Reinventarsi

Trovare la motivazione per fare ciò che vogliamo

trovare la motivazione
Written by Federica Italia

Ho smesso di essere una expat 4 anni fa e da allora sto conducendo una vita “normale” come tante altre persone. Non che la vita da expat non sia normale ma, se non si tratta di un trasferimento definitivo, è inevitabilmente condita da quella adrenalina continua, da ritmi spesso diversi da quelli di prima, dalla lontananza dal proprio paese e da chi si ama che porta ad una maggiore sensibilità ed esaltazione di tutto. Chi ha vissuto lontano sa cosa intendo e ne ho già parlato qui.

Io non mi sono di certo annoiata in questi 4 anni, impegnata a superare i problemi che il nostro rientro ha causato ai nostri figli, a ricostruire una rete di amicizie per loro, ad occuparmi di una casa gravosa, a sostituirmi in tante cose a mio marito preso da un nuovo incarico lavorativo assai impegnativo.

Vi ho raccontato spesso qui su Amiche di Fuso che continuare a rinunciare ad un lavoro fuori casa anche ora che siamo in Italia ha avuto i suoi vantaggi. Perché sarebbe stato davvero molto difficile fare quello che ho fatto in questi 4 anni per i miei figli e mio marito avendo anche un lavoro mio. Non dico impossibile perché c’è chi ce la fa, ma non credo che lo avrei potuto fare con tutta l’energia e l’attenzione che ho dovuto metterci.

Ma c’è un però. C’è che ho dovuto accantonare quella parte di me che era sempre stata indipendente e fuori casa dai 22 anni ai 35. Che aveva un lavoro, sì impegnativo e stancante, ma che le dava tante soddisfazioni.

Non sono qui a dire che non sono stata soddisfatta degli ultimi 12 anni. Perché ho vissuto e costruito tantissimo in questi anni.

Ho un matrimonio di cui sono felice, due figli meravigliosi, una casa che amo.

Ho vissuto quattro vite diverse: una in Cina, una in Veneto, una in Thailandia ed una sulle colline emiliane dove viviamo ora.
Davvero nulla di cui non essere soddisfatta.
Ma c’è un però. Perché, voglio essere sincera, quando capita che qualcuno che non mi conosce mi chieda che lavoro faccio, per me rispondere quel “Non lavoro” è sempre un piccolo colpo al cuore! Diverso è con chi mi conosce e sa la mia storia e le motivazioni che hanno portato a questo.

Negli ultimi due anni quel piccolo colpo al cuore è diventato sempre più insistente e la me di un tempo è tornata a scalpitare e la riflessione è stata d’obbligo.

Di un lavoro fuori casa ho una gran paura perché mi pare non sia compatibile con il perenne non esserci di mio marito, il nostro vivere lontani dalla città dove i miei figli vanno a scuola, il non avere i nonni che abitano vicino a noi. Ripeto, sicuramente ce la si può fare volendo. Sacrificando però molto di quello che ho raggiunto in questi anni: la possibilità di seguire i miei figli dopo la scuola, il prendermi cura del mio corpo e della mia salute, non avere quella perenne sensazione di non farcela a fare tutto. E non è questo che vorrei a questa età e per il mio futuro.

Ecco allora che un lavoro autonomo da casa sembra la cosa più percorribile e, a forza di pensare, un’idea secondo me abbastanza concreta mi viene in mente e inizio a pensarci. Sarebbe solo un piccolo progetto, niente che mi arricchisca, ma che sarebbe solo mio e mi permetterebbe di non dover più rispondere ad uno sconosciuto che non lavoro.
E quindi, direte voi?
Quindi è da più di un anno che più o meno penso a questo progetto, che cerco idee, che penso a come fare, ma non sono uscita di molto dal teorico. O meglio, allora avevo iniziato anche a lavorarci nel concreto per un mese, ma poi mille cose sono subentrate che mi hanno preso tempo. Fatto sta che il progetto è stato accantonato, non nella mia mente, ma nella sua realizzazione.

E me ne sono sempre dispiaciuta, ma mi sono data la scusa della mancanza di tempo. Che, badate bene, non è una vera e propria scusa, perché io ferma in questo anno non lo sono stata mai.
Ma questo settembre, di ritorno da un’estate senza pretese che mi ha invece portato la giusta energia, mi sono chiesta se il tempo non fosse anche un po’ almeno un alibi più che una scusa. E non nascondesse in realtà un po’ di paura nel cimentarmi in una cosa in parte nuova. Paura che non mi faceva trovare la motivazione giusta.

E ho così deciso di iniziare da qualche parte.

Ho fatto un programma serrato delle mie giornate per farle rendere al meglio. Senza rinunciare però alla seduta settimanale della palestra e a quella dello yoga. Senza rinunciare a prendermi cura di me stessa cucinandomi il pranzo anche se da sola. Relegando le ore pomeridiane a seguire i miei figli e mantenendo la mia pagina Facebook e il mio blog sulla Thailandia, così come l’impegno con Amiche di Fuso. Perché questi ultimi sono stati quello che più somigliava ad un lavoro negli ultimi anni e ci sono affezionata. Non è rimasto molto tempo da dedicare ad un nuovo progetto, anche perché nel frattempo sono subentrate nuove cose che mi porteranno via tempo. Ma io ci voglio provare lo stesso.

Proprio in questi giorni mi è capitata sotto agli occhi questa citazione che non conoscevo e l’ho sentita molto mia:

Il primo passo non ti porta dove vuoi. Ma ti toglie da dove sei.

Alejandro Jodorowsky

Ed è vero. Se c’è qualcosa che ci manca nella nostra vita è giusto farlo quel passo. Anche se sarà sbagliato, anche se non porterà a quello che vogliamo. Però ci avremo provato e magari ci andrà anche bene. Comunque vada sarà una nuova esperienza da aggiungere a noi stesse.

Ora mi sono già dilungata troppo, ma prossimamente cercherò di raccontarvi ciò che mi ha ispirato e aiutato, come questa frase, a trovare la motivazione per provarci. E spero, magari anche forse tra un anno, di potervi anche raccontare il mio progetto perché vorrà dire che ce l’ho fatta a trovare la motivazione a portarlo avanti!

Federica, Italia

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Author

Federica Italia

6 anni vissuti fra Cina e Thailandia. Un figlio nato a Shanghai e uno in Italia. Con 11 traslochi all'attivo mi sembra di aver vissuto più vite. Guardo il mondo con occhi curiosi, di solito dietro all’obiettivo della mia Canon. Adoro leggere e scrivere sui miei blog: Mamma in Oriente sulla Thailandia e My Travel Planner, il mio nuovo progetto dedicato ai viaggi!

1 Comment

  • Una frase davvero motivante, hai ragione. Io attaccato al pc ho un post it che guardo nei momenti di sconforto: ” “il miglior modo per terminare un lavoro, è iniziarlo”.
    Che, infondo, significa che l’importante è cominciare e fare, il resto poi viene.
    In bocca al lupo per il tuo progetto!!!
    Io so bene cosa significa avere un marito sempre lontano ed impegnato e sì, ce la si fa, però la sensazione di angoscia e paura di non farcela non mi abbandona mai ed è un prezzo alto da pagare.

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