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Cosa vuol dire Expat per amore

Written by mimma Dubai

Con le Amiche di fuso il giorno di San Valentino ci siamo divertite a fare dei video a tema “expat per amore”.
Che poi cosa vorrà dire expat per amore?
Ho provato a mettere su google queste tre parole e per ora nemmeno wikipedia l’ha definita.
In compenso, appaiono tanti articoli e alcuni video di donne che vivono all’estero perché il marito ha ricevuto una buona opportunità di lavoro.
E così, l’expat per amore, diventa la moglie al traino.
La famiglia al seguito di un uomo.
Termini che mi sono davvero antipatici.
Ho pensato che l’expat per amore potesse comprendere anche chi va a studiare all’estero o chi ama viaggiare.
Ma alla fine, se si parla di expat per amore, tutti pensano solo alle “mogli al seguito”.
A Noi.
Si perché io sono un expat per amore.

Onestamente se non avessi conosciuto mio marito non avrei mai fatto questa scelta.
La mia vita e le mie scelte mi calzavano a pennello.
L’altro giorno raccontavo ad un’amica che ero così contenta della mia vita che quando conobbi un ragazzo fantastico, super affascinante, bello, innamorato cotto di me, me lo lasciai sfuggire perché lui abitava a Firenze.
E io non avevo nessuna voglia di trasferirmi da Milano.

Non sono una persona romantica né una con lo spirito da crocerossina. Per me “io e te” o “ti salverò” sono un po’ forzati. Non credo nelle favole.
Non penso che un uomo debba risolvere tutti i miei problemi e, ovviamente, nemmeno io i suoi.
E non dico questo perché ora ho 44 anni, la pensavo così anche da adolescente. Non mi fidanzavo mai con nessuno perché io volevo andare a studiare a Milano e non volevo che nessuno mi trattenesse.

Potete capire quindi il mio sconcerto quando conobbi mio marito.
Viveva all’estero, era più grande di me e con una carriera ben avviata.
Capii subito che mi sarebbe toccato fare quella scelta che tanto temevo.
Bevevo quintali di fiori di bach, perché improvvisamente diventai insonne.
Avevo la colite perenne.
Insomma, da persona pratica e poco romantica quale sono, capii subito che la posta in ballo era alta e toccava mettermi in discussione.
Tanto.
Anche con lui ci misi un po’ a fare questa scelta.
Ma alla fine, nel 2011, sono diventata expat per amore.
Piuttosto convinta, con qualche paura, ma con molta fiducia verso mio marito.

Da expat per amore, oggi, posso dire che sono una persona privilegiata.
Posso scegliere di non lavorare, o di lavorare senza preoccuparmi troppo del salario.
Posso scegliere, come ho fatto, di fare mille esperienze.
Alcune davvero uniche.
Posso scegliere di reinventarmi.
Di spogliarmi di tutte quelle idee che mi ero costruita per sentirmi solo io.
Ancora io.

Ma da expat per amore, talvolta, mi sveglio ancora la notte e penso che io vie di fuga non ne ho.
Quando litigo con mio marito, non posso neanche a volte andare fuori a farmi un giro perché dove vado in Kuwait? Torno in Italia per un litigio?
Più andiamo avanti, anzi usiamo la parola giusta, più “invecchio” e più ho paura della mia scelta.
Non succede sempre, ma accade. Inutile nasconderlo!
E’ vero, l’expat per amore è una persona privilegiata che decide però di sostenere e di mettere davanti a tutto la carriera del marito mettendo da parte la propria. Almeno il più delle volte.

In un mondo dove esisti se lavori questa è davvero una cosa non da poco.
Non trovate?!
Non sarò romantica, ma ho capito che era giusto non chiedere a mio marito di fare troppi passi indietro come aveva fatto per accontentarmi per venire a Milano.
Non parlo solo dello stipendio, ma di chance di lavoro.
Di un lavoro challenging per lui.
Ho scelto la sua serenità.
Ho capito che se lui era felice e soddisfatto lo saremmo stati tutti.
E io? Io me la sarei cavata.

L’altra sera eravamo a cena e parlavamo di leggi successorie. E’ venuto fuori che, una direttiva comunitaria, ha stabilito che, in caso di successione, venga applicata la legge del paese dove si risiede, non più quella di cittadinanza.
A me è andato il cuore in gola, perché quella Kuwaitiana prevede che erediti tutto il primo erede uomo.
Quindi non solo io, ma neanche mia figlia, erediteremmo nulla.

