni.
Siamo tutte straniere. Ormai però tutte dicono: “Mamma mia”.
Quest’anno verranno ben tre di loro in Italia in vacanza. Una addirittura in Puglia.
Devo ammettere che quest’anno ho condiviso più chiacchiere, emozioni e tempo con loro che con i miei adorati quattro amici italiani.
Per assurdo quest’anno loro li ho visti meno. Fagocitati dai loro impegni.
O forse lo ero anche io.
Non so in cosa differisca l’amicizia in età adulta rispetto a quella tra ragazzi, probabilmente siamo meno carichi di aspettative, rispettiamo di più la diversità, siamo più clementi con le debolezze ma alla fine, sia nell’amicizia in età adulta che in quella da ragazzi, scegliamo le persone che ci fanno stare bene, le persone che ci fanno sentire accolte. Quelle che ti rubano un sorriso. Le persone a cui non hai bisogno di chiedere nulla.
“Some people arrive and make such a an impact on your life you count remember how it was without them”.
Mimma, Dubai