Mia figlia si laurea negli Stati Uniti.
Si laurea con quello che qui si chiama Bachelor degree.
In realtà quando mi leggerete sarà già laureata, ad ora invece l’orologio segna ancora un mese a quella data.
TIC TOC, il tempo sta passando troppo velocemente ed è tempo di riflessioni, le mie. Le sue gliele chiederò dopo la laurea per un altro post, scritto magari direttamente da lei.
So comunque che su alcuni aspetti siamo in completo accordo.
Per esempio sul fatto che quattro anni di università sono proprio volati via.
E che quel giorno segnerà la fine di una parte di vita.
Anche se l’aspettano ancora anni di studio, per master e dottorato di ricerca, questo traguardo la farà entrare, come dice lei, nel mondo degli adulti.
Non sono pronta a questo nuovo capitolo della nostra vita, anche se è pure vero che non ero pronta quattro anni fa, eppure eccomi qui.
Come straniera, nata ed educata in Europa, tutto è stato nuovo per me. Non le sono stata di grande aiuto nelle sue scelte. Sono stata magari la spalla su cui piangere, la valvola di sfogo delle sue frustrazioni, ma l’esperienza di come si studia all’estero me la sono fatta tutta sulle sue spalle.
Quattro anni…
Quattro anni fa in questi stessi giorni c’era stata la cerimonia del diploma di scuola superiore.
Tutti gli studenti vestiti con tocco e cappa, due ore di cerimonia con inni e discorsi, il lancio finale di cappelli in aria e i genitori orgogliosi: già la cerimonia del diploma era stata una bella ed emozionante sorpresa, visto che da noi in Italia non esiste nulla di simile.
Mi rivedo nelle foto, ero emozionata quanto lei.
Chissà come sarà questa cerimonia?
Mi sembra ieri.
Eppure sono trascorsi quattro anni da allora e di cose ne sono successe. Esperienze che hanno fatto crescere lei ed anche noi. Nessuno di noi è uguale a quattro anni fa, siamo cambiati tutti e non siamo solamente invecchiati.
Ci siamo abituati a vivere distanti. Mia figlia sta frequentando l’università in un’altra città e la vediamo una volta ogni sei settimane se va bene (e per gli standard americani siamo fortunati ad averla relativamente vicina). Salutare un figlio dopo diciotto anni vissuti insieme sapendo che non tornerà a casa, se non per brevi periodi, lasciatemelo dire, è abbastanza scioccante (specialmente per un genitore italiano della mia generazione).
Per me e mio marito è stato strano anche il ritornare coppia dopo essere stati principalmente genitori, perché abbiamo dovuto riscoprire l’altra persona. Ammettiamolo, si può dire “ah io e mio marito siamo coppia, usciamo, ci prendiamo dei weekend per noi…”, ma non è poi così vero e possibile, specialmente se si vive lontani dalle famiglie di origine. I figli in casa poi cambiano le dinamiche di coppia, mentre “lontani dagli occhi, lontano dal cuore”.
Ad un certo momento abbiamo pure messo un oceano tra di noi e per sei lunghi mesi, quando è stata in Francia a studiare.
In quel momento ho capito cosa devono aver provato i nostri genitori, quando siamo partiti per venire a vivere negli USA.
Mia figlia in quei mesi ha fatto un’esperienza bellissima: ha girato tutta l’Europa con le sue amiche, viaggiando con le compagnie low cost e i bus, dormendo negli ostelli e facendo cose di cui si ricorderà per tutta la vita. Forse ha anche studiato perché ha ricevuto bei voti dall’università francese!
Noi abbiamo vissuto le sue avventure attraverso brevi telefonate, tante foto su instagram e una visita, che la nonna, a quel punto più vicina di noi, le ha fatto, riportandoci tutto per benino. A giugno sono stata in Italia e allora sono andata “ riprendermela”.
Ho capito immediatamente che le ero mancata, come lei era mancata a me. Ho subito anche compreso che aveva voglia finalmente di rilassarsi, lasciando a me il timone.
Era stanca! Non è facile essere da soli.
Ma anche da quel giorno è trascorso un altro anno.
Ora, mentre scrivo, rifletto su ciò che mi dice quando ci sentiamo al telefono, a come si starà sentendo ora che la data si avvicina. È impegnata a finire gli ultimi lavori e tesine per i corsi. Finiscono gli esami il venerdì e il sabato ci sarà la cerimonia. È stressata , nervosa e non le si può dire niente…. la capisco e la lascio stare.
Mi ricordo come ero io nei giorni precedenti la mia di laurea. Io però avevo la mia mamma a portata di mano. Lei che mi faceva le zucchine ripiene, che mi piacevano tanto, e mi faceva le lavatrici e gestiva la casa perché io vivevo ancora con loro. La mia mamma, sulla cui spalla mi appoggiavo quando ero stanca e avevo voglia di prendere qualche coccola. Queste sono cose che io non posso fare per mia figlia.