Un bel argomento per una cena di compleanno tra donne eh?
Ve l’ho detto, sono una persona pratica. Anche le mie amiche sono expat per amore, anche se molte stanno trovando, o già hanno trovato, lavoro qui.
Ma sono tutti temporanei, prima che si cambi di nuovo paese.
Sono come dei tappabuchi. Sono tutte valide esperienze ma che non prevedono “carriere”.
Sono circondata da donne fantastiche, che si danno tutte da fare ma che, come me, ogni tanto si fermano a pensare e anche a preoccuparsi, oltre che a mettersi in discussione.
Non temete, dopo gli argomenti pesanti ci siamo alleggerite e abbiamo riso tanto.
Come fanno sempre le expat per amore.

Non voglio parlare dell’enorme lavoro di equilibrismo che una donna expat per amore affronta ogni giorno.
Come tutte le mogli-mamme, dobbiamo supportare la famiglia.
Ci aggiungiamo però che dobbiamo sostenere il marito nella valutazione di nuove opportunità lavorative, capire il sistema scolastico dei nostri figli, coltivare nuove amicizie per noi e per loro. Tutto in una lingua che non è la nostra ed in un contesto culturale molto diverso.
Barcamenarsi in una vita sociale dove spesso gli orari, oltre che le battute, sono diverse e, a volte, può anche capitare di organizzare un trasloco internazionale in soli 10 giorni!

Noi expat per amore non siamo eroine.
Ma diffidate di chi la fa sempre tutto facile, di chi dice di essere solo positivo.
Ve lo dice la campionessa del bicchiere mezzo pieno.
Le paure e i dubbi sono legittimi, anche se tra noi preferiamo non parlarne mai.

E quindi torniamo alla domanda principale.
Che vuol dire expat per amore?
Ho capito che dietro a questa parola ci sono un miscuglio di emozioni, paure, gioie, ansie e scoperte. Mentre scrivo questo post un po’ sconclusionato, mi è tornata in mente la canzone “Quello che le donne non dicono”di Fiorella Mannoia

Siamo così, dolcemente complicate
Sempre più emozionate, delicate
Ma potrai trovarci ancora qui
Nelle sere tempestose
Portaci delle rose
Nuove cose
E ti diremo ancora un altro sì
È difficile spiegare
Certe giornate amare, lascia stare
Tanto ci potrai trovare qui

Expat per amore è quello che non viene detto mai.

Mimma, Kuwait

 

 

 

 

 

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Author

mimma Dubai

Giovane quarantenne, mamma di una very funny girl, partita per amore per Kuwait City al grido di “oh poverina” e “ma non ti annoi” sono riuscita a realizzare una grande impresa in mezzo al deserto: trovare il mio vero io. Terrona, comunicativa, pr, scrittrice, sostenitrice della forza del pensiero positivo e grande estimatrice dell’amicizia tra donne di tutte le razze, lingue ed età. Il covid mi ha stravolto la vita, obbligandomi a trasferirmi a Dubai. Dal medioevo sono passata al Futuro. Cosa mi aspetta dopo?

17 Comments

  • Complimenti per la scelta coraggiosa.

    Ogni tanto ci penso. Io e il mio compagno facciamo lo stesso lavoro in paesi diversi, entrambi ancora con contratti a uno-due anni, e più si va avanti, più appare chiaro che uno dei due dovrà lasciare e seguire l’altro.

    Dal canto mio, mi dico che se lui dovesse trasferirsi in una città che presenti buone possibilità di carriera per me (non necessariamente la stessa carriera di ora), non esiterei un secondo a seguirlo, senza il minimo sentimento di rinuncia e rammarico. Ma sarebbe facile così!

    Più complicato è stare in pace con il pensiero che, se il suo contratto dovesse diventare più stabile prima del mio in un posto qualunque, lo seguirei comunque, e poi in qualche modo lì mi arrangerei a trovare qualcosa. A volte bisogna pur fare dei sacrifici, sennò non cambierà mai nulla, e vivere insieme mi dà certamente più gioia dell’insistere in solitaria nell’improbabile ascesa di una carriera da ricercatrice.

    Io dico “in un posto qualunque”, che l’importante sarebbe che ci fosse lui. Lui non riesce a dirlo.

    E oggettivamente non è grave, ogni persona è differente, quindi non è strano né riprovevole che non ci sia completa simmetria.

    Ma sono stata cresciuta da una madre che mi ha sempre incoraggiata a diventare indipendente, che già da bambina mi diceva che il giorno che dovessi sposarmi sarebbe il giorno più triste per lei (sì, è un’esagerona, felicemente sposata e sempre innamorata da più di 30 anni, non sarebbe vero – ma in ogni caso, pare sia scritto nelle carte che non lo sapremo mai! ).

    Così, una parte di me a volte si sente a disagio con quest’asimmetria di disposizioni.

    Ce ne sono, di uomini expat per amore?

