La vedo saltellare tutta contenta vicino allo zio e al papà.
Io sono poco dietro, li guardo e non posso fare a meno di sorridere.
Mi colpisce la sua gioia.
Una gioia così grande che le fa cambiare l’andatura, non cammina, vola.
Questa visita inaspettata è stato un grande regalo per lei.
Certo ora ci troviamo in aeroporto per salutarlo, ma lei saltella.
E’ inutile girarci intorno: ricevere visite per noi è un gran lusso.
Un rarità.
La meta è poco stimolante.
Kuwait è la sorella sfigata di Dubai.
Con l’aggravante di avere un biglietto aereo più costoso.
Per tutti è più normale pensare che siamo noi a dover andare da loro.
Noi che siamo andati via.
Noi i ricchi che possiamo e dobbiamo permetterci di pagare i biglietti per rientrare in Italia e vedere parenti e amici.
Magari anche più volte all’anno.
Lo capisco.
Quello che a volte gli altri non capiscono è quanto può essere importante per te e soprattutto per il bimbo expat ricevere una visita.
Soprattutto se vivi nella sorella sfigata di Dubai, Kuwait.
Mia figlia in questi giorni è stata la gioia fatta persona. Potersi svegliare trovando lo zio a fare colazione con lei.
Portarlo in giro, mostrargli il suo mondo.
Fargli conoscere i suoi amici.
E’ stato come prendere atto che questa sua vita esiste anche per gli altri.
Che per una volta non è solo lei ad andare da loro.
Vederlo seduto sugli spalti a guardarla mentre faceva nuoto le è parso magico.
Perché il bambino expat non ha il nonno che lo va a prendere all’uscita della scuola.
Non ha la nonna che gli fa compagnia mentre i genitori sono al lavoro.
Non ha gli zii seduti vicino a lei il giorno del suo compleanno.
Tutte cose normali per gli altri bambini.
Ma non per loro.
Averli qui è proprio quell’anello di congiunzione tra gli affetti cari in Italia e la sua vita qui in Kuwait che ogni tanto fa fatica a trovare.
In questo modo quello che gli dice il suo genitore, che può avere una famiglia anche stando lontano, diventa più reale.
Perché spesso, anche se nessuno dice mai al bimbo expat: “Sei tu che sei andato via!”, come a volte ci sentiamo dire noi genitori, loro la sentono un po’ questa colpa di essere altrove.
Quindi grazie a tutti voi che trovate il modo di venerci a trovare.
Grazie zii, grazie nonni.
Lo so che non è il posto più bello del mondo.
Lo so che siamo andati via noi.
Sappiamo tutto.
Avervi qui però è una gioia unica. Ci sono perfino rumori diversi quando ci siete. E la nostra routine di ferro subisce qualche cambiamento.
La casa si riempie.
E soprattutto ci date tante energia.
Perché è vero Kuwait è la sorella sfigata, ma poi a voi piace sempre un po’ e capite meglio le nostre scelte.
Senza contare che ci aiutate nel lavoro di genitore, tanto.
Perché la nonna, il nonno e gli zii sono delle figure troppo importanti nella vita di una bambino.
Le visite per un bambino expat sono davvero importanti.
Voi che avete i nipoti lontani, pensateci ora che si avvicina il Natale.
Fategli trovare come regalo questo: un biglietto aereo per andarli a trovare a casa loro. È il più bel regalo che possiate fargli.
Non dimenticatelo.
Mimma, Kuwait
È vero! Ricevere una visita per un bimbo expat è un regalo bellissimo. La mia bimba non vede l’ora che qualcuno venga a trovarci. E per noi è pure più semplice, siamo ‘solo’ in Spagna. Posso capire quanto sia più complicato per voi.
Anche nostro figlio impazzisce di gioia quando qualcuno decide di venirci a trovare, che siano amici o nonni. Purtroppo, anche se siamo alla portata di tutti in quanto ” solo” in Germania, le visite non sono frequenti e per questo ogni volta è una festa.
Secondo me però dipende anche dalle persone, noi ci muoviamo sempre e andiamo a trovare amici vicini e lontani, ma nessuno si muova per venire da noi, anche se siamo stati in mete sempre molto appetibili. Nemmeno mia sorella si muove mai per andare a trovare nessuno e anche lei è expat, quindi…
Io in Kuwait ci verrei anche solo per scoprire un po’ quel lato di mondo!
PS: ma zio e nipote hanno lo stesso sorriso!!!!!
Ci sono anche zii che non vengono a trovarti anche se vivi nella stessa città loro, il problema spesso non è affatto la città dove vivi, ma gli zii che hai…come si dice dalle mie parti, “megghj a perderl c’ad acchiarl'”
Bellissimo post, mi ci sono ritrovata molto anche se non ho figli.
Perché un po’ capita anche a noi expat adulti (o semplicemente emigrati in altre zone di Italia), di sentirci così.
E questa frase c’entra il segno: “E’ stato come prendere atto che questa sua vita esiste anche per gli altri.”
Forse è difficile capirlo quando non si è mai vissuto in un luogo diverso da quello in cui si è nati e cresciuti, ma ricevere visite è importante per tutti noi che viviamo “altrove”. Mostra interesse verso la vita che ci siamo scelti, per chi siamo ora, non è per niente un dettaglio trascurabile.
Che meraviglia il sorriso della tua bambina nelle foto!