Fra pochi giorni arriverà anche lei, la nonna dall’Italia, che bello che ci sia. A 80+ anni attraverserà di nuovo l’oceano per vivere insieme un altro momento della vita della sua unica nipote. Saremo 3 generazioni di donne. Mia mamma la prima laureata nella sua famiglia e noi a seguire. Sarà un bel momento e l’emozione mi stringe la gola dalla commozione già ora.
Claudia, Wisconsin
Ha collaborato con Amiche di fuso da settembre 2015 a dicembre 2019. Potete continuare a seguirla su Un’alessandrina in America
Eh Claudia…ti capisco.
Eppure sono in Italia.
Ma capisco questo “momento” in cui i figli se ne vanno e iniziano la loro vita da adulti.
I miei sono già laureati. Al momento della laurea non ho neanche avvertito tanto questo cambio vita – ma ora lo sento tutto.
Anch’io mi sono dedicata ai figli, facendo varie cose nel frattempo, ma dando priorità a loro.
Bello, bellissimo.
L’unico però è che, quando iniziano ad essere adulti, per noi è difficile accettare di non essere più una figura così centrale nella loro vita. Anche se so che è normale (sarei preoccupata se fossero ancora a casa), anche se ho tanti interessi, una attività e un altro progetto in corso, non posso evitare il magone che ogni tanto mi prende quando sento che ormai hanno i rispettivi fidanzata è fidanzato e non sono più io quella a cui cercano per prima.
C’è la vie.
Ho sempre cercato il lato bello e positivo della vita e voglio continuare a farlo. Il bello a volte è anche un cielo carico di nubi di pioggia – come diceva oggi l’insegnante di yoga – e voglio riuscire ad evolvere nel mio rapporto con loro affrontando anche questi momenti scomodi.
Scusami se mi sono allungata – ma hai toccato una corda che ho molto sensibile in questo periodo.
Un abbraccio e tanti auguri alla nuova dottoressa ;-).
Grazie Ana Maria, che bel commento! E` vero, non possiamo fare altro che tifare per loro, fargli sapere che ci siamo ancora e che possono tornare quando vogliono. Per il resto ognuno di noi deve saper intraprendere la nuova strada e adattarsi alla vita che cambia. Non facile, vero? Un abbraccio!
Mi è venuto il magone al pensiero che mancano solo 5 anni ai 18 di nostro figlio e lui l’idea di andare altrove a studiare ce l’ha già. Ma come? Era piccolo piccolo un attimo fa!! In effetti mentre crescono non si pensa al fatto che ad certo punto il rapporto cambierà e non saranno più sempre con noi. Bellissime le emozioni che hai raccontato e mi ha fatto emozionare l’idea della nonna laureata che attraversa l’oceano. Che bello deve essere stato, guardare figlia e nipote arrivare allo stesso traguardo! Tantissime congratulazioni : )
E` stata una bella giornata: la nonna non ha capito molto di quello che veniva detto, visto che il tutto era in inglese, ma ha letto le emozioni sul viso di Francesca, sui nostri e su quelli di tutte le persone che ci circondavano. Tutti eravamo emozionati. In tutti c’era sia l’orgoglio di essere li` sia la consapevolezza di un traguardo che apriva ancora di piu` le ali ai nostri figli….ormai a volo libero verso altri lidi e l’indipendenza ( possibilmente anche economica). Goditi il tuo “bambino” ora, voleranno i prossimi anni, ma sara` bello vederlo lasciare il nido: vuol dire che come genitori avrete fatto un buon lavoro. Baci, Claudia
Ciao Claudia, grazie mille per la condivisione di momenti cosi’. A settembre la nostra 11enne andra’ in Boarding school dove rientrera’ a casa ogni 4 settimane (scelta fatta con lei e di cui lei e’ stata partecipe da inizio a fine vivendo in un paese rurale in Cina la scelta era continuare alle medie cinesi o una boarding) e per la prima volta in 10 anni da expat ammetto di sentirmi veramente sottosopra. E’ stata una scelta ragionata e meditata ma come dicevi tu dopo tanto tempo dovremo ritrovare un equilibrio, riscoprirci come coppia (e noi di weekend senza terzo appresso ne abbiamo fatti ben pochi) sara’ bello ma allo stesso tempo challenging. Quello che rincuora e’ vedere lei, la piccola, sicura delle sue scelte e noi saremo comunque pronti a supportarla e a spronarla.
Complimenti a tutti voi e soprattutto a tutti i nonni di expat che a 70-80 anni affrontando avventure uniche pur di esserci!
Francesca, Wow! Tanto di cappello a voi e alla tua piccola, che ha dimostrato veramente tanta maturita`nella sua scelta! Lasciare il nido a 18 anni e` una cosa, ad 11 dimostra che la ragazzina ha una bella sicurezza e dimostra che voi avete fatto un lavoro egregio come genitori per renderla cosi`. Capisco come ti senti e spero che tu abbia occasione di andarla a trovare spesso e di “portarla a casa” se dovessi capire che alla fine non ce la fa a stare lontana da voi. In bocca al lupo per tutto: immagino non sia stata una scelta facile. Claudia PS: ma un guest post per noi dalla Cina rurale lo hai gia` scritto? Credo che sarebbe bellissimo se tu parlassi della tua esperienza. Scrivici