    • Si, di uomini expat per amore ci sono, ma sono una minoranza. Io lavoro nel settore umanitario, dove si cambia sede regolarmente, e vedo colleghe con mariti o compagni al seguito che si occupano dei figli, ma per gli uomini sono scelte difficili da fare per una questione culturale. Io anche ci avevo provato, ma alla fine ho divorziato… Lui non voleva seguirmi per tutta la vita in giro per il mondo, e io non avevo intenzione di rinunciare al mio lavoro (che manteneva entrambi).

      Servono uomini saggi per seguire le donne expat, che sono pronti a stare a casa e dipendere finanziariamente dalla moglie/compagna e occuparsi della casa e dei figli se non hanno un lavoro o non posso lavorare in quel determinato paese, ma che nonostante tutto non si sentono sminuiti perche’ non ricoprono il loro ruolo tradizionale.

      Io piuttosto che cambiare carriera continuero’ a cambiare partner finche’ non trovero’ quello giusto: chi mi ama mi segue, e se fosse un uomo a dirlo, nessuno se ne sorprenderebbe, ma i tempi stanno lentamente cambiando, io ci spero!

    • Gli expat per amore uomini non esistono. Gli uomini fanno carriera ,le donne li seguono accontentandosi di lavoretti precari, senza indipendenza economica. Ma va bene così perché c’è l’amore. Poi lui tradisce e lei non può lasciarlo perché andrebbe sotto i ponti. Fine.

  • Brava Mimma. Molto bello il tuo post. Non sono una expat ma mi sono messa nei tuoi panni perché sono uno spirito libero, amo l’indipendenza etc. Etc. Visto che anche a me piace scrivere e mi cimento con un blog aggiungo che non è assolutamente facile scrivere di emozioni, sensazioni, di tutto ciò che sale dal cuore. E tu hai reso tutto alla grande. Grazie

  • Io non potrei mai e penso avresti detto lo stesso anche tu prima di incontrare l’uomo che ami, eppure quando leggo la tua storia, dall’inizio come in questo post, penso sempre “mai dire mai”. Che e’ un po’ il mio motto, nel bene e nel male.

    Volevo dirti che nessuno ha garanzie in realta’, che le cose cambiano e cambiano quasi sempre in peggio piu “invecchi”.

    Penso che la tua esperienza sia differente da quella di chi si trasferisce per il lavoro del partner sempre all’estero ma magari in Europa, dove puo’ ricominciare dal giorno zero, se vuole. Diversa da chi si trasferisce in un paese dove si parla una lingua piu’ facile, dove ci sono leggi diverse.

    Dove sei tu, dove si e’ “proprieta'” di chi detiene il visto a lavorare, e’ difficile andare oltre gli hobby… eppure tu ce la metti sempre tutta e macini i chilometri. Hai le idee, il turbo e l’anima.

