Vivere all'estero

Cinque cose tedesche da esportare

Tra pochi mesi cade il mio decimo compleanno in Germania, un capitolo di vita importante che mai credevo potesse durare così a lungo. Non posso sicuramente nascondere che la mia opinione sulla Germania in questi dieci anni sia cambiata moltissimo e che abbia subito molti momenti up and down, un po’ come in una qualsiasi relazione con un amico o un compagno di vita.

Trascorrere così tanto tempo in un Paese (se non QUESTO Paese!) può essere per molti di voi incomprensibile, soprattutto per una che un local non lo ha nemmeno sposato!
Nonostante tutto quello che si possa dire e pensare, una permanenza di ben dieci anni significa che – a prescindere dalle crisi – qualcosa di buono durante il cammino lo si è incontrato.

Partendo da questo presupposto ho pensato di stendere una lista personale di “cose buone tedesche da esportare”, che per alcuni di voi potrà essere spunto di dibattito e per altri invece, perché no, idea o occasione di riflessione sulla propria realtà:

  1. La distinzione tra tempo lavorativo e tempo privato (e il valore dato ad entrambi).

Gira una certa nomea per cui i lavoratori tedeschi siano molto dediti alle loro professioni, dedicandoci molto tempo della loro vita. Io rispondo: possibile, ma non in tutti i contesti e sempre secondo alcuni limiti. Cosa significa? Escludendo il mondo delle p.iva dove la situazione è molto simile a quella italiana (se non che i clienti più prima che poi pagano!) alcuni settori rilevanti come quello sanitario ed il mondo dipendente sono veramente un universo a parte.

Accumulare un sovraccarico di ore lavorative extra al mese o all’ anno è un problema che deve essere risolto entro l’inizio della primavera/estate successiva prendendosi OBBLIGATORIAMENTE ferie.

Questo comporta due cose: le ore extra non vanno mai a vuoto, hanno un valore in tempo e in denaro che se ricadono sull’efficienza dell’azienda devono essere ridotte il più possibile.
Il risultato? Il dipendente (ma anche il titolare, attenzione!) ne sono entrambi coscienti e il monte ore settimanale deve, nei limiti del possibile, rientrare nei patti stabiliti.
Per questo e senza alcun tipo di incertezza il lavoratore tedesco è da un certo orario (16/17, 14 il venerdì) già immerso nella sua Feierabend, serata di riposo, e  irraggiungibile in feste, ponti e weekend.

La differenza fondamentale è il focus del titolare sul risultato.
Se viene compiuto nelle scadenze stabilite, a prescindere dalla distribuzione che il dipendente fa delle sue ore nel corso della settimana (ecco anche il concetto di tempo flessibile) non si espone in commenti troppo impropri. Come non si espone – tendenzialmente – sulle scelte del dipendente di prendersi: permessi per cause di forza maggiore (malattia propria o familiare), giorni se non più settimane di ferie dopo un periodo impegnativo, volontà personali di ridurre il proprio orario per venire incontro a serie esigenze familiari.
Anche il rapporto lavorativo, come quello tra stato e cittadino, è insomma un rapporto di fiducia.

Alla luce di questo atteggiamento gli equilibri lavorativi sono diversi e il tempo privato ne viene beneficiato, lanciando un messaggio anche se vogliamo sociale importantissimo.

2. Il servizio ostetrico a domicilio.

Su questo appunto aggiungo “se solo lo Stato tedesco riconoscesse o pagasse di più le ostetriche”. Il mondo dell’assistenza sanitaria tedesca è purtroppo – come quello educativo – da anni allo strozzo e bisognoso di riforme urgenti. Il tema risulterà sicuramente per molti di voi – soprattutto in seguito all’emergenza Covid- trito e ritrito. Però ogni tanto penso: se anche lo Stato Italiano ci pensasse una buona volta, a sostenere il servizio ostetrico a domicilio e non lasciasse tutte queste neo mamme, piegate dalla fatica e dal dolore del post-partum, dover andare per forza in un Consultorio per essere assistite.
Avere un’ostetrica a domicilio è stato un regalo; al di là di alcune difficoltà tecniche, poter ricevere quotidianamente e GRATUITAMENTE una professionista tra le quattro mura del mio appartamento è stato, specialmente con Leonardo, salvifico.
Vedo in Italia troppe mamme che dopo un parto vengono lasciate a loro stesse, magari preda di consigli o aiuti alcune volte improvvisati. Ecco, penso che questo settore professionale andrebbe sicuramente più rinforzato, gratificato, sostenuto per garantire al nostro futuro, ai bambini, una migliore accoglienza in questo mondo.

