È un periodo difficile, e lo sappiamo. Per tutti. Anche per me e per la mia famiglia. Di cambiamenti, di aggiustamenti, di ripensamenti e difficoltà.
Un periodo in cui mi interrogo più spesso sulla bontà delle mie scelte, sulle ricadute che hanno sui miei figli, e via via in un vortice di pensieri poco funzionali, che per fortuna poi riesco a stoppare.
A volte perdo la pazienza, e me ne pento. Un po’ come tutte le mamme, no?
Però da parent coach voi direte, la pazienza non dovresti perderla! O non dovresti mostrarlo pubblicamente, altrimenti poi chi si fida di te? chi lavorerà con te con la sicurezza poi di ottenere buoni risultati?
E così mi viene in mente quella psicologa che un che un giorno mi disse che si sentiva in colpa, e io scoppiai in una fragorosa risata, perché ovviamente la psicologa con il senso di colpa mi sembrava una immagine bizzarra. E invece no. Perché è un essere umano, ed io sono un essere umano, e come tali vacilliamo e siamo imperfetti. Magari abbiamo solo più strumenti per gestire gli errori, imparare da essi, o la prontezza di domandare aiuto.
Tornando a me…
Non è che non mi faccia domande e non mi dispiaccia quando sbaglio, intendiamoci: non è nella mia indole oltretutto e sarebbe poco consapevole. Oltretutto penso che la gestione dell’errore come un amico che ci insegna qualcosa, piuttosto che come una macchia da nascondere, sia uno dei grandi doni che possiamo fare ai nostri figli. Per la vita. Perchè ricordiamolo: stiamo crescendo persone, adulti futuri. Stiamo educando a lungo termine.
Dicevo che ora, dopo un errore, al posto di indugiare nel senso di colpa, ho due reazioni che un tempo non avrei avuto:
- Prendo la mia reazione per quella che è: un segnale. Un bel segnale di stop forte e chiaro. Come un bel semaforo rosso lampeggiante, che mi indica che ho raggiunto il mio limite. Di stanchezza. Stress. Sovraesposizione continua (che significa giorno e notte senza aiuti per giorni e giorni) a tre minorenni. Poco spazio per me. Poco tempo per ricaricarmi. Nessun incontro con le amiche. Quando perdo la pazienza in genere è perché sono stanca, stressata, ho preteso troppo da me stessa. E al posto di crogiolarmi nel senso di colpa ora so che quello che devo fare è ritrovare un equilibrio, rallentare, staccarmi. Fare qualcosa per me stessa, insomma. So che può sembrare contro-intuitivo, ma è così molto spesso, per la maggior parte delle mamme.
- La riconnessione. Una volta ho letto della legge del 33%. Ovvero che un buon genitore, o il famoso genitore sufficientemente buono passa un terzo del suo tempo connesso con i figli, un terzo del tempo perde la connessione e il restante terzo lo usa per riconnettersi. Ora, non so che basi scientifiche abbia, ma empiricamente direi che mi convince! Non è davvero possibile esser perfetti e rimanere sempre perfettamente connessi con i nostri figli, ma è importante, poi, riacquistare la connessione perduta, chiedere scusa, parlare, abbracciarsi, spiegarsi e fare meglio la volta successiva.
- Se però i momenti di crisi son tanti e ricorrenti (quando quel ‘chi me l’ha fatto fare?’ che ogni tanto risuona in testa a tutte diventa più frequente insomma e meno ironico) prova a annotare i comportamenti di tu* figli* che ti mandano in crisi, o che per te sono difficili, oppositivi ecc. E chiediti quando succesono? Intravedi uno schema ceh si ripete? Tu invece come ti senti in quei momenti? Come vorresti sentirti invece? Di cosa avresti bisogno Tu per sentirti cosí? Contestualizzare un comportamento ricorrente aiuta a capirlo, comprendere le dinamiche e i bisogni che si nascondono dietro a un determinato comportamento per trovare soluzioni efficaci!
Quindi, in poche parole, dopo queste mie confessioni di una parent coach: tempo per me, comprensione dei miei bisogni e (ri)connessione penso possano essere una ottima ricetta per questo 2022, con buonissima pace dei sensi di colpa. E voi cosa mi dite, riuscite a far queste due cose?
Valentina, Italia