    “Mai dire mai” ma quelle cose restano. 🙂

  • Ciao Mimma,

    Se ti capisco…quanto ti capisco…
    Non sono italiana di nascita (ormai cittadina italiana da 35 anni) e sono una expat per amore…in Italia.
    Sono brasiliana, di Rio. Quella che diceva che voleva fare carriera e che, se dovesse sposarsi, non sarebbe prima dei trent’anni.
    Quella con ottimi risultati a scuola, con il 1° posto al test d’ingresso all’università, quella subito assunta al 1° lavoro al quale ha fatto domanda…
    Che si sposa a 19 anni. Con un italiano. Devo anche precisare, con un sardo.
    Da una città di 10.000.000 abitanti vengo a vivere in un paesino di 1.200 anime. Dove tutti sapevano chi ero. Dove se uscivo in bicicletta, prima di tornare già 3 persone avevano detto a mio marito che ero in giro in bicicletta…
    Ti capisco, quanto ti capisco…
    Anche se parlavo inglese – ed era una cosa straordinaria qui allora – non “stava bene” lavorare dagli altri, perché mio marito aveva la sua attività con la famiglia…
    Sì…la famiglia. La famiglia che a volte ti vorrà anche bene, ma si tutelerà in una botte di ferro come se il mio scopo lasciando Rio fosse fregarli.
    E così anch’io mi sono spaventata come te, quando mi sono resa conto che mio marito ha, ancora, tutto in comune con i suoi. Tutto risultato di successioni così da essere indivisibile, o almeno, non condivisibile con la “moglie”.
    Sì…sembriamo in Arabia anche qui, a volte.
    Ma, come dici tu, l’abbiamo fatto per amore (possiamo anche usare la maiuscola, vero?, Amore), e se siamo ancora qui vuol dire che le cose belle hanno pesato più delle brutte.
    Ma non è stato facile.
    A vedere da fuori sembra tutto mooooolto più facile e semplice. Noi che siamo dentro sappiamo quanto sia difficile a volte convivere con queste incertezze. Economiche sì, ma diciamocelo, ci servono soldi per vivere. E, rinunciando a crearci una carriera, o, anche più semplicemente, avere un lavoro che ci metta da parte i contributi, siamo sempre su una corda bamba. Siamo sempre su una posizione scomoda, mai paritaria.
    Come dici tu, c’è anche l’aspetto “In un mondo dove esisti se lavori questa è davvero una cosa non da poco.” Per anni non mi sentivo “abbastanza”, anche se stavo dietro la casa (in tutto e per tutto) e ai figli.
    Il “vantaggio”, se così si può dire, di questa situazione precaria economicamente, oltre alla lontananza geografica da “casa”, è che ci forza a superare ostacoli che, se fossimo più vicine a casa o indipendenti, forse non avremo lo stimolo di affrontarli. E affrontarli è una cosa che fa la differenza nel matrimonio, principalmente in un mondo dove viene sempre più facile lasciarsi che affrontare le difficoltà. Io molte volte ho pensato di scappare, di tornare a Rio…ma come non era semplice, nel frattempo che ci pensavo, finivamo per risolvere la questione e superare quello scoglio. Uno dopo l’altro. E questo ci ha permesso di essere soddisfatti oggi e aver appena festeggiato i 35 anni di matrimonio (per carità, non conosco il futuro, ma spero tutto continui ad andare bene tra di noi come ora)
    Da qualche anno sono riuscita, finalmente, a ritagliarmi degli spazi e conquistarmi dei guadagni miei. Ma questo è successo da pochi, pochissimi anni.
    Anche io ho la sensazione di aver scritto un messaggio “un po’ sconclusionato”…
    Ma potrai trovarci ancora qui
    Nelle sere tempestose
    Portaci delle rose
    Nuove cose
    E ti diremo ancora un altro sì

    Con affetto,
    Ana

    • Il tuo commento mi ha emozionata, molto moltissimo. Grazie davvero e condivido la tua sensazione che alla fine ci si impegna di più.
      Che bella testimonianza. Un abbraccio

  • mi sento la mosca bianca perché io mi autodefinisco “expat per amore” quando però la mia storia è completamente diversa dalla vostra. Infatti io non sono andata all’estero per seguire la persona che amavo, ma al contrario sono tornata in Italia.

    Mi sento spaccata in due perché da un lato sono innamorata e anzi il nostro rapporto cresce, dall’altro però la sua città d’origine, dove ci siamo trasferiti, per me è soffocante. Lo stile di vita è molto diverso da ciò a cui ero abituata e in due anni non sono ancora riuscita a farmi delle amicizie mie.

    Vado avanti cercando di concentrarmi sulle cose positive della mia vita, ma la realtà è che non sono soddisfatta. Non riesco a capire qual è il limite tra un giusto compromesso per far funzionare la coppia (non credo all’amore hollywoodiano “e vissero tutti felici e contenti”: credo che un rapporto di coppia vada costruito giorno per giorno) e l’annullarsi come persona.

    🙁

    • io non mi sono annullata, anzi come ho detto ho potuto ritrovare il mio vero io. Ciò non toglie che un po’ di compromessi ci sono,nella vita di coppia in generale, in quelle dove uno ha dovuto fare scelto più radicali, come trasferirsi ancor di più. . Il confine fino a dove possiamo spingerci non te lo so dire. Credo che però se avvertiamo la sensazione di perderci ecco li tocca farlo

  • Cara Mimma questo tuo articolo mi ha fatto quasi commuovere e ora non mi sento piu’ cosi sola, ancor di piu’ dopo aver scoperto Amiche di Fuso alla fine di un lungo e difficile anno in India. Si perche’ anch’io sono un expat per amore 🙂 Expat incallita per amor dei viaggi, da quattro anni sono diventata expat per amore con la A maiuscola e per scelta quasi obbligata dato che essere compagna di un uomo Indiano non lascia molta liberta’ di scelta in che paese vivere grazie alla burocrazia.
    Quando dici -… talvolta, mi sveglio ancora la notte e penso che io vie di fuga non ne ho…. Inutile nasconderlo!- sono esattamente i miei pensieri, anche se il mio bicchiere mezzo pieno ha la scritta “Io me la so sempre cavare”.
    Purtroppo non sono ancora riuscita a trovare la mia dimensione in un paese cosi magico come l’India, che ogni giorno ti mette davanti ad una nuova sfida, nulla e’ scontato o easy come lo puo’ essere in altre parti del mondo. Spero tanto di farmi delle mie amicizie al piu’ presto ma so anche che solo il tempo mi aiutera’, intanto vi seguo!

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