E niente, Patria di Fernando Aramburu, basco, classe 1959, è uno dei più bei romanzi che ho letto negli ultimi tempi. Dunque non potevo non cogliere l’occasione della mia recensione mensile!
Insomma, Patria dovete andarvelo a comprare ora, adesso, subito!
Siamo in un paese della provincia basca. A cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, gli anni caldi dell’ETA, degli attentati e degli omicidi, della protesta basca contro il controllo di Madrid, due famiglie si vogliono bene, si frequentano, sono legate da un’amicizia profonda, che nulla, si pensa, potrebbe spezzare. Joxian e il Txato, i mariti, vanno in bicicletta insieme, all’osteria a bere e giocare a carte. Miren e Bittori, le mogli, sono amiche fin da ragazzine, addirittura volevano farsi suore insieme. Passano tutti i sacrosanti sabati a mangiare churros insieme, nel loro bar preferito. I loro figli crescono insieme, escono insieme.
Fino a che il Txato, imprenditore benestante, non viene ammazzato dall’ETA. E dell’ETA fa parte anche Joxe Mari, figlio di Joxian e Miren.
Miren, figura bellissima e forte, non perdona. Va via dal paese per evitare rappresaglie, ma continua negli anni a cercare la verità, a chiedere perché, ad esigere un perdono che non le porterà indietro il suo Txato, ma di cui lei a bisogno per riposare in pace.
Costruito in maniera magistrale, con capitoli brevi e salti temporali fra passato e presente, fra storia vera e recente e romanzata, Patria è un romanzo per me fenomenale. Perché non sono lontani gli anni del terrorismo in Spagna, perché nonostante la tregua non bisogna dimenticare.
Perché come nella vita ci sono i duri dal cuore tenero, come Miren, i deboli, gli idealisti ed i disillusi.
Perché quando Joxian va a trovare, a distanza di anni e per la prima volta il suo migliore amico al cimitero, Aramburu scrive una pagina di una bellezza devastante e triste. Bittori lo ringrazia di essere andato.
” Joxian non rispose. Perché quella fretta così improvvisa? Perché quel modo brusco di andarsene? Bittori ebbe ben presto la risposta. Quattro passi riuscì a fare Joxian prima che gli sfuggisse il primo singhiozzo. Accelerò il passo. Camminava verso l’uscita con la sua bicicletta, lo sguardo basso e un impressionante tremito delle spalle.”
Veronica, Taiwan