Sono expat e io ho scelto questa vita. Me lo ricordo ogni mattina e respiro profondamente. Me lo ricordo ogni volta che mi assale l’ansia da trasloco. Non siamo una famiglia expat che arriva in un posto e si ferma. Il “pit stop” più lungo mai fatto è stato quello in Transilvania, dove lavoravamo in un cantiere grosso e ci siamo rimasti dall’inizio alla fine del progetto. 5 lunghi e bellissimi anni in Romania. Poi il trasloco. L’ennesimo. Ma parliamo di vari anni fa e di una sola figlia, piccolissima per giunta. Una passeggiata praticamente.
Già il passaggio dall’Arabia Saudita al Perù è stato più complicato. Intanto era un trasloco internazionale, con un oceano di mezzo. Secondo ero molto incinta. Terzo, la mia piccola amava il posto dove stavamo e andare via da lì non lo ha preso benissimo. Io peggio di lei. Insomma sommate gli ormoni alla stanchezza del trasloco e tirate voi le conclusioni.
Ma chi ce lo fa fare? Bella domanda. Ce lo fa fare l’amore per il nostro lavoro e la voglia di scoprire il mondo.
È dura? No. Durissima. A livello fisico e a livello mentale. Ricominciare da capo ogni volta è orribile. Fossimo solo io e mio marito mi sposterei anche ogni anno. Ma ora con i bambini è diverso. Mille cose da tenere a mente e da valutare. E non so se ce la faccio ancora.
Ok sì ce la faccio. Ma mi assale sempre l’ansia a pensare a quello che lascio e di più a quello che troverò.
Ci sarà una scuola adatta? Troveremo amiche come quelle di qui? E un asilo meraviglioso come quello di adesso? E le mie preziose amiche come faranno senza di me (ok dai fatemi esagerare!).
Non ci spostiamo per ora, ma sono già passati tre anni e mi sembra di sentire l’orologio che ticchetta e mi chiama. Staremo qui ancora tanto? Il mercato dei progetti peruviani è in salita o discesa? E se i paesi limitrofi iniziano a crescere e ci tocca spostarci? Sono contenta eh, però permettetemi di essere un po’ stanca di questo va e vieni. Impacchettare la vita e riprenderla da capo.
Come forse vi ho già detto il Perù non è il mio posto nel mondo. Non sto male eh, anzi. Però non mi ci trovo. Ma non voglio andare via. Non così presto almeno. Non so se mi capite, faccio fatica pure io quindi mi scuso con voi.
Ogni volta che mio marito torna dall’ufficio mi aspetto sempre che mi dica: inizia ad impaccare.
Lo so che non dovrei vivere con questa ansia, ma che colpa ne ho? E mi piace questa vita, questa adrenalina dei cambiamenti, scoprire nuovi posti, imparare una nuova lingua. Ma che fatica ragazzi. Riprendere tutto da capo è bellissimo ma tanto difficile. Sopratutto, ripeto, ora che abbiamo due bimbi. Due bimbi che hanno una vita qui, amici, scuola e sicurezze.
Mi sto fasciando la testa prima di romperla? Ovvio! Non è uno dei passatempi preferiti degli expat?! Pensare, pensare, pensare. Ma non sarebbe più facile prendere la vita con più leggerezza e vivere giorno per giorno. Ci provo. Ma non vi prometto nulla!
La sola idea di svuotare una casa e chiudere la tua vita nella ennesima scatola mi toglie il sonno (ci mettono del loro anche i bambini eh devo ammettere). Chi è nella mia stessa situazione? Quanti di voi possono cambiare paese dall’oggi al domani?
Datemi idee per affrontare questo status con più leggerezza! e no, l’alcool non è nelle soluzioni!
Torno a pensare, aspetto le vostre considerazioni!
Nadja, Peru
Bellissimo post, parole che risuonano, e che uno a volte non ha il coraggio di non articolare neppure nella propria testa.
Un abbraccio!
Grazie Celeste! Facciamo gruppo di supporto!!
Con mio marito in 12 anni abbiamo fatto 10 traslochi (non all’estero, ma ci spostiamo anche in Italia), il tempo massimo sono stai i 4 anni in Francia, per il resto uno o massimo due anni e si cominciava a impacchettare.
Ora abbiamo tre figli e ci siamo appena trasferiti a Roma, un trasloco che ancora devo metabolizzare e già cominciamo a pensare al prossimo tra un paio di anni, lui si sposterà per un anno o due e io non so se seguirlo sinceramente. Mi viene male al sol pensiero..
Anche se mi piace questa vita, sto seriamente pensando di rifare casa di mia madre e vivere là per un po’ di tempo, facendo fare a mio marito il viaggiatore. Almeno finché i bimbi siano un po’ più grandi e gestibili. Non lo so…
Bhe sicuramente è comprensibile! Pensa che hai sempre due perni: uno fisso e uno mobile. Quello fisso: la tua bella casetta sul mare circondata di affetti e di risate. Quello mobile le quattro persone che più ami al mondo sempre con te.
I 10 traslochi in Italia, da nord a sud e ritorno, non mi sono pesati tanto quanto quello all’estero! Sono stati pesantissimi, si, ma solo ad un livello logistico, molro meno a livello emotivo.
Invece partire per il Canada è stata dura. Non è solo un fatto di impacchettare (e di dar via un sacco di cose perchè anche il voltaggio degli elettrodomestici è diverso!!) quanto di resettare la testa e aprirla alla comprensione/accettazione di una cultura diversa.
Noi siamo partiti per rimanere ed ora che invece il lavoro ci richiama indietro è ancora più difficile pensare e organizzare il rientro.
Io ti capisco molto bene!!
Sono in crisi nera, oltre al fatto che per i prossimi 6 mesi mio marito sarà in Italia e io con mia figlia invece aspettiamo luglio, fine della high school, per rientrare. E speriamo anche di riuscire a vendere casa!!!!