Succede spesso che quando accade qualcosa di bello, come il tuo matrimonio, tu voglia tornare a casa, tu voglia sentirti a casa.
Sono Silvia Calligaro, architetto di formazione e wedding planner per vocazione con il nome di Chapeau Eventi e ho scoperto gli expat quando, durante un corso, mi è stato chiesto di delineare il mio cliente ideale.
Il mio cliente ideale è una coppia che vive all’estero. Sono stranieri? A volte.
Poi mi sono trovata a pensare alle coppie con cui mi sono trovata meglio, con le quali ho stabilito subito un legame forte: erano italiani che vivevano all’estero. È stato allora che, informandomi attraverso la lettura di blog ho scoperto che le mie coppie, venivano riconosciute con un termine specifico: EXPAT.
Da sempre gli italiani sono espatriati per innumerevoli motivi e ogni famiglia ha qualcuno che ha vissuto o vive tutt’ora fuori dal nostro Paese, ma raramente sentiamo racconti di antenati che sono tornati solo per sposarsi. Credo che il problema principale fosse la gestione dei viaggi e il loro costo. Oggi c’è la fortuna della tecnologia che ci avvicina e i viaggi sempre più veloci e low-cost. Ecco che tornare a casa per sposarsi diventa una scelta ben precisa alla quale non si vuole rinunciare. Inoltre dire ‘mi sposo in Italia’ scatena sempre gli occhi “a forma di cuore” da parte di chi ci ascolta.
Alla praticità del muoversi in giro per il mondo si è aggiunta la velocità di internet e di tutti gli strumenti che ci connettono con chi è dall’altra parte del mondo in un attimo. Questo, per il mio lavoro è assolutamente fondamentale e mi aiuta sia dal punto di vista pratico ed economico attraverso telefonate, scambio di foto e mail, ma anche a stabilire un contatto continuo con la coppia che – nonostante la distanza reale – mi percepisce “sempre al loro fianco”. Certo c’è il fuso orario da calcolare, ma niente di impossibile!
Anche se le radici appartengono alla cultura e alle abitudini del paese di origine, allo stesso tempo avviene quella magia che si chiama contaminazione. Si impara a vedere, con occhio critico, pregi e difetti dei due mondi trasformandoti in un perfetto equilibrista che gode della grande e nuova occasione che ha.
E così i blog diventano fonte di aiuto, sia per condividere paure e gioie sia per trovare risposte a domande che capiscono solo chi si trova nella tua situazione. E cosa più bella si crea quella solidarietà tra sconosciuti che rincuora e infonde fiducia.
Così ho conosciuto ‘Amiche di fuso’. Dovevo capire esattamente che supporto essere per i miei clienti. Non mi sono limitata solo a organizzare un’agenda per trovare fornitori. Volevo capire quali erano gli stati d’animo della mia sposa nel pensare al suo grande giorno, lontana km se non miglia da me.
Mi sono imbattuta in svariati argomenti pratici, tecnici, di relazione, di gestione familiare, di mamme, di studi, di business ma nessuno legato al matrimonio.
Eppure sono tante le coppie che, pur vivendo all’estero, sperano di tornare nel Bel Paese per sposarsi. Ma da dove iniziare?
Un vecchio detto dice “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Certamente.
Ma con il giusto mezzo il mare lo si attraversa, eccome.
Vi lascio alcuni piccoli consigli o potete considerarli anche semplici spunti sui quali riflettere prima di mettere in moto la macchina organizzativa del vostro matrimonio in Italia.
1) La prima domanda è: quando? (in che periodo e quanto manca alla data).
E a questa domanda segue a ruota un’altra: qual è la vostra idea di ricevimento? Non pensate che in Italia si possa organizzare solo “il classico matrimonio all’italiana”, i tempi sono cambiati anche qui e potrete avere la festa che più desiderate. Pinterest, per questo, vi farà sognare. Stabilite il numero di invitati e lo stile generale. E non ascoltate chiunque vi dica “così non si usa”, “qui non si fa”. Portate unicità se ci credete, e trovate un professionista o un team che vi supporti nella vostra idea.
2) Stabilite un budget.
Ricordate, il budget lo stabilite voi. Un vero professionista in questo settore porterà i risultati con il range che voi avrete stabilito.
3)Prevedete se e quando recarsi in Italia prima dell’evento.
Ho notato, nei primissimi colloqui conoscitivi (telefono, chat, mail) che spesso l’ansia veniva generata dall’assenza del collegamento “fisico” con il territorio dove i miei sposi expat volevano sposarsi. Mi raccontavano che tornare a casa una volta all’anno o durante qualche festività aveva interrotto quella sensazione di dimestichezza che è propria di chi ci vive.
È proprio per questo che dovrete decidere cosa e a chi delegare. Nella maggior parte dei casi, sono le famiglie e talvolta gli sposi scelgono una figura professionale come la mia.
Per i miei sposi expat sono stata i loro occhi e il loro cuore. Non sono da sottovalutare le emozioni nel momento della scelta. E ho dovuto raccontargliele: dovevo far rivivere loro tutti i miei sopraluoghi come se fossero stati veramente con me. Difficile ma non impossibile. L’empatia è stata la chiave.
4) Ed infine c’è il fattore tempo. Il tempo è unico e prezioso. Meno tempo si ha più è fondamentale un’impeccabile organizzazione strategica.
Sarò sincera con voi, un wedding planner non è fondamentale per l’organizzazione del vostro matrimonio, ma potrebbe fare decisamente la differenza. Per una maggiore tranquillità nel gestire le cose e per non delegare ansia e stress ad amici e parenti più vicini che, in quei giorni, non vorrebbero altro che vedervi felici e non rincorrere fornitori, consegnare bomboniere o fare chilometri per le campagne del paese natio.
Se tra la coppia e il wedding planner si instaura una certa fiducia, se scatta quell’alchimia particolare, ecco che il matrimonio che avrete in mente, sarà davvero unico e come lo avete sempre sognato.
E voi, amiche expat, sognate il matrimonio in Italia o fareste la vostra cerimonia nella città dove vi ha portato il vostro cuore?
Vi fareste aiutare da casa o vi affidereste ad un professionista?
Scrivetemi, sono curiosa!
Silvia
Bell’articolo Silvia!!! Ci siamo sposati civilmente a Monaco in una ceremonia super privata ma io sogno (ancora) un matrimonio classico in Italia. E penso che sia il caso di tantissime coppie come la nostra.