Pur non avendo mai avuto un grande interesse per l’Australia prima che mi capitasse di viverci, ho sempre pensato a Sydney come a una metropoli moderna, sempre attiva, sprizzante vitalità ed energia innovativa, inarrestabile. La immaginavo come New York con il plus della natura pazzesca. Mi sono dovuta in parte ricredere. L’atmosfera che qui si respira è del tutto diversa da come l’avevo immaginata o da come l’avrei percepita se fossi venuta solo in vacanza.
Ho già parlato delle cose che amo e di quelle che non amo di questa città . Oggi vi racconto alcune delle cose che mai avrei immaginato.
ABORTO
In New South Wales, lo stato dove si trova Sydney, l’aborto è stato depenalizzato solo nel 2019. Vivendo qui mi sono accorta di quanto il retaggio cattolico sia forte. Sebbene i dati sull’occupazione femminile siano all’avanguardia, la realtà rispecchia una società fortemente ancorata a valori di vecchia tradizione e meno emancipati di come ero portata a pensare.
SUFFRAGIO UNIVERSALE
In Australia le donne hanno diritto di voto fin dalla fine dell’‘800.
L’Australia è stata in questo molto progressista.
Ma sapete da quando hanno diritto di voto i popoli nativi?  È solo dal 27 maggio del 1967 che l’Australia ha riconosciuto con un referendum il diritto di voto per gli aborigeni, modificando la Costituzione e permettendo così al Governo la loro tutela. Il tema degli aborigeni è ampio e racconta molto bene un lato oscuro della storia australiana che si riflette ancora, e molto, sulla società .
RAZZISMO
Come scriveva anche l’Amica di Fuso Claudia qualche tempo fa, a Sydney il tema del razzismo è robusto e presente. Sebbene questa sia una società fortemente multirazziale, è molto poco multiculturale. E questa è una cosa che non avrei mai immaginato.
Non se ne parla a gran voce. È molto tutelata una facciata di rispetto e uguaglianza. Eppure, allo stesso tempo, il razzismo si percepisce in modo chiaro. È ancora molto presente in modo sistemico.
In particolare comprende accordi istituzionali, leggi, politiche, curricula e contratti, tutti elementi che concorrono a determinare una cristallizzazione dello status quo a favore del gruppo etnico dominante.
Da poco se ne comincia a parlare in maniera aperta, ma occorre saper cercare le bolle dove il dialogo è attivo e non negatorio.
Ogni paese deve fare i conti con il razzismo. In Italia mi scontro spesso con questa problematica, ma mi ero fatta l’idea che, essendo questo un paese d’immigrati, si fosse in qualche modo più avanti. Invece no. E non me lo sarei mai immaginato.
VITA CULTURALE
Sydney è senza ombra di dubbio ricca di eventi e cose da fare.
Fatte salve le limitazioni dettate dalla pandemia, la città offre continuamente mostre, spettacoli, festival. Devo dire però che il livello culturale non è quello che mi sarei aspettata da una grande città . Rimango sempre colpita dagli allestimenti e dalle scenografie che sono di solito monumentali ed elaborate. È evidente il grande investimento di denaro. Da addetta ai lavori, però, devo aggiungere che l’espressione artistica e il dialogo culturale sono un po’ indietro.
In questi quasi quattro anni ho visto cose che a Roma vedevo già 15 anni fa.
Sono pochissimi gli eventi che ho trovato davvero stimolanti.
Mi sono imbattuta in molta più avanguardia in una sola settimana a New York o a Parigi. E non me lo sarei immaginato. Non da Sydney. Forse dall’Australia in generale sì, ma immaginavo Sydney come una metropoli di altro genere.
CUSTOMER SERVICE
Da un lato l’attenzione al cliente è formidabile. Si possono restituire gli acquisti senza grossi problemi e si viene rimborsati con grande facilità . Anche se semplicemente si cambia idea. Sono tutti gentilissimi. Sempre.
Da un altro punto di vista, però, il personale nei negozi di ogni genere è davvero poco formato. Spesso i commessi hanno pochissime informazioni su quello che vendono e una scarsa inclinazione a dare consigli o proporre alternative. Non hanno quasi mai la risposta a una domanda che sia sulla taglia, il materiale o qualsiasi altra cosa. La risposta standard di solito è: “I need to double check“.
Credo che questo dipenda dal fatto che questi lavori sono perlopiù svolti da ragazzi che ancora studiano e c’è una grandissima turnazione di personale. Raramente si tratta di mestieri che vengono considerati una professione. Ed è un peccato. Io, per esempio, compro ormai quasi tutto online per questo motivo. Mi innervosisce entrare nei negozi.
A voi è mai capitato di imbattervi in cose che non vi sareste mai immaginati abitando all’estero? Penso che nessuna nazione al mondo sia perfetta. Esistono certamente luoghi meglio organizzati di altri, meglio tenuti. Esistono paesi con diritti civili più equi di altri.
Più vivo fuori, però, e più mi convinco che la differenza nel percepire un luogo sta tutta negli occhi di chi lo guarda. Mi domando spesso se gli altri notino quello che noto io. A volte, quando parlo con le persone, mi accorgo che non è così. Soffermiamo lo sguardo su ciò che ci tocca. Nel bene e nel male credo che, chi siamo noi, misuri il nostro sguardo e il nostro giudizio.
Per la par condicio a breve scriverò un articolo su tutto quello che non mi sarei mai immaginata e mi ha colpita positivamente.
State connessi!
Manuela, Australia