Quando leggerete questo post il Natale, e gran parte delle vacanze natalizie, saranno passate.
Io però lo scrivo prima, come impone la nostra organizzazione.
Lo faccio perché ho voglia di condividere una sensazione che ho avuto.
Un’illuminazione direi.
Ormai mi conoscete.
Sono una donna entusiasta, felice della vita che conduce, con gli alti bassi che abbiamo tutti. Con un forte attaccamento verso la mia famiglia e la mia terra: la Puglia.
Attaccamento che ho (ri)scoperto vivendo in Kuwait.
A me è accaduto quello che accade a molti.
La lontananza e le nuove esperienze, mi hanno fatto vedere le cose in una prospettiva diversa.
In realtà io vivevo lontana dalla Puglia da tanti anni anche prima di trasferirmi all’estero e quindi può sembrare strano, ma è proprio qui in Kuwait che ho ritrovato il mio amore per quella terra e le sue tradizioni.
Amore e passione che ho trasmesso a mia figlia.
Se mi seguite sapete che noi coltiviamo molto l’italianità .
Giada parla perfettamente italiano, sebbene con l’accento di Don Lurio. Frequenta dei corsi per studiarlo, ha anche qualche amico italiano. E con la mia associazione Buongiorno Kuwait creiamo molte occasione per divulgare la nostra cultura.
Credo fortemente in questa cosa, pur apprezzando moltissimo le varie contaminazioni.
Tutta questa premessa per dirvi che quest’anno salteremo ancora una volta il Natale in Puglia.
Non è la prima volta, ma è la prima volta che non la sto vivendo come un dramma e un piccolo lutto.
Io adoro il Natale pugliese.
La lunga tavola, il presepe, la nascita di Gesù bambino.
Il rito dei regali. La messa e poi ancora tanto cibo.
Mi piace andare nei paesi vicini a visitare i presepi.
Mi piace che stiamo tutti insieme, vicini vicini.
Da quando poi è nata mia figlia mi sembrava ancora più importante perpetrare questo rito.
Che poi fino a circa dieci anni, il mio Natale non prevedeva il rito dei regali.
C’erano solo le grandi abbuffate, il vestito nuovo per andare a Messa .
Lo zio da Milano che passava a trovarci.
I regali li faceva la Befana, me la ricordo bene l’attesa di quel 6 gennaio, sperando di aver ricevuto il gioco sognato.
Sono stata io che ho introdotto il rito dei regali, li compravo con i soldi che il mio papà mi dava come ricompensa per il lavoro che prestavo nel suo negozio di parrucchieri.
Insomma il Natale per me è importante.
Ma non un qualsiasi Natale.
Quel tipo di Natale.
Cioè il Natale, nella grande cucina dei miei genitori.
Per quello ho sofferto non poco quando non l’ho potuto vivere stando qui in Kuwait. Mio marito il 25 andava a lavorare e noi due eravamo sole.
Anche quando mi sono ricostruita un Natale qui con Drusilla e altri amici non è stata la stessa cosa.
L’anno scorso mi è sembrato di commettere un sacrilegio andando in montagna a sciare proprio durante il Natale. Realizzavo il sogno di mio marito, ma mi sembrava di commettere un grave errore verso mia figlia.
Ero triste per lei.
Continuavo a ripetermi che le facevo perdere un bellissima cosa.
Che le radici, le tradizioni, sono importanti.
Quando quest’anno, per tutta una serie di circostanze, abbiamo deciso di ripetere l’esperienza dell’anno scorso e di ritornare in montagna, mi sono torturata un po’ con i miei sensi di colpa verso i miei genitori e verso Giada.
Poi quando l’ho sentita parlare con i suoi nonni e spiegargli serena che gli mancavano certo, ma che si sarebbero visti a Febbraio e che era felice del Natale in montagna, ho capito.
A mia figlia non sto togliendo nulla.
Quello lì in Puglia è il mio Natale.
Non il suo.
A lei non può mancare qualcosa che non ha avuto o ha avuto a tratti.
A lei piace cambiare, provare.
Per lei Natale è trovarsi con i suoi genitori.
In giro da qualche parte.
Sono io il problema.
Un po’ come quando ti trasferisci a vivere all’estero.
Pensi sempre di fare un torto ai tuoi figli.
Perché conducono una vita così diversa da quella che tu pensavi.
Dimenticando che per loro è quella la loro unica vita.
Non hanno paragoni.
Se loro sono sereni, è inutile tormentarsi.
O almeno è giusto dirsi: sono io il problema. Soffro io.
Vi assicuro che aver capito questo mi ha tolto un gran peso dalle spalle.
E mi sto preparando a questo Natale con più serenità.
Leggerezza oserei dire.
Abbiamo avuto i nostri ugly sweaters, il nostro panettone, il concerto di Natale, la pantomima, la tombola con gli amici italiani.