3. Gli spazi per le famiglie sono oggetto concreto di interesse architettonico.

Penso che nel nostro Bel Paese amiamo i bambini, ma stranamente non sappiamo accoglierli architettonicamente. Spesso in Germania ogni luogo o esercizio pubblico è in grado di facilitare la vita sociale familiare attraverso:

Wc femminili o disabili, o addirittura wc separati, dotati di fasciatoio pulito, angolo allattamento, water e lavabi per i più piccoli (tanto apprezzati quando ci si muove con più bambini). A volte questi angoli cambio sono presenti in negozi ed ambulatori, con tanto di pannolini, salviette e sacchettini gratuiti

Parchi gioco, interni ed esterni, in legno e-o materiali morbidi, per ogni età e collaudati religiosamente, all’interno e all’esterno di ristoranti, bar, parchi

Angoli lettura ed attività a misura di bambino non solo nel mobilio, ma anche nella scelta dei materiali, in negozi e biblioteche

Zone di parcheggio carrozzine/ passeggini, in spazi esterni (anche coperti) ed interni (es. alcuni ambulatori pediatrici) per evitare di doverli lasciare in strada

Ascensori (almeno a Monaco è cosí) ad ogni fermata metropolitana, quasi sempre funzionanti e frequentemente usufruiti appunto da genitori, disabili ed anziani

4. Il pane

Penso che la prima cosa che possa mancarmi distante dalla Germania sia…rullo di tamburi! Non la birra (su cui non voglio accendere discussioni infinite!) ma il suo pane. Perché è indubbiamente buono, fatto bene, variato, se vogliamo riassumerlo: confortante.
E se i tedeschi sono spesso lunatici, burberi, poco amichevoli, mi basta entrare in una panetteria tedesca per riprendere veramente il buonumore. Il conosciutissimo bretzel è non solo il bestseller mondiale della panetteria tedesca, ma anche il bestseller tra le madri tedesche nel regalare qualche morso di pace ai loro bambini affamati.

Specialità golose ne potrei elencare molte. Io vado pazza per i panini sfogliati, quelli con i semi di zucca, di papavero, il pane nero…e un boccone tira l’altro. A tavola con il pane tedesco non possono mancare insaccati e formaggi che, per quanto possano più o meno piacere, si abbinano alla perfezione nel famoso Brotzeit. Insomma…con tutto rispetto per altri Paesi, penso che la Germania sia veramente il Brotweltmeister, il vincitore olimpionico del pane.

5. L’educazione all’autonomia

La Germania e molti Paesi nordici lo martellano sin dai primi anni di vita.
L’educazione all’ autonomia è un perno fondamentale che si riflette su molti comportamenti non solo genitoriali, bensì sociali. Per quanto ancora fatichi ad accettarlo in toto posso dirvi che nella mia esperienza lavorativa questo fattore sia stato fondamentale nel decidere di fermarmi qui.

Mentre in Italia osservavo e vivevo situazioni di subordinazione a scadenza illimitata, arrivare in Germania è stata quella doccia fredda che mi ha permesso di crescere davvero come professionista. Dal primo, primissimo giorno, mi è stata data una fiducia che non avrei mai potuto sognare in Italia; rispondere al telefono ad esempio o ricevere un cliente.
Gestire in toto un progetto. Guidare l’auto del mio titolare. Insomma tutto un: fai, arrangiati, impara. Non c’è “gelosia” per ciò che si è arrivati a creare. C’è piuttosto premura perchè tu possa- il più presto possibile- stare dritto su quelle due gambe e saperti muovere da solo.

Un insegnamento bellissimo, a mio parere esemplare, che richiede un approccio non solo al lavoro, ma anche alla vita, molto diverso da quello apprensivo e possessivo di cui noi italiani siamo spesso fin troppo conosciuti e giustamente criticati.
Non c’è crescita dove non c’è respiro, prateria aperta insomma.

Spero che in alcuni di questi punti vi siate potuti ritrovare.
Con piacere ascolto le vostre opinioni, esperienze e spero sempre gentili critiche dai vari fusi del mondo.
E le vostre cinque cose da esportare, quali sono?

Un abbraccio da Monaco di Baviera, Alessandra

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Author

Alessandra Monaco di Baviera

Italiana di nascita, cittadina europea, Alessandra vive dal 2012 nella bella citta’ di Monaco di Baviera in Germania. Qui lavora da otto anni come architetto e trascorre le sue giornate dividendosi tra ufficio e cantieri. Circa tre anni fa dice si ad un nuovo progetto, quello della sua famiglia, e diventa mamma di un piccolo terremoto che colora le sue giornate di miriadi di pasticci e risate argentine. Nel 2019, rispondendo a una personale necessita’ di mettere le proprie esperienze di emigrata nero su bianco, comincia a pubblicare i propri articoli sul web, inaugurando una nuova, lunga fase di racconti sulla propria quotidianita’. Per conoscerla ancora piu’ da vicino la trovate su theitalianpot.com.

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