Era da tanto che sentivo parlare di Padmaavati!
Padmaavati, il colossal Bollywood che è stato per mesi su tutti i giornali e telegiornali Indiani e del mondo.
È uscito nelle sale di tutto il mondo.
Record di incassi in Usa (come film straniero chiaramente) e dato anche in moltissime sale Italiane.
Non potevo non andarlo a vedere, vivendo in India poi era proprio un must e nonostante le 3 ore in Hindi senza sottotitoli, ne sono uscita davvero entusiasta.
Ecco qualche notizia in merito.
Padmaavati è ambientato nel 14esimo secolo e racconta la storia del Sultano Mussulmano di Delhi Alauddin Khilji e della Regina Hindu, Rani Padmini, nota anche come Padmaavati.
La trama non si basa su fatti realmente accaduti, ma su un poema del 16esimo secolo.
La fotografia è straordinaria, i costumi magnifici, gli attori davvero bravi.
D’altronde parliamo del film di Bollywood più costoso e discusso di sempre!
Le polemiche intorno al film sono state molto aspre, perché vengono toccati nervi ancora molto scoperti di questo Paese!
L’attrice protagonista è stata minacciata di morte, è stata messa una vera e propria taglia sulla sua (bellissima) testa. Il set è stato poi vandalizzato nunerose volte interrompendo le riprese.
Sono state fatte dimostrazioni in strada, bruciate le locandine.
La prima grande polemica ha riguardato la presunta glorificazione da parte del film della pratica del sati.
Il film termina (spoiler alert) con la Regina che si brucia viva insieme a tutte le donne del Fortino. Lo fa per non cedere all’invasione del nemico. Non si vede niente ovviamente, ma se ne intuisce l’intenzione.
Si temeva dunque che questa immagine finale così forte potesse essere presa nuovamente come spunto dalle donne Indiane.
Nel film il Principe Mussulmano è sicuramente il Sultano Nero, il Cattivo!
Viene dipinto come grossolano e codardo, specie durante l’estrema battaglia finale con il Principe Induista, che ne esce invece sempre nobile e senza macchia.
L’intolleranza tra queste due religioni in India esiste. Anche se per assurdo si avverte in modo meno manifesto che in altri Paesi, ma c’è.
Monica, India
Grazie, carissima Luigia!
Grazie a te! 🙂