Ci siamo svegliati con il sottofondo delle musiche natalizie.
Sono sicura che sarà un bellissimo Natale.
Il nostro.
Espatrio vuol dire nuove tradizioni.
Le tue.
Come è andato il vostro Natale?
Nuove tradizioni anche per voi?
Mimma, Kuwait
ps: l’anno prossimo però in Puglia. Lo prometto. Forse.
Verissimo.
Nonostante i miei figli abbiano adottato come loro tradizione il Natale con i miei, sono molto più elastici e così lo sono diventata anch’io. I ricordi e i Natali passati a modo nostro sono una delle componenti delle nuove tradizioni.
E posso dirlo? Ben vengano! Immagino il senso di sollievo, di libertà, che avrai sentito usando ti sei liberata del mantra #nonènatalesenonstoconimiei. Quest’anno abbiamo fatto Natale… a casa di mio figlio (che si sposa fra 7 mesi). Mi è piaciuto essere disponibile (cosa che non era mia suocera e non è tanto mia madre), accettando anche di spostarci noi – e, anche, di preparare cose anch’io, ma di potermi anche rilassare non dovendo essere io l’artefice di tutto.
Ben vengano le Tradizioni Nuove! Bellissimo articolo che, con poche righe, dice tantissimo.
Un felicissimo 2019,
Quello che per me è Natale non esiste più, da molto prima che ci trasferissimo mi deprimeva, ho dei ricordi meravigliosi dell’infanzia, ci spostavamo a casa degli zii per quasi tutte le feste, 6 cugini in 7 anni, una meraviglia. Nonna iniziava a friggere il 24 dicembre alle 16 dopo 4 ore le “ciotole” erano ancora vuote perchè noi non facevamo che mangiarne tra una sua risata e mezzo rimprovero. Dopo cena si giocava a carte e tombola fino alle 2am, poi le famiglie si sono allontanate e anche tra noi cugini non abbiamo resistito bene, almeno non con tutti.
I Natali dei miei bimbi erano ristrettì senza quella spensieratezza che ho vissuto io, unici nipoti da entrambe le famiglie e le nonne se li contendevano a occhiatacce.
Da quando siamo andati via trascorriamo dei Natali sereni, il pomeriggio in spiaggia e la cena del 24 a casa nostra con alcune famiglie, i loro cugini acquisiti, non giochiamo a carte o tombola cantiamo le canzoni più dalle pubblicitá anni 80 ai cori da Stadio, il tutto finisce per le 23 perché dopo il pare tutti insieme siamo distrutti e alcuni vivono ad oltre un’ora da noi. Non mi manca l’italia In questo periodo, magari il freddo si perché quello a cui non mi adatto è il Natale a 30 gradi
Amo la semplicità e onestà con cui metti a nudo semplicissimi-complicatissimi sentimenti!!
Mi sono trasferita da poco piu’ di due anni in Florida con una figlia quindicenne e un figlio di sette. E’ cosi’ vero che oltre alla tristezza di essere lontani dalle persone con cui abbiamo condiviso la nostra vita, sentiamo il peso e la responsabilita’ di tenere i nostri figli lontano da quelle persone. Io ho passato i miei primi due anni qui con una grande energia nello scoprire un mondo nuovo, ma adesso dopo due anni tutto il peso la malinconia e nostalgia e i sendi di colpa si fanno ahime’ sentire. Spero sia solo una fase e spero di ricominciare a vedere le opportunita’ che si apriranno per me e per i miei figli invece di stare continuamente a rimuginare su cio’ che ho lasciato e che manca ogni giorno. Leggere le esperienze di altre donne e mamme all’estero e’ comunque molto confortante… grazie!!
Cara Mimma, come mi ritrovo nei tuoi pst, che poi una mica è pugliese per caso 😉
Questo è il primo Natale da expat che ho deciso di non trascorrere in Italia per quella serie di circostanze che sono vivere tutti in città diverse, nipotini appena arrivati, genitori da spartirsi, ecc… quindi ho passato il Natale coi miei suoceri e con le loro abitudini francesi. Niente di brutto eh?!Tanto clima Natalizo, decorazioni, ostriche, foie gras, ecc, tutte quelle cose che fanno tanto nord e che mi piacciono molto. Ma che dire? per me non è stato Natale, niente panzerotti, niente pasta a brodo, niente lasagne, niente torrone e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Il mio Natale è stato quando mia madre è arrivata con una valanga di cartellate, rigorosamente al vin cotto, e abbiamo cercato di recuperare tutto il resto. Condivido i tuoi pensieri ed è vero che tu sei pugliese ma tua figlia è cittadina del mondo e sarà felice anche senza le cose a cui tu tieni, perchè in fondo non le appartengono. Ecco, credo che questo renda meno duro l’espatrio dei genitori. E a chi non lo è, puo’ dare la possibilità di costruirsi le proprie tradizioni. Buon Anno!