Giorni fa mi è capitato sotto gli occhi un post scritto anni fa, quando vivevo ancora a Roma:
“Ogni volta che torno a Locri in estate penso sempre la stessa cosa: rimango rapita dalla bellezza di tanti nonni che hanno i nipotini lontani e a luglio, finalmente, li portano al mare, li scarrozzano in bici, prendono insieme la granita, organizzano gite, preparano cibi speciali e raccontano storie: sono commoventi.
Il mio papà per primo.”
Da quando viviamo a Sydney, i ritorni a casa hanno acuito sempre più questa sensazione e non vi dico ora che siamo bloccati a causa della pandemia.
Nel tempo, abbiamo sperimentato diverse modalità per condividere la vita con chi amiamo, ma abita lontano. Cerchiamo di rendere i nonni partecipi delle nostre giornate, per quanto possibile. Al di là delle videochiamate che sempre facciamo, abbiamo provato a cercare altri modi che ce li facciano sentire vicini. E oggi ve li racconto perché, con ognuno di loro, abbiamo trovato una strada speciale.
La mia nonna, bisnonna dei miei bimbi, è una maestra. Uso il presente perché una maestra resta sempre tale, anche se in pensione.
Appena arrivati in Australia, sentivo l’esigenza che i bambini non abbandonassero lo studio della grammatica italiana. Volevo anche che approcciassero la matematica secondo il metodo italiano, che è un po’ diverso da quello studiato qua. Loro già vanno alla scuola bilingue, ma mi piaceva che approfondissero.
Quasi subito ho pensato che la bisnonna potesse essere la nostra soluzione.
E così è stato. Lei mi sembra felice di avere i pronipoti nelle sue giornate, anche se a distanza. Ha imparato a usare FaceTime. Si sente (ed è) utilissima, hanno sviluppato un loro rapporto, parlano, si confrontano, si conoscono. E lo trovo preziosissimo.
Molto più della grammatica.
Quei due o tre pomeriggi a settimana, quando lavorano, sento il cuore colmo di gioia e gratitudine. Mai avrei creduto che un’idea così banale potesse portare tanto giovamento a tutti. È interessantissimo ascoltare i loro discorsi ed essere testimone di uno scambio così bello, attraverso le generazioni.
Ormai vanno avanti da due anni: abbiamo trovato un incastro magico tra fusi orari e posso dire davvero che lei sia parte della nostra vita, ma anche che abbiamo affrontato l’e-learning durante il lockdown, un pochino già preparati!
Il mio papà e i genitori di mio marito, stanno con noi alla sera.
La nostra sera corrisponde alla loro tarda mattina, ma sono in pensione e possono esserci. Si danno turni per raccontare ai bambini la favola della buonanotte ed è un momento davvero molto dolce.
I miei suoceri hanno dato vita a personaggi inventati e la saga va avanti ogni volta che tocca a loro.
Il mio papà, invece, racconta storie antiche, quelle che sua madre raccontava a lui (e anche a me).
Io le ricordo cuntate in dialetto da mia nonna. Lui fa un misto di italiano e parole calabresi. È così bello ascoltarlo… A volte racconta la storia della nostra famiglia. Le avventure di bisnonni, zii e cugini oppure aneddoti della sua infanzia.
Alcuni giorni ci chiama dal mare e passeggia insieme a noi. Ci porta a spasso per il paese, ci fa salutare chi incontra e si ferma vicino al passaggio a livello per far vedere i treni a Luca, mio figlio piccolo, che li adora.
Altre volte ci chiama dall’orto. Mostra ai bambini i frutti maturi, gli ortaggi che stanno crescendo o il basilico piantato con loro.
I piccoli aspettano questi momenti quotidiani e, davvero, posso chiamarlo tempo di qualità insieme.
Poi c’è la mia mamma, con suo marito.
Sono i nonni delle confidenze, i nonni che scrivono mail, i nonni che si incuriosiscono dei loro giochi. Sono i nonni che ancora lavorano e si ritagliano tempo sempre, per essere con noi. La mia mamma, che in famiglia chiamiamo Norò, vigila, ascolta, li fa parlare e si accorge di ogni minimo turbamento. Suo marito, nonno Igi, gioca con loro tantissimo, si diverte, li prende in giro e li stravizia.
Sono molto grata a tutti loro, per non averci mai fatto sentire il peso di questa distanza.
Gli sono grata per averci lasciato emotivamente liberi di andare.
So quanto gli manchiamo, so quanto mancano a noi.
La loro presenza virtuale e il loro amore quotidiano, sono tra le cose più preziose. Ci fanno sentire protetti e amati, anche se ci separa un oceano e molto più.
È come averli realmente vicini?
No. Non lo è, ma è lo stesso assai speciale.
Io non vivo sempre bene la scelta dell’estero. Cose che per la maggior parte delle persone hanno un valore molto alto, si trovano spesso in basso nella scala di cose che vorrei per i miei figli. Però, nei sei anni in cui mio marito lavorava in Africa e noi vivevamo a Roma, ho imparato che la tecnologia può essere uno strumento meraviglioso per curare le relazioni e creare ponti tra i continenti.
Anche voi vi siete ingegnati per mantenere un canale aperto con casa?
Che rapporto avete con la vostra famiglia d’origine?
Vi piacerebbe averla più vicina o la distanza è voluta?
Manuela, Sydney
Mi sembra tu abbia risolto in modo eccellente il “problema” della comunicazione fra figli e nonni distanti. Stai creando un legame indistruttibile nel tempo. Aiuta i giovani a crescere e gli anziani ad invecchiare sereni.
Ciao
Grazie mille per questo commento!
Ci proviamo!
Mi sembrava importante che potessero non perdersi la crescita dei bambini. Che potessero conoscerli e farsi conoscere ♥️