Fortnite è il videogioco del momento. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
I suoi numeri sono impressionanti: in poco più di un anno è stato scaricato da più di 150 milioni di persone. Non solo bambini ed adolescenti, ma anche adulti.
E, da qualche mese, è entrato prepotentemente anche nella nostra vita di genitori tramite mio figlio di 10 anni. Ormai è all’ordine del giorno sentirlo gridare in soggiorno mentre gioca online con i suoi amici. Cuffie in testa ed uno strano linguaggio fatto di termini nuovi come “killare”. In italiano, ma molto spesso anche in inglese perché online gioca anche con i suoi ex compagni di scuola della Thailandia. Anche quando non gioca lo vediamo fare strani balletti con un gran gioco di braccia che a noi lascia un po’ perplessi. Non c’è però forse da stupirsene dato che l’abbiamo visto fare anche all’attaccante francese Griezmann durante i mondiali di calcio o a Marquez in piedi sulla moto alla fine di una gara di Moto GP.
Per chi ancora non avesse il piacere di sapere di cosa si tratti:
Chi mi segue anche sul mio blog personale sa che ho da sempre le antenne alzate quando si parla di videogiochi perché uno dei miei figli ne è particolarmente attratto e a me, da sempre, questo fa un po’ paura. Ho indagato spesso sull’argomento e ho scritto della dipendenza da videogiochi qui e qui per chi fosse interessato ad approfondire.
È un mondo in cui sia io che mio marito facciamo fatica ad entrare perché non siamo mai stati appassionati nemmeno da adolescenti, ma capiamo l’importanza di conoscerlo come genitori di bimbi di nuova generazione. Fortnite, più di altri, sta completamente catalizzando l’attenzione di nostro figlio e questo ovviamente ci preoccupa.
Il perché del successo di Fortnite
Fortnite è gratuito nella sua versione base (Battle Royal) ed accessibile da più device: computer, pc, Play Station, Nintendo, iPad e da poco, negli Stati Uniti, anche da smartphone.
In Fortnite non si gioca contro il computer, ma contro giocatori reali sparsi per il mondo. Questi giocatori possono essere amici nella vita reale. Nel caso di mio figlio, compagni di scuola e calcio o amici appartenenti alla nostra vita precedente all’estero. Oppure sconosciuti incontrati online.
Si combatte insieme agli amici, raggruppati a squadre, e ci si parla tramite microfono e cuffie mentre si gioca rendendo le battaglie molto divertenti.
Fortnite è un videogiochi di tipo “spara tutto” e quindi la violenza è primaria, ma gli sviluppatori hanno scelto una grafica che rende un mondo ben fatto, ma somigliante ad un cartone animato. Quindi sì violenza ma mitigata da uno spirito burlone (quando un giocatore vince fa i famosi strani balletti) e tutto ciò stempera abbastanza la violenza di fondo. I personaggi sono molto giovanili e le immagini brillanti.
Su Fortnite entrare in battaglia è semplice e divertente fin da subito. Poi certo per vincere serve molto allenamento, ma intanto non ci si annoia. È quindi un videogame adatto sia a neofiti che a esperti. Da qui il suo successo fra tante fascia d’età.
In Fortnite le partite non durano mai troppo: si può morire anche in pochi minuti, ma comunque le partite base non durano più di 20 minuti. Ma sarà molto difficile che i vostri figli si accontentino di farne solo una!
