Sono rientrata in Italia dopo quindici anni e sono tornata irrimediabilmente cambiata: sto attraversando un vero e proprio shock culturale inverso.
Era ovvio. L’ho studiato, l’ho insegnato, sapevo bene che non c’era un punto di partenza dove ritornare, e che non avrei trovato tutto come lo avevo lasciato.
La verità é che forse nemmeno ci tenevo così tanto a ritrovare tutto uguale. In fondo tutta la mia storia segue fedelmente la mia natura selvatica ed allergica alla routine.
Fa comunque un effetto strano. Ci si sente un po’ disorientati, come se si fosse persa la bussola, come se servisse una mappa per aggirarsi in luoghi teoricamente noti.
Ho riflettuto un po’ per capire quali fossero le cause di questo dis-allineamento che spesso avverto.
Perché mi succede? Cosa è per noi lo shock culturale inverso? Ho individuato possibili indizi a livello delle mie aspettative interne e di quelle esterne. Quello che si pensa di dover provare, e quello che gli altri si aspettano che dovremmo provare.
“Finalmente sei a casa!” , mi sento dire spesso.
Questo senso di sollievo presunto dell’essere tornata finalmente a casa, alle mie origini teoriche, ancora non lo avverto ed un po’ mi stranisce. Mi sento come un pezzo di un puzzle ritrovato dopo tanti anni, che però ora non si inserisce più in quello spazio lasciato vuoto forse troppo a lungo.
Provengo da qui, ma non sono più di qui.
Ho cambiato forma, sostanza e consistenza in queste quasi due decadi in cui sono stata altrove. E quell’altrove mi ha riempito gli occhi, il cuore e la mente, mi ha cambiata.
La sensazione non è quella dì essere tornata a casa, o almeno non ancora. È un percorso anche questo da fare senza troppa fretta, c’è una via da ritrovare, che sarà probabilmente diversa rispetto a quella da dove sono venuta.
Per ora rimango ancora un po’ sospesa, con le gambe a penzoloni, ad osservare il mondo intorno a me per trovare la mia nuova collocazione.
Sono un hidden immigrant che parla la lingua locale, assomiglia alla popolazione locale, ma che ha perso un po’ traccia e senso degli usi e costumi, dei modi di dire, del sentire collettivo.
Una Ulisse che ritorna ad Itaca.
Sto lavorando molto in termini di reframing per trovare una mia collocazione.
Il reframing è quel meccanismo psicologico da utilizzare quando tendiamo a ripeterci una storia che non ci aiuta più nella testa. È utile per sostituire dischi rotti mentali.
Quando ci sorprendiamo ad assolutizzare, a vedere la realtà con il filtro del bianco o nero, quando scambiamo la nostra prospettiva con la verità, quando abbiamo già deciso erroneamente come dovrà andare a finire.
In quei momenti è fondamentale cambiare assetto e prospettiva verso se stessi e verso gli altri. Ossidare l’inossidabile. Sfidare le nostre convinzioni, vedere la realtà in modo diverso, nella consapevole ricerca di atteggiamenti più costruttivi e produttivi.
Questo è semplicemente un nuovo capitolo, mi dico. Troverò di nuovo il modo di stabilizzarmi in questa nuova realtà come ho fatto mille altre volte, sarò una straniera in quella che tutti chiamano casa mia ancora per un po’. E va bene così.
Mentre me lo ripeto, mi viene in mente quella bellissima canzone di Jovanotti che sembra parlare di me…
E ora dove si va adesso
Si riparte per un’altra città
Voglio andare a casa la casa dov’e’?
O signore dei viaggiatori
Ascolta questo figlio immerso nei colori
Che crede che la luce sia sempre una sola
Che si distende sulle cose e le colora
Di rosso di blu di giallo di vita
Dalle tonalità di varietà infinita
Ascoltami proteggimi
Ed il cammino quando è buio illuminami
Sono qua in giro per la città
E provo con impegno a interpretare la realtà
Cercando il lato buono delle cose…
Sí, cercando sempre il lato buono delle cose
Monica, Italia
Bellissimo articolo Monica! L’ho letto tutto d’un fiato e mi ha fatto un sacco riflettere. Io lo shock culturale inverso lo vivo anche solo quando rientro in Italia d’estate ed è una cosa che un po’ mi turba.
“Provengo da qui, ma non sono più di qui. ” mi terrò a mente questa tua frase, racchiude tantissimo. Grazie
Grazie mille
Vorrei andare via da Londra da sempre. Da quando sono arrivata nel 2005. Ero ad un passo dall’andare a Barcellona e ora si concretizza l’idea di tornare…a Milano. Ora con due bambine di 6 e 3 anni non so bene cosa aspettarmi. Tutti mi dicono di stare lontana dall’Italia ma questa porta si sta aprendo e non vorrei perdermela. Mi preoccupa tantissimo il lavoro: finalmente super stabile e appagante in UK…ma da quello che sento sarà una vera sfida trovarlo lí. argh, scelte difficili in corso! Consigli? Domande da farsi che dovrei farmi?
Grazie, Irene
La scelta di una destinazione è molto personale. Le persone si sprecano in “consigli”, affermazioni spesso forti sul dove vivere e perché, come fossero verità assolute quando in realtà nessuna storia è mai paragonabile ad un’altra.
Quel che mi sento dì dirti è dì considerare l’Italia come un altro espatrio e quindi dì raccogliere tutte le informazioni legate alle tue priorità e bisogni come se non fossi di lí. Esattamente come avresti fatto se fossi andata in Spagna.
Nella mia esperienza tornare dopo 15 anni è stato proprio come tornare in un posto nuovo.
In bocca al lupo
Articolo meraviglioso.
Anch’io ho avuto lo shock culturale di ritorno da un espatrio a Copenaghen in una cittadina di provincia del nord Italia.
È stata dura e a volte lo è ancora.
Però penso che chi se ne andato, non è mai appartenuto fino in fondo alla realtà che ha lasciato. E così è per me che non mi sentirò mai in linea con una parte di mentalità che ho ritrovato qui.
Ma apprezzo il non sentirmi straniera, sentirmi naturalmente legittimata a dare il mio contributo sociale e politico, capire fino in fondo la cultura, anche quella che non condivido, comprendere la lingua e poterci giocare e ironizzare. Sempre sapendo che un altro modo c’è. E solo averlo assaporato mi infonde tanta fiducia.
Grazie Vale! Hai proprio ragione
Sono rientrata 20 giorni fa, dopo 6 anni tra Spagna, Francia e Stati Uniti, nella mia città d’origine nel nord Italia. Questo articolo mi legge nella mente e nel cuore. Potrei averlo scritto io. Grazie per la condivisione! E buon cammino!