Il 20 gennaio del 2012 mettevo piede a Kuwait City.
Era la mia prima esperienza di vita all’estero.
E per ora è rimasta l’unica.
Non sono pertanto una super expat che ha cambiato 10 paesi e fatto mille traslochi.
Sono approdata qui con l’idea che sicuro ci saremmo stati un anno, al massimo tre.
Poi da tre sono diventati cinque.
E ora sono al sesto.
Sei anni volati, pieni di inaspettate sorprese, di cose bellissime.
Ma ho avuto anche i miei momenti bassi.
Come quest’anno a settembre per esempio.
Perché se cambiare spesso è adrenalinico e molto, molto faticoso, restare a volte è difficile.
Soprattutto se intorno a te tutti vanno via.
Soprattutto se resti in un posto che non potrà mai essere casa.
Senza contare che sono tornata in Kuwait con due brutte notizie.
La dolce Angela ci aveva salutato per sempre e la mia più cara amica di questa vita da expat si era ammalata.
Confesso che mi è caduto il mondo addosso.
Io campionessa del bicchiere mezzo pieno.
Io con il sorriso sempre pronto.
Io, sempre con una grandissima pazienza e tanta buona attitudine, ho iniziato ad essere insofferente e stanca.
Stanca di essere sempre io la prima a fare.
Stanca di sentire mille lamentele da persone che avevano tutto.
E stanca di ricominciare qui in Kuwait.
Perché è proprio così: si deve ricominciare.
Ogni settembre.
Si ricomincia a cercare un senso.
Si ricomincia a vivere senza sapere bene la meta.
Si ricomincia sempre curando la nostalgia di tua figlia. Rispondendo alle sue domande.
Vedere come queste due persone care, in un attimo, hanno avuto la vita stravolta, mi ha fatto sentire ancora più precaria.
E non poterle aiutare mi ha buttato giù.
Confesso che ho anche pensato a un inizio di menopausa.
Sono andata pure dal medico.
Perché non mi riconoscevo in quella lieve depressione, in quella fatica.
In quel cattivo umore.
Odiavo tutti, posso dirlo?
E per me è così innaturale.
Ma per una volta, non ho messo la testa sotto il cuscino e fatto finta di nulla.
Mi sono concessa di stare male.
Ho rallentato dove ho potuto.
Ho preso tanto magnesio.
Sono andata a nuotare.
Ho allontanato chi mi infastidiva anche senza suo malgrado fare nulla di che.
Ma ho deciso di chiudermi un po’ al mondo.
Che prendeva sempre da me e lo dava per scontato.
Sono stata di più in famiglia.
Mia figlia, con la sua gioia, mi ha aiutato.
E mi ha aiutato molto accettare che potevo stare male.
Pure io.
Sì che dopo sei anni potevo stare male per essere ancora qui.
Perché alla fine c’è chi si lamenta sempre, chi fa di tutto un dramma, chi pensa sempre al peggio.
E quando poi sta male sul serio è più pronto.
Pensa magari pure: “Avevo ragione io”.
Ma c’è chi non si comporta mai così, chi sorride anche se dentro è spento e che fa una fatica enorme a non essere sempre a 1000, a non lasciarsi scivolare le cose.
Ed è stato terrificante trovarmi a non essere come al mio solito.
Ma anche terapeutico.
Ho imparato a dire qualche no.
Quindi quello che voglio dire è che può succedere di stare male.
A me ha aiutato accettarlo e trovare il coraggio di dirlo a qualche persona.
Vi consiglio di fare lo stesso.
Anche a me se avrete voglia.
Ve lo racconto ora perché quello stato negativo è passato.
Non sono ancora a mille.
E forse non tornerò più ad esserlo.
Ma capita a tutti.
Probabilmente a un po’ di più a chi fa questa scelta di vivere all’estero.
Bellissima e importante.
Faticosa e adrenalinica.
Sei anni a Kuwait.
A me che già al di fuori della prima cerchia di Milano mi sentivo sradicata, ma chi me lo doveva dire che sarei finita qui?
Eppure lo rifarei mille volte.
Mimma, Kuwait
Brava Mimma! Eh vai. Ci sono momenti un po’ così. Importante e riprendersi e riprendere il cammino. Con forza e coraggio. Auguri. Sorridi !
Buon sesto anniversario con Kuwait Mimma. Sono contenta che tu abbia ritrovato il sorriso e l’entusiasmo. <3
Anch’io dopo anni a zurigo ho preso la tramvata in faccia… niente di che, per carità, ma ho realizzato di essere sola e a volte infelice. Ho realizzato che non ho amiche qui, che i rapporti creati all’inizio erano tutti di convenienza, che ognuna ha preso altre strade senza nemmeno salutare, che loro hanno avuto tempo di creare legami di giorno mentre io lavoravo. Nel weekend nessuna vuole uscire, vogliono stare in famiglia perchè escono già in settimana, la mattina.
L’unica cosa che mi ha tenuta su in questi ultimi due anni sono stati la gravidanza prima e il mio bambino poi. Ma è vero che la vita da expat nasconde anche tante rinunce di cui nessuno sa niente…
Tutti possono stare male e tutti, prima o poi, accusiamo il colpo. Magari dopo aver tenuto duro a lungo, dopo aver ritrovato il sorriso mille volte, ad un certo punto è troppo. Se però si è persone forti, come te, poi ci si riprende! Coraggio Mimma, prenditi il tempo di ripartire più forte di prima!
Gli alti e bassi capitano a tutti prima o poi, ma forse le persone positive ed energiche come te sono meno allenate a mettere il buonumore e il sorriso in stand by per un po’. Ma la tua natura é solare e sono sicura che tornerà a travolgerti 🙂
Gentile Signora,
non so perche’ esattamente lei scriva che il Kuwait non potra’ mai essere la sua casa: sono cose sue, non mi permetto di entrar nel merito. Mi permetto pero’ un umile suggerimento: dopo sei anni, se gia’ non lo ha fatto, si dedichi seriamente a imparare l’arabo. Parlare la lingua di un paese aiuta a sentirsi, se non a casa, un po’meno di passaggio.
! الله يبرك فيك
: )