Aspetti positivi di Fortnite
Come dicevo sopra, in Fortnite puoi giocare con i tuoi amici della vita reale anche quando non si è insieme. Questo, per quanto se ne dica, facilita la socializzazione. Siamo infatti tutti d’accordo che incontrarsi in cortile sarebbe meglio, ma non possiamo non ammettere che tenere i propri figli lontano dai videogiochi equivalga, nella società di oggi, a renderli degli emarginati. Un po’ come ai nostri tempi non potersi vestire da “paninari”. Per carità, anche chi non ci si è vestito come me è sopravvissuto, ma non tutti i caratteri sono adatti ad diventare persone originali. Soprattutto oggi che gli adolescenti sono spesso ancora più fragili di un tempo. Nella mia esperienza personale, mio figlio, che aveva faticato davvero tanto ad inserirsi nella sua classe di terza elementare italiana dopo l’esperienza estera, anche a causa di un gruppetto di maschi molto forte, iniziando a giocare a Fortnite qualche mese fa, è entrato subito a farne parte dopo oltre due anni di difficoltà e malessere. Certo è triste che sia così, ma purtroppo questa è la società che abbiamo ora ed è indispensabile, ovviamente con tutte le precauzioni, avvicinarcisi.
Sembrerà un aspetto strano, ma Fortnite avvicina i nostri figli all’inglese. Online trovano giocatori che lo parlano e se vogliono giocare in quel momento sono costretti a sforzarsi di parlarlo. Non c’è da dimenticare inoltre che dietro al videogioco c’è anche un mondo parallelo in cui, anche quando non giocano, i nostri figli si divertono a guardare gli altri farlo. Questo avviene tramite i tanti video tutorial o in tempo reale su YouTube o su Twitch, piattaforma di livestreaming di Amazon. E così, mentre ai miei tempi si era fan dei “Duran Duran”, nei tempi di mio figlio, i miti sono gli youtuber Cicciogamer89 o Ninja (19.192.000 di iscritti!). Quest’ultimo, giocatore professionista statunitense di 27 anni, parla ovviamente inglese e mio figlio passerebbe ore ad ascoltarlo. Il suo inglese, già ottimo, è migliorato ancora di più!
Aspetti negativi di Fortnite
Fortnite, come tutti i videogiochi, può creare dipendenza e astinenza come una droga. È ormai infatti assoldato che i videogiochi provocano ai bambini un effetto di dopamina, cioè la stessa molecola che entra in azione in caso di vincita al gioco d’azzardo, quando si fuma o si consuma cocaina. Ha destato scalpore nelle scorse settimane il caso della bambina inglese che si addormentava in classe e aveva registrato un calo preoccupante nelle prestazioni scolastiche. I genitori, allertati dagli insegnanti, hanno scoperto che la bimba si alzava di notte per giocare a Fortnite. D’altronde da gennaio, proprio l’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, ha riconosciuto come malattia la dipendenza da videogioco (o gaming disorder).
Fortnite può far spendere soldi. Se infatti la versione base è gratuita e si possono accumulare soldi virtuali da spendere vincendo e salendo di livello, si possono però prendere anche delle scorciatoie pagando quello che il giocatore desidera. Per esempio una nuova “Skin” (costume), nuove armi, un paracadute o un nuovo balletto da esibire quando si vince. Da 5 a 10 euro alla volta, si fa presto a raggiungere cifre ragguardevoli. La Epic games, la casa costruttrice, dopo solo 6 mesi, aveva già fatturato 126 milioni di dollari!
Cosa fare quindi per limitare i danni di Fortnite?
La cosa più importante è dare dei limiti di tempo in modo che i nostri figli non passino troppo tempo a giocare. Gli esperti fissano il tempo ideale in 6/7 ore settimanali.
È poi importante dare ai figli delle alternative per non stare tutto il tempo davanti al videogioco. Fargli fare almeno uno sport, fargli passare del tempo reale con gli amici anche fuori dalla scuola. In parrocchia, in cortile o invitando un compagno a casa.
E poi tenere sempre sotto controllo il loro comportamento, il loro rendimento scolastico ed ogni cambiamento.
Insomma non demonizziamo Fortnite, cerchiamo di comprendere l’interesse dei nostri figli, ma non facciamolo diventare primario nella loro vita e teniamo gli occhi sempre bene aperti!
Federica, Italia