A proposito del trasferirsi in Svizzera, intervistiamo Luca.
Innanzitutto piacere! È sempre bello confrontarsi con persone che sono in Svizzera e ne vedono luci e ombre. Senza una visione monocromatica sbilanciata in una direzione (il Paese perfetto) o nell’altra (fa tutto schifo!).
Sei ospite delle Amiche di Fuso per parlare della tua esperienza di vita qui in Svizzera e della tua guida di sopravvivenza per chi ha intenzione di trasferirsi.
Ti va di raccontarmi in breve la tua storia?
Sono nato a Roma… qualche anno fa. Sono cresciuto tra la provincia di Vicenza (luogo di origine di mia madre) e la Capitale (luogo di nascita di mio padre, anche se la sua famiglia era marchigiana).
Sono cresciuto tra le verdissime e grasse campagne della Pianura Padana, nel mezzo di mucche, trattori e animali da fattoria e le trafficate zone urbane di Roma e provincia. Dopo svariati anni di spostamenti tra Nord e Centro Italia ci siamo riuniti e stabiliti nella zona dei Castelli Romani.
Gli anni per me formativi del liceo scientifico e poi dell’università (Ingegneria a Tor Vergata) in una zona molto bella della provincia romana. Dopo solo un paio di anni di esperienza lavorativa in Italia, mi sono spostato nella Svizzera tedesca esattamente il primo giorno di maggio del 2006. Lo ricordo perché già pensavo alla Festa del Lavoro!
Un anno e mezzo dopo, la mia fidanzata scelse di raggiungermi, lasciando l’attività di famiglia e trovando un lavoro. Da allora lei è la mia compagna, mia moglie e la madre dei miei due bellissimi e agguerritissimi figli, Niccolò e Amélie Anna.
I nostri lettori sanno bene quanto può esser faticoso un trasferimento internazionale, non solo a livello pratico e fisico, ma anche a livello emotivo. Ma cosa ti proponi esattamente con la tua guida? Qual è la promessa che fai ai lettori? In che senso guida di sopravvivenza per trasferirsi in Svizzera?
Quando mi sono spostato in Svizzera – lo devo ammettere, con un po’ di meritata vergogna – avevo molti preconcetti sulla Confederazione Elvetica, che derivavano soprattutto dalla mia ignoranza in materia. Semplicemente, la mia conoscenza del Paese nostro vicino non andava oltre gli stereotipi dello sci, del formaggio coi buchi e degli orologi a cucù. Spostarmi da Roma e trasferirsi in Svizzera significava per me l’opportunità di riuscire finalmente a costruire un percorso di vita indipendente. Con la fondamentale esperienza di vita e di lavoro all’estero.
Nella mia breve guida offro un resoconto non scontato della vita e del trasferirsi in Svizzera (soprattutto tedesca) con spunti pratici per affrontare la vita di tutti i giorni. Saranno forse nemmeno banali per chi in Svizzera ci nasce e cresce, e ancor meno per chi ci si sposta già grande e pieno di entusiasmo (e di lavoro).
Ora facciamo un giochino facile. Tre cose belle e tre cose brutte del trasferirsi in Svizzera:
Aspetti positivi:
- L’amministrazione e gli uffici pubblici funzionano, mediamente, come un orologio… svizzero! Sembra una battuta ed è un’ovvietà, ma si può capire l’importanza di avere un’infrastruttura efficiente come questa ed il suo impatto nella vita di tutti i giorni, solo quando ci si vive dentro e si è vissuto dall’altra parte. Questo non vuol dire solo strade pulite, spazi pubblici ben organizzati e ben tenuti e servizi di trasporto pubblico grazie ai quali prendere appuntamenti al minuto. Significa potere avere la certezza che un processo (dalla semplice richiesta di documenti all’acquisto di una casa) ha un esito certo nel risultato e nei tempi. Ricordo ancora con sconcerto quando, avendo smarrito la mia patente di guida, andai con formulario di autocertificazione all’ufficio di circolazione, richiedendo una nuova copia e attendendomi di dover aspettare appuntamenti per il ritiro. Una volta consegnato il formulario, e girandomi per andarmene mi sentii dire “dove va? Ecco la sua patente nuova!”.
- È un paese con delle risorse naturali incredibili ed un accesso alla Natura eccezionalmente facile, che non solo è visto come un asset strategico dal punto di vista Nazionale, ma come un vero e proprio diritto di cui godere.
- È un ecosistema socio-economico molto dinamico, in cui è facile creare opportunità di business. Diverse sono le mie conoscenze di persone che, qui, sono riuscite a reinventarsi, spesso con un cambio di direzione personale a 180 gradi. Individui che, per scelta o per forza, hanno effettuato con successo il passaggio da un lavoro impiegatizio alla creazione di un’attività professionale indipendente e completamente diversa. Un mio caro amico ha deciso dopo anni di abbandonare il proprio lavoro corporate ben retribuito. Ha aperto un negozio di mobili ‘cheap and chic’, che gli sta dando soddisfazioni personali e finanziarie.
