In questo tumulto di cose da fare e sistemare torno un attimo a casa mia, nel cuore della mia adorata Valletta.
Mi stendo sul divano letto e mi fermo a pensare. Rivedo le stesse cose di ogni giorno da un punto di vista che avevo quasi dimenticato. Ricordo un bel momento vissuto in compagnia che mi sembra tanto lontano, quasi come se non lo avessi mai vissuto davvero.
Guardo lo specchio di profilo e mi chiedo quante volte mi sono osservata veramente, quante volte invece di criticarmi per i miei difetti non mi sono fatta dei complimenti, quante volte mi sono guardata negli occhi e mi sono vista diversa. Mi ricordo di quando ho cambiato l’ora all’orologio sopra lo specchio e mi sono sentita felice di quella nuova piccola conquista. Mi ricordo di quando mi è venuto in mente di usare il televisore come secondo monitor per il computer e di tutte le cose belle che sono riuscita a fare in quella stessa giornata.
Mi chiedo se ho vissuto a pieno questa casa che sento perfetta per me o se l’ho abitata come se fossi solo di passaggio. Mi ricordo di quando ho pensato di utilizzare i chiodi allineati sulla parete come stendi panni e di quando ho pensato che fosse una genialità quella porticina nel sottoscala che apre lo sgabuzzino.
Umile e geniale, proprio come me.
Ricordo quando ho inserito per la prima volta la chiavetta USB nel box digitale per ascoltare la mia musica preferita alla TV e quando ho pensato che quel quadro di una passerella sul mare al tramonto lo avrei scelto anche io. Penso a quanto mi sono divertita a lanciare cuscini, mutande e pigiami dal piano terra alla mansardina col letto e viceversa. Penso a quando sono caduta dalle scale a chiocciola e mi sono rialzata ridendo e facendo finta di niente.
Penso che non ci sarebbe mai potuta essere una casa più perfetta per nascondersi su in mansarda quando è venuto l’idraulico di sabato mattina e io ero troppo stanca per alzarmi. Penso che questa casa mi ha capito perché non mi ha lasciata chiusa dentro quando l’operaio non si è accorto che dormivo e ha chiuso la porta principale dall’esterno a doppia mandata. Penso a quando il signore che mi ha venduto il refill per l’accendino a gas mi ha urlato: “Get drunk, go out, shake your eyes!” e mi sono accorta per la prima volta di aver dato nell’occhio. Penso a quando mi sono soffermata a guardare l’effetto del fumo della mia sigaretta sul portone blu. Penso a tutti i venerdì in cui la musica techno del bar accanto mi ha dato l’energia giusta per uscire e ballare. Penso a tutti i complimenti che mi sono stati fatti da quando ho vissuto qui: sui miei occhi, sulla mia forza, sul mio coraggio, sulla mia genialità, sul mio accento inglese, sul mio pazzo ma incredibile stile di vita. Penso a quando sono andata dal barista che mi piaceva a chiedergli un abbraccio con il viso truccato da gatta dopo aver ballato con le maschere al carnevale. Penso che avrei dovuto dormire con qualcuno più volte e fregarmene delle conseguenze o magari guardare un film in compagnia mangiando patatine senza aver paura di mostrare la mia dolcezza. Penso a quanti giorni avrei potuto godermela veramente e smettere di pensare al lavoro. Penso a quando ho visto l’insegna “Exit” sopra la cornice della porta per la prima volta e, associandola a una vecchia cicchetteria, ho sentito di essere nel posto giusto. Penso a quella volta che l’ho dovuta lasciare, casa mia, e a quanto è stato bello, al ritorno, fare la doccia e poter dire: “finalmente sono a casa”.
Mi accorgo di aver perso il conto dei mesi che sono passati e associo inevitabilmente questa casa e questa cittadina alla mia rinascita. Cosa mi accadrà dopo? Riuscirò a mantenere lo stesso equilibrio o mi sentirò persa? Sarò al sicuro? Qualcuno proverà di nuovo a togliermi la libertà? Qualcuno mi ostacolerà nel lavoro? Come farò senza la musica del bar accanto a trovare l’ispirazione del venerdì sera? Mi mancheranno i complimenti e le curiosità della gente del posto? Avrò dei rimorsi o dei rimpianti? Mi mancherà il vicino che sbatte sempre la porta o quello a cui non parte mai la batteria della macchina la mattina? Mi mancherà sentirmi a casa?
“Scappare o stare? Sussulto di un secondo e poi via” – East Side Gallery, Berlin
Grazia Prigionieri