Sono passati due anni dalla sua lettera aperta alle Amiche di Fuso. Che cosa ha combinato nel frattempo la mia amica Simona? Tante cose ve lo dico io, che lei non riesce mica a stare ferma! Sempre con il sorriso sulle labbra e una energia incontenibile, leggete un pò la sua esperienza in Italia e cosa ha deciso di fare!
Care Amiche di Fuso,
Per scrivere questo articolo sono dovuta tornare all’ultimo scritto ormai un anno e mezzo fa, sul mio rientro in Italia.
Avevo terminato la mia lettera dicendo “e poi never say never… tornare expat è un attimo… basta un biglietto aereo solo andata!”. Ebbene, io il biglietto di sola andata l’ho ripreso qualche mese fa ma con direzione Belgio, Bruxelles !
Cominciamo dall’inizio però, vi avevo lasciate nei primi mesi a Milano, con i miei dubbi e incertezze, condividendo casa, in un Paese che sentivo mio ma anche no. Nell’arco di un anno, mi dispiace ma la situazione non è migliorata per nulla, anzi.
In generale, ho trovato un ambiente poco collaborativo ed estremamente vecchio, stantio. Mi sono detta “Sapevi che sarebbe stato diverso, devi adattarti”. Io ci ho provato, ma non ha funzionato. Sono entrata un po’ in un circolo vizioso, il lavoro che è sempre stato il mio grande motivo di orgoglio, non faceva altro che portarmi insicurezze e malessere.
Ammetto che questo non ha aiutato nel farmi venire voglia di adattarmi a una città che comunque non sentivo più mia. Non riuscivo a vedere più il senso di quelle banali conversazioni, sempre le stesse (“perché almeno sei vicina ora, perché come si sta in Italia non si sta da nessuna parte, non vedi che cielo che abbiamo…”).
Ma quello che mi era più insopportabile è stato il sentir di dover nascondere, sminuire addirittura, le mie esperienze all’estero perché chi mi circondava non pensasse che io me la stessi tirando!
Insomma volevo essere accettata anche a costo di ridimensionare le mie esperienze passate.
I mesi passavano, io non ero chiaramente felice. Ricordo ancora il messaggio di un’amica che non vedevo da mesi che mi definí spenta. Ci ho messo un po’ ad accettare che era arrivata l’ora di rimettersi in moto. Non nego che ho provato una sensazione di fallimento per non avercela fatta a casa mia ma ho preferito seguire il mio istinto.
Non avevo nemmeno trent’anni, nessuna costrizione. Perché avrei dovuto farmi questo ?
Una volta presa la decisione misi immediatamente in moto la macchina dei CV. La cosa più difficile è stata scegliere DOVE espatriare.
La voglia di tornare nel mio Medio Oriente era fortissima ma devo ammettere che avevo iniziato ad apprezzare i vantaggi dell’Europa. Alla fine tra varie proposte sono finita a Bruxelles, un posto che mai avrei considerato di inserire nel mio CV fatto di Paesi esotici e soleggiati.
I feedback che ricevevo da chi a Bruxelles ci era già stato erano tutti negativi. Non andare. Piove sempre! È noiosa. Se non parli francese non puoi fare nulla!
Bene, sono felice di aver seguito il mio istinto come sempre.
Ho salutato Milano e l’Italia con un po’ di tristezza, ammetto, ma non troppa. Non è stato tutto cosi male, avevo i miei amici storici vicini, dei borghi meravigliosi da visitare nel weekend, ristoranti fantastici, la mia casetta, ho fatto pure un Master!
Ma dovevo partire, era una sensazione che non mi lasciava.
A Bruxelles sono venuta per lavoro e sono felice di averlo fatto. Non voglio parlare troppo per non portarmi sfortuna da sola ma da quattro mesi sono contenta del posto in cui mi trovo, motivata, finalmente soddisfatta!
Bruxelles non è brutta come dicono, sarò arrivata nel periodo giusto ma di pioggia non ne ho trovata mica cosi tanta! È una città internazionale, tutti si lamentano ma tanti stanno qui da anni. È a misura d’uomo, in venti minuti puoi raggiungere vari punti della città. È attiva culturalmente, è alla portata di tutti. È al centro dell’Europa e ti permette di viaggiare in poco tempo.
Hanno tutti un background che mi fa sentire meno sola come expat, vengono tutti da qualche posto diverso da casa propria. Forse ho trovato quell’internazionalità a misura d’uomo che cercavo?
Il mio atteggiamento è cambiato, sono stata proattiva per una volta.
Non ho aspettato che la città venisse da me ma sono stata io ad aprirmi a tutte le opportunitaà che aveva da offrimi. Ho fatto bene perchè adesso non sto un momento ferma, a meno che non lo voglia.
Adoro lavorare in ufficio come un numero indefinito di nazionalità diverse ma adoro anche sapere di essere a tre ore di volo da casa.
Non ho più la pretesa di affermare di aver trovato il mio posto nel mondo, troppe volte sono stata smentita. Ma sono contenta. Forse il mio destino è proprio essere expat .
E anche se fosse, cosa c’è di male ?
Sono felice di averci provato, mi è servito anche per tornare con piedi per terra e per rimettermi in gioco in Europa. Probabilmente se fossi arrivata a Bruxelles direttamente dal Peru sarebbe stato altrettanto difficile perchè non avrei preso coscienza di tante cose.
L’Italia è casa mia e sempre lo sarà ma probabilmente non sono fatta per restarci a lungo e riusciamo ad avere un bel rapporto solo stando lontani.
Guardo fuori e il cielo di Bruxelles è un mix di sole e nuvole, come al solito. Strano, ma sorrido. È un nuovo capitolo e sono felice che sia cosí.
Simona, Bruxelles