Non tutti quelli che lasciano l’Italia lo fanno per stabilirsi definitivamente altrove.
Alcuni decidono di dedicare un pezzo della loro vita a fare esperienze in uno o più Paesi. Spesso durante o dopo l’università. Altri espatriano per un’occasione lavorativa breve o per una storia d’amore o per curiosità.
Altri ancora viaggiano stabilmente per lavoro. Cambiano destinazione a seconda delle proposte e dei contratti. Questo è il caso della mia famiglia.
La spinta a viaggiare per lavoro può nascere dal desiderio di una maggiore solidità economica. Oppure dalla voglia di misurarsi in progetti stimolanti e diversi a seconda delle esigenze sociali.
Questo girovagare presenta lati ricchi di fascino enorme. Come la possibilità di cambiare stile di vita spesso. O la possibilità di conoscere e incontrare nuove culture e vivere tanti Paesi.
L’espatrio non sempre è facile. Quando ci si muove in due, e poi in più di due, subentrano domande e dubbi, come è normale. Abbiamo parlato di mogli e mariti al seguito, di differenze tra i sistemi scolastici, di coppia.
Al di là di tutto questo, resta ciò che ha guidato la scelta.
Quando mi assale la stanchezza di essere lontana da casa, mi ricordo il motivo che ci ha portati qui. E mi fa contenta, mi rasserena. Mi sento parte dei tanti italiani che esportano professionalità e un pezzettino del nostro modo di essere. Mi piace questa cosa, mi evidenzia come le persone e le nazioni possano collaborare tra loro in un modo che migliori la vita di tutti.
Per questo voglio raccontarvi di Snowy 2.0: un’opera imponente che ci ha fatti arrivare qui Downunder.
Sebbene l’Australia sia spesso associata alle molte miniere di carbone attive, il Paese sta investendo parallelamente anche (e molto) nelle energie rinnovabili.
Il progetto Snowy, la prima fase
Snowy è un progetto idroelettrico. È parte della storia australiana ed è un importante esempio di innovazione e ingegnosità.
La costruzione non è cominciata oggi, ma affonda le sue radici nel lontano 1949. Il primo completamento risale al 1974 con la realizzazione di 7 centrali elettriche, 16 dighe, 80 chilometri di acquedotti e 145 chilometri di tunnel. Un sistema che oggi può produrre oltre 3.500 megawatt di energia rinnovabile.
Nel corso della costruzione vi hanno lavorato oltre 100.000 persone provenienti da 30 Paesi. Molti di loro scappavano dagli orrori e dalle miserie del dopoguerra in Europa, cercando una nuova vita in una nuova terra. I lavoratori vivevano nei paesi rurali, dislocati in 100 accampamenti temporanei, in condizioni climatiche estremamente dure. Al termine di questa prima grande impresa, in tanti decisero di rimanere nel Paese. Disperdendosi in tutta l’Australia e contribuendo a modificarne il profilo sociale e culturale.
Snowy 2.0
Il progetto di Snowy 2.0 è stato annunciato ufficialmente nel 2017. Nel corso dei due anni successivi, in contemporanea con le necessarie investigazioni geotecniche, si è svolta la gara per l’aggiudicazione dei lavori. Vi hanno partecipato consorzi di società di costruzioni provenienti da tutto il mondo per presentare l’offerta economicamente e tecnicamente più vantaggiosa. Nel gennaio 2019 Snowy ha annunciato Future Generation, una joinventure guidata dal gruppo italiano Webuild, come appaltatore preferito per la realizzazione dell’opera.
Snowy 2.0 spingerà la transizione dell’Australia verso un futuro di energia rinnovabile.
L’esigenza di allargare la prima idea è nata perché le energie rinnovabili, data la loro natura variabile e imprevedibile, non sempre garantiscono di ottenere un approvvigionamento energetico affidabile e stabile. L’obiettivo di Snowy 2.0 è quello di renderlo possibile, riuscendo a creare un accumulo di energia pulita. Da usare nei momenti in cui la produzione è bassa.
Come lo renderà possibile?
Il progetto comprende il collegamento di due bacini idrici esistenti, Tantangara e Talbingo. Ciò avverrà attraverso 27 chilometri di tunnel idraulici e la costruzione di una centrale in sotterranea a circa 800 metri di profondità. Questo sistema lavorerà trasferendo l’acqua da un bacino all’altro e sarà in grado di generare 2.000 megawatt su richiesta e circa 350.000 megawatt ora di stoccaggio su larga scala per il mercato nazionale dell’elettricità.
Si tratta di un accumulo di energia sufficiente per alimentare tre milioni di case nel corso di una settimana.
Snowy 2.0: opportunità di formazione e posti di lavoro
Questo creerà anche significative opportunità di formazione e sviluppo per la forza lavoro australiana. Genererà circa 4.000 posti di lavoro diretti nella regione di Snowy Mountains per tutta la durata del progetto e migliaia di altri in ruoli di supply chain e servizi.
Ad oggi sono impiegate oltre 1.000 persone con un’incredibile varietà di professionalità.
C’è la gestione delle attività operative in cantiere con supervisori, minatori, meccanici, carpentieri, elettricisti, idraulici e operatori di mezzi pesanti.
Così come il personale specializzato per la gestione degli impianti e delle macchine, comprese 3 TBM di 11 metri di diametro. Inoltre c’è il personale per la sicurezza e l’ambiente, ingegneri civili, meccanici ed elettrici, geologi, laboratoristi, topografi.
Ma anche tutto lo staff necessario per supportare la realizzazione dell’opera. Amministratori di contratti, contabili, servizi di catering e gestione di accampamenti temporanei. Gestione delle relazioni con la comunità, del personale, delle relazioni industriali, degli acquisti, della logistica ecc…
È soddisfacente pensare alla continuità con il primo progetto di Snowy in termini di multiculturalità e integrazione nella comunità, ma anche come sfida lavorativa. Il primo progetto di Snowy è considerato una delle meraviglie ingegneristiche dell’uomo. Snowy 2.0 contiene sfide altrettanto avvincenti. Per esempio la realizzazione della più grande centrale in sotterranea a 800 metri di profondità. O la più grande condotta idraulica in pressione realizzata con una TBM.
A voi potrà sembrare assurdo, ma io mi commuovo quando ci penso.
Personalmente ho sempre legato il lavoro a progetti ed obiettivi in cui credere.
Ho sempre legato il lavoro all’idea del nutrimento personale e collettivo.
Quando organizzo un evento o quando scrivo o quando registro un podcast sono mossa dalla voglia di regalare agli altri qualcosa di prezioso.
Ecco, sapere che mio marito è coinvolto in un progetto così bello, che lo stimola in molteplici direzioni, che lo ispira e che potrà ispirare i nostri figli, mi ha reso più facile l’espatrio. Mi fa inoltre sentire molto fortunata perché considero preziosa l’esperienza e la possibilità di farla.
Sapete qual è il mio motto?
L’esperienza non è ciò che accade a una persona, ma ciò che una persona fa con ciò che gli accade.
Manuela, Sydney