Ricordo una sera di tanti anni fa di aver conosciuto un’italiana che abitava come me a Santa Barbara. Parlando uscirono fuori i soliti argomenti prediletti da tutti gli immigrati e, non mi ricordo collegato a quali di questi, io le chiesi quanto era che non tornava in patria. Lei mi disse, “direi almeno dieci anni”.
Mi ricordo di aver pensato che fosse un tempo lunghissimo, impossibile anche solo da pensare per me che, allora, riuscivo a tornare in Italia una volta ogni sei mesi.
Gli anni passano e anche io mi devo arrendere al fatto di non potermi più permettere di tornare due volte l’anno ed inizio a capire alcune amiche americane che mi dicevano di voler tornare in vacanza più spesso ma che davvero non riuscivano a coprire i costi (che non sono solo quelli del biglietto).
Così mi inizio ad accontentare delle mie 3 settimane nelle vacanze natalizie. Va bene, mi manca tantissimo non poter andare in spiaggia d’estate, ma l’importante è vedere tutti, e a Natale, oltre che alla mia famiglia, naturalmente, so che anche gli altri amici, ormai tutti sparsi per il mondo, fanno ritorno e ci si può riunire come ai vecchi tempi.
Dopo diversi anni che non tornavo d’estate, a gennaio del 2016, avevo deciso di comprare un biglietto per tornare in Italia a giugno, qualche giorno dopo il mio compleanno. Mi sembrava una data perfetta, prima che i costi salissero alle stelle ma anche prima che le spiagge fossero prese d’assalto. Mi sarei goduta il mio mare in pace e mi sarei potuta comunque strafogare di frutta estiva.
Il destino ha però avuto altri piani e, insieme alla bellissima notizia di essere rimasta incinta, ha distrutto il mio progetto di partire a giugno per divieto medico. Alitalia, da cui non comprerò mai più un biglietto esattamente come è successo per US Airways, si è rifiutata di cambiarmi la data di viaggio nonostante il certificato medico, dicendomi di non tentare il rimborso che sarebbe comunque stato inutile perchè, secondo una loro formula per le cancellazioni, mi sarebbero tornati forse una quindicina di euro.
Di tornare a Natale non se ne parlava per divieto della ginecologa, visto che ero ben oltre la 32esima settimana che mi aveva dato come limite massimo. Così mi rassegnai al secondo Natale della mia vita lontano dai miei.
Nel 2017 mi era stato promesso che sarei riuscita a rientrare in Italia a Natale a tutti i costi, che avrei potuto portare Zoe Mae a conoscere l’altra metà delle persone che la amano e che la vorrebbero tanto stringere forte. Invece no, anche questo Natale siamo rimaste in esilio. Ho fatto comunque del mio meglio e ho invitato alcuni carissimi amici ed abbiamo passato una giornata il più simile possibile a quelle a cui ero abituata durante il Natale italiano.
Ora, a pochi giorni dal primo compleanno di mia figlia, mi chiedo quando riuscirò a rientrare in Italia per le vacanze. Ormai ha perso la possibilità di conoscere le bisnonne, ma vorrei comunque riuscire a portarla a conoscere la mia terra in modo che fosse parte dei suoi ricordi d’infanzia, che si potesse godere il mare come solo i bambini sanno fare. Ma non faccio più pronostici, piani, progetti, perché ogni volta vengono sventati da cause di forza maggiore.
E voi? Siete sempre riuscite a tornare quando lo desideravate o avete dovuto rinunciare a volte? O magari non vi interessa tornare spesso?
Alessia, Louisiana
Alessia ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a gennaio 2020.
Trovate Alessia qui
Ti capisco.
Noi volevamo tornare a Natale 2017 con la Creatura che avrebbe dovuto avere circa 2 mesi,ma tra la Creatura che non vuole uscire, le prime settimane di adattamento alla vita in 3 e tempi tecnici per i suoi passaporti (è sia Australiana che Italiana), partiamo solo Lunedà prossimo :/ Sono quasi 3 anni che non torniamo
Mi spiace tu abbia dovuto aspettare quasi tre anni, ma sono davvero contenta che tra qualche giorno tornerete 🙂 Spero in un miracolo e di poter tornare anche io entro i tre anni. Buon viaggio!
Alessia Louisiana, thanks so much for the post.Really thank you! Great.