Scrivo questo post il giorno della tua partenza.
Stamattina sei partito per il tuo primo camp di una settimana con la società di calcio. Hai sette anni e passerai sette giorni ad Andalo a praticare ciò che ami di più.
Tu che ancora non riesci a dormire solo. Che non ti accontenti di dormire con me o tuo padre, ma ci cerchi con la mano tutta la notte. Per sentire che ci siamo. Per avvinghiarti al nostro collo.
Tu che solo negli ultimi mesi, dopo 4 anni, ti sei separato da noi per stare qualche notte con i nonni.
Tu che non ti sei ancora lasciato dietro del tutto il tuo problema legato al trauma del rientro dal nostro ultimo espatrio. Quattro anni fa e ancora tu non sei del tutto tornato alla normalità.
Non nell’umore per fortuna. In quello sei tornato il bimbo sempre con il sorriso sulle labbra. Pieno di entusiasmo per qualsiasi proposta. Pieno di fame di vivere. Che non sta fermo un attimo come suo padre. Sempre impegnato a chiacchierare. Il tuo maestro ha faticato molto lo scorso anno a non farti parlare. Soprattutto a frenare il tuo entusiasmo a rispondere a tutte le domande. Anche a quelle che rivolgeva ai tuoi compagni!
Ma io ad ogni colloquio gliel’ho spiegato. Che non potevo sgridarti troppo per la tua grande partecipazione perché per almeno due anni te ne sei stato in silenzio all’asilo. Preso dal tuo problema.
È il mio più grande cruccio, che per il nostro amare questa vita piena di cambiamenti e traslochi tu hai perso almeno due anni di spensieratezza. Quella spensieratezza vera ed incontenibile che si ha solo negli anni prima della scuola.
E quindi io quasi fatico a spiegare al tuo maestro che io aspettavo da tanto il ritorno di quel bambino pieno di vita ed entusiasmo.
Che ancora una volta ci ha stupito. Quando ho proposto a tuo fratello maggiore il camp del calcio in Trentino, tu sei saltato su dicendo che ci andavi anche tu. Tu che ancora non riesci a dormire solo e non vai in bagno di tua iniziativa da 4 anni. Mancavano mesi alla partenza e ti ho spiegato che non sapevo se era una buona idea. Ti ho messo davanti ai tuoi limiti ed ai tuoi problemi residui, ma sei stato irremovibile. Anche quando tuo fratello ha deciso di non andare.
E allora abbiamo deciso che non era giusto tarparti le ali ed abbiamo detto sì. Che tu fossi libero di volare!
Ad una settimana dalla partenza hai iniziato a chiedermi ogni mattina appena sveglio che giorno fosse. Ed io che ti conosco e ho imparato a leggerti quando eri chiuso in te stesso, ho capito che iniziavi a sentire l’ansia anche se mai l’avresti detto o rinunciato alla partenza.
Due giorni prima hai iniziato a chiedermi di abbracciarti stretto molto spesso.
La sera prima hai faticato tantissimo a prendere sonno avvinghiato a me.
La mattina della partenza eri serio. Ti ho proposto di portarti la maglietta con cui avevo dormito perché sapevo quanto poteva essere difficile per te addormentarti solo e ho pensato che potesse aiutarti. Hai detto subito sì e mi hai mostrato dove volevi che la mettessi nello zaino.
In auto per raggiungere il punto di partenza del pullman non hai parlato, ma quando hai incontrato i tuoi due compagni di squadra, voi tre gli unici piccolini del gruppo, hai fatto qualche sorriso.
Avevi gli occhi lucidi quando ti ho salutato dal finestrino, ma non ti sei concesso nemmeno una lacrima. È stata dura mantenere il mio sorriso, gli occhi lucidi anch’io, ma ce l’ho fatta.
Le tue ali ormai erano aperte ed eri pronto a spiccare il volo!
Stasera ti ho sentito molto velocemente per meno di un minuto perché non sentivi bene per la confusione intorno. Ti ho sentito abbastanza tranquillo, ma ora che siamo nell’ora in cui so che le luci per voi si spengono per dormire, l’ansia ce l’ho io. Piuttosto forte per me che non sono assolutamente una mamma ansiosa. È la prima volta che mi capita così intensa. Nemmeno quando tuo fratello è stato operato in Thailandia per un’infezione o quando è stato morso da un cane randagio. O ancora quando io e lui ci siamo ammalati pesantemente di dengue sempre in Thailandia. Certo c’era anche allora grande preoccupazione e paura per essere dall’altra parte del mondo in un paese straniero, ma non una morsa così stretta allo stomaco.
Forse perché il tuo non è stato un problema concreto contro cui combattere, ma ha avuto a che fare con la tua psiche e le tue emozioni. Sarà per questo, ma tutto ciò che riguarda la tua emotività mi tocca profondamente.
E allora non posso far altro che fidarmi di te e della tua voglia di mettersi alla prova. Aspettando domani per sapere com’è andata la notte.
Aggiornamento:
La prima notte gli è stato un po’ difficile addormentarsi, ma gli altri giorni era così stanco che si è addormentato appena toccava il letto! Ha combattuto con il suo problema però per fortuna lo stimolo non è stato troppo forte. Solo al quinto giorno è riuscito ad andare in bagno, ma per lui farlo fuori casa è stato uno scoglio enorme superato. E infatti è stata la prima cosa che mi ha urlato felice quando ci siamo sentiti quella sera. Durante le telefonate è stato sempre sereno ed io ho potuto smettere di stare in ansia godendomi qualche giorno senza figli (il grande era andato dai nonni).
Al ritorno è però crollato e forse è stato un bene anche quello perché lui ha permesso alle sue emozioni di venire fuori, cosa che non era riuscito a fare al ritorno dal nostro espatrio. È stato senza sorridere e parlando il minimo indispensabile per un paio di giorni. È riuscito a mettere un po’ da parte il suo orgoglio e mi ha confessato che gli siamo mancati molto di più di quello che pensava. Il weekend in cui è tornato, suo padre era all’estero per lavoro e forse è stato difficile anche non riappropriarsi subito di tutti e due. Quando lui è tornato il suo mondo si è ricomposto ed è tornato a sorridere! Ha capito che quando si parte, poi si torna e torna tutto come prima. Non come quando rimpatri e perdi il tuo mondo precedente.
Per un po’ non ha voluto parlare del camp e ha detto che non sa se ci tornerà l’anno prossimo, ma ora che sono passati due mesi ci dice spesso, quando abbiamo dei dubbi sul suo andare da qualche parte, che lui è stato ad Andalo una settimana e quindi può fare tutto!
Ed è vero, in questa estate ricca di esperienze è cresciuto tantissimo e preso tanta sicurezza. Ed io sono contenta di avergli permesso di provare e farcela.
Ormai vola alto ad ali spiegate! Povero il suo maestro…!
Federica, Italia