Vivere all'estero

Natale, Skype e bambini di Fuso

Written by Veronica Marocco

Dicembre si avvicina mentre scrivo questo post. Lo leggerete sicuramente quando l’atmosfera sarà già incandescente, le decorazioni un po’ ovunque e le canzoni faranno da sfondo ad ogni acquisto. Mamme e nonne saranno alle prese col menù di Natale.

Qui a Shanghai sarà un po’ più malinconico: ci saranno decorazioni, alberi di Natale, negozi e vetrine piene di oggetti festivi e abbigliamento rosso. Ma in realtà nulla della nostra atmosfera sarà presente.

Io aspetto con ansia l’accensione dell’albero di Natale nel nostro condominio per portarci la bimba, anche se poi la mattina del 25 Dicembre dovrà comunque andare a scuola.

Non siamo mai tornati a casa a Natale. Il lavoro di mio marito finora non l’ha mai permesso, ed io non sono mai voluta andare via senza di lui in questo periodo. Meglio soli in due, insomma (ora in tre!).

Ogni anno, mentre la maggior parte degli stranieri postava selfie dall’aeroporto all’avvicinarsi del 20 dicembre, noi ci siamo sempre arrangiati, abbiamo sempre festeggiato a modo nostro, a volte con qualche altro superstite.

Ma ora che c’è la bimba? Come si fa? Nonni e bisnonne fremono per vederla, ancor di più in questo periodo dell’anno.

E allora c’è Skype, la manna dal cielo di ogni espatriato, migrante, immigrato, chiamatelo come volete (almeno a Natale, non facciamone una questione di concetto, vi prego).  Lo amiamo tutto l’anno, ma soprattutto ora, che ci fa sentire meno soli in città, come spesso accade in questo lato del mondo. Perché qui Natale è solo un cumulo di decorazioni e ghirlande, o una scusa per fare shopping o mangiare un menù alla francese in un ristorante stellato.

Benedetto sia Skype, perdonatemi la blasfemia, perché vedere il presepe e la nonna che spignatta dall’altra parte dello schermo un pochino forse fa male, ma anche bene. Perché la mia nonna, proprio lei, quella che spignatta, emigrante (espatriata, migrante, vedete voi) negli anni Sessanta in Francia, mi racconta sempre che a quei tempi c’erano solo le lettere. E se stavi a Parigi, ancora andava bene, in qualche settimana forse arrivavano gli auguri. Se stavi in America… ti armavi di pazienza.

E dunque a voi, che state in qualche città come la mia, auguri! Saremo in pochi rimasti, ci guarderemo forse “Una poltrona per due” e quei pochi sparuti che andranno ad una messa di Natale si sorrideranno un po’ di più. E poi a casa, a connettersi su Skype!

Buon Natale!

Veronica, Cina

 

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Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, sapevo che prima o poi sarebbe arrivata l'occasione di partire! Quello che non avrei mai immaginato invece, era partire dalla Francia per fare tappa ad Hong Kong, Tokyo, Taipei, Shanghai. Dopo un breve "Francia-bis", ripartire poi per Doha e, infine (per ora) Marrakech. Nel frattempo, da due siamo diventati quattro, e le nostre avventure non sono ancora finite!

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