L’altro giorno io e mio marito abbiamo svuotato una libreria in casa per riorganizzarla.
Erano anni che non guardavo con attenzione i libri che conteneva.
Svogliatamente passavo la polvere, ma senza porre alcuna attenzione al contenuto di quegli scaffali.
Sono usciti da lì libri e appunti dell’università e anche decine di libri che avevo comprato in Italia, prima che mi regalassero il Kindle e che poi non ero mai arrivata a leggere.
Soprattutto però sono riemersi dall’oblio una decina di libri che avevo comprato quando ero in attesa di mia figlia e poi quando lei era piccola.
Mentre con nonchalance sono riuscita a buttare gli appunti dell’università e alcuni testi che ormai non servirebbero più a nessuno, non ce l’ho proprio fatta a separarmi dai libri che mi hanno accompagnata nel diventare genitore.
Ho letto molto in quei mesi prima della nascita di Francesca.
Mi ricordo che appena avevo saputo di aspettare un bambino, avevo telefonato a mia mamma che mi aveva comprato e spedito negli Stati Uniti, un libro che avevo poi divorato pagina per pagina, intitolato “Il Bambino l’attesa e la nascita”.
Credo di averne avuto bisogno perché ero sola e non parlavo bene l’inglese.
Sono infatti rimasta incinta un mese dopo il mio arrivo negli Stati Uniti, dopo anni di infertilità.
Mi rassicurava ricevere da quelle pagine le risposte alle mie domande o le conferme a miei sospetti, se non mi sentivo bene.
Per carità, ero seguita da due ottimi medici! Erano entrambi pure di origine italiana, ma il loro italiano era peggiore del mio inglese e la barriera linguistica era una montagna invalicabile per me che, essendo farmacista, avevo studiato ed in teoria sapevo molto di quello che stava accadendo al mio corpo.
Era però appunto tutta teoria e la frustrazione nel non sapersi esprimere nel modo giusto, in un momento così delicato mi spiazzava, mi faceva sentire ancora più fragile e sola.
Quel libro è stato come la coperta di Linus, veniva con me dappertutto.
A parte le ecografie di rito, quel libro mi ha permesso di immaginarmela crescere dentro di me.
A quante settimane è giusto sentirla per la prima volta come una farfalla che si muove nella pancia?
Magari facciamole sentire un po’ di musica classica e balliamo con le canzoni dei Beatles: che dici?
Adesso sarà grande come un pompelmo, adesso molto di più.
Insomma sopperivo all’allora inesistente internet o alla mancanza della mia mamma o delle amiche che ci erano passate prima di me, con quel libro dalle pagine patinate e dalle fotografie anni ’80 di mamme partorienti.
Mi sentivo spaventata ed impreparata a diventare genitore e leggendo mi sentivo più (poco di più, ma sempre meglio di niente) tranquilla.
Che poi non mi sia servito molto prepararmi al parto con i consigli del libro, perché ho avuto un taglio cesareo, quello prima di quel giorno non potevo saperlo.
Il libro però mi è servito immediatamente dopo il ritorno a casa, per capire cosa stava passando il mio corpo… improvvisamente vuoto.
Nel frattempo ero anche tornata in Italia in vacanza mentre ero incinta di 6 mesi e non avevo potuto fare a meno di comprarmi il “sequel” del primo libro, cioè “Il Bambino dalla nascita ai 6 anni”.
Pensavo mi sarebbe stato utile, invece sono stati soldi buttati!
Questo perché nel momento in cui passi dalla teoria alla pratica e ti trovi il tuo bambino in braccio, hai voglia a leggere!
Che gli dici:” Non fare così perché il libro mi ha detto che questo non è normale in questo stadio della vita”??
Ogni bambino è diverso e ha tempi diversi di sviluppo.
Che ansia leggere quel libro!
Se avessi dovuto basarmi su quello che leggevo sarei passata dal fare la hola pensando di avere un bambino precocissimo a stare seduto e a gattonare alla disperazione più totale, visto che a 14 mesi di vita, Francesca non osava ancora lasciarsi andare e camminare da sola.
La stessa cosa per il linguaggio o tutte le altre cose che fanno parte della crescita di un neonato: ce ne rendiamo conto da sole se sono normali o no!
Figuriamoci poi leggere cosa è normale per un bambino di 5-6 anni!
Sono già personcine molto ben definite di carattere e personalità a due anni, forse anche prima. A 6 anni ci può essere un abisso tra un bambino ed un altro e tutti e due sono perfettamente normali.
Invece ho letto parecchio sul bilinguismo dei bambini e mi è servito, per capire cosa fare e cosa non fare. Ma alla fine comunque anche su quell’argomento devi capire chi hai davanti: i suoi tempi, le sue inclinazioni.
Leggere serve per avere delle basi, d’altra parte quei libri sono scritti da persone che hanno studiato l’argomento, ma le informazioni devono essere manipolate a seconda delle proprie esigenze e possibilità.
Di errori ne facciamo, tutti ne fanno.
Siamo tutti genitori im-perfetti e meno male, altrimenti saremmo pure antipatici.
Va beh ho trovato pure il “Libro delle coccole”, che non credo di aver mai aperto!
Non mi ricordo neanche di averlo comprato: che me lo abbiano regalato? Perché? Oddio pensavano che non fossi sufficientemente generosa di baci e abbracci?
Devo chiederlo a Francesca… se mai prendo un aereo e vado a dargliene un po’…
E voi avete letto tanto sui bambini e sulla loro crescita nei primi anni della loro vita?
Se siete ora in attesa del vostro primo figlio, state leggendo libri sulla gravidanza, come avevo fatto io?
Claudia, Wisconsin
Ha collaborato con Amiche di fuso da settembre 2015 a dicembre 2019. Potete continuare a seguirla su Un’alessandrina in America