- Se hai un buon lavoro, questo viene riconosciuto in termini economici. La variabilità delle situazioni individuali è chiaramente elevata, ma nella stragrande maggioranza dei casi e nonostante l’alto costo della vita, si riesce a spuntare somme più alte per i propri risparmi e per togliersi qualche sfizio.
Aspetti negativi:
- La lingua. In qualunque modo la si voglia vedere, il dialetto ‘schwiitzer düütch’ parlato nella Svizzera tedesca è ostico, soprattutto per chi non parla tedesco, ma anche per chi è di madrelingua tedesca (non proveniente da zone limitrofe dove possono esserci inflessioni simili). È davvero una barriera all’integrazione e alle relazioni con i locali.
- Il mito della qualità Svizzera – tradotto brevemente in “se non è svizzero, non lo compro perché non è buono” è un effetto straordinariamente efficace del marketing elvetico. Nello svizzero medio genera rifiuto di cose non svizzere e l’accettazione e la giustificazione di prezzi a volte di molto più alti per svariati prodotti di largo consumo, soprattutto alimentare.
- Il senso di tranquillità artificiale. A parte eventi topici, come il carnevale o la street parade di Zurigo, in Svizzera si respira spesso un’aria stentorea che sa di artificioso. Quella tranquillità a tutti i costi che ha un che di imposto e che spesso fa a botte con il senso di improvvisazione mediterraneo. Questo influenza anche le relazioni interpersonali in cui spesso una improvvisata proposta di cena o amichevole caffè viene recepita con sconcerto, molte volte con una controproposta che non ha nulla di spontaneo. Capisco la necessità per chiunque di organizzarsi, ma questa è una cosa che non capirò mai!
- La personale esperienza di mia moglie e mia con la scuola pubblica. Ne tratto più largamente nella mia guida. Posso brevemente accennare che l’approccio formativo elvetico ci lascia l’impressione di un qualcosa che potrei definire datato. Con una grande attenzione al conformismo, piuttosto che alla valorizzazione delle capacità individuali.
Tre esperienze svizzere (luoghi, attività, tradizioni) da provare:
- La street-parade di Zurigo. Una tradizione recente, che ha visto il suo primo appuntamento nell’anno 1992. Si tiene solitamente ogni anno, il secondo sabato di agosto. Ha avuto talmente successo che fino ad un milione di persone si riversano nelle strade della piccola Zurigo. È diventata una delle manifestazioni più grandi al mondo. Un’occasione unica di vedere un aspetto della Svizzera diverso da quello solitamente attribuito dai bias.
- Passo del San Gottardo e Museo Sasso San Gottardo. Non solo un monumento naturale di manifesta grandiosità e bellezza, è un simbolo sia delle barriere morfologiche che nei secoli passati segnavano netto il confine linguistico e culturale tra la parte tedesca e quella italiana. Ma anche di un altro aspetto ancora che poco è noto al di fuori della Confederazione. Durante la seconda Guerra Mondiale il Gottardo diventò il baluardo della strategia coniata dal Generale Guisan della ‘ridotta Nazionale’ che prevedeva, in caso di invasione tedesca, l’abbandono delle pianure in favore di un arroccamento di forze militari nelle sue profondità. Il Gottardo nasconde lunghissime gallerie con locali di ogni genere. Ora sono almeno in minima parte visitabili come parte del Museo Nazionale del San Gottardo.
- La celebrazione della Festa Nazionale Svizzera. Il primo Agosto ricorre, secondo la documentazione storica, la nascita della Confederazione Svizzera. Con il quasi mitico ‘Patto del Grütli’ in cui i Cantoni Svitto, Berna e Zurigo sancivano nel 1291 un accordo di fratellanza e alleanza reciproca. Tale accordo avrebbe visto gli uni soccorrere gli altri in caso di necessità e avrebbe comportato l’intensificarsi delle relazioni sociali ed economiche. Questo fino alla creazione di una unità di spirito e di intenti che è molto viva ancora oggi nelle menti delle persone. Particolarmente vibrante la festa che si tiene nella notte tra il 31 luglio ed il 1 agosto presso le Cascate del Reno, le più grandi per portata in Europa. Offrono uno spettacolo naturale di altissimo rilievo.
Un consiglio lampo per chi pensa di trasferirsi in Svizzera
Consiglio di pensare bene a cosa si cerca e si vuole trovare, da tutti i punti di vista. La Svizzera non è tutta uguale e offre spunti di riflessione sia per il breve che lungo periodo. Negli anni trascorsi qui ho conosciuto persone che, come me, pensavano di rimanere solo un paio di anni. Persone che poi si sono fermate e stabilite e anche chi, con un simile orizzonte temporale, non è riuscito ad abituarsi e dopo pochi mesi o un anno ha deciso di tornarsene a casa. Lo ‘shock culturale’, di cui anche parlo nel libro partendo anche dalla mia esperienza personale, può avere dei risvolti inattesi. Nel bene e nel male.
Grazie Luca e willkommen in Der Schweiz!
Valentina, Svizzera