Ho 3 figli: uno di sette, uno di cinque e una di poco più di un anno, e parlando correntemente (e correttamente) italiano in casa e avendo passato anche lunghi periodi in Italia, non mi sono posta mai più di tanto la questione di come insegnare loro la lingua madre, l’italiano per l’appunto. Il problema per quanto ci riguarda comincia a porsi ora: se per quanto riguarda la lettura gli è venuta assolutamente spontanea, procedendo di ari passo con l’italiano e il tedesco senza alcun intervento da parte nostra, nella scrittura i due più grandi iniziano a scrivere ovviamente inanellando una serie di K al posto del CH, senza una doppia che sia una, chiedendomi che suono mai sia GL (la loro, per ora, seconda lingua è il tedesco a cui si aggiunge lo svizzero tedesco, che per fortuna non viene scritto. Sottolineo il ‘per ora’ semplicemente perché il concetto di lingua madre in linguistica oggi viene tralasciato per parlare di prima lingua, seconda lingua, terza lingua, che ovviamente non rimangono stabili, ma variano a seconda delle fasi della vita e dell’utilizzo.
Ovviamente in un bimbo molto piccolo che non va a scuola e i cui contatti principali sono con la mamma, la prima lingua coinciderà con la lingua materna. Via via che l’influsso sociale esterno aumenterà , perderà peso la lingua materna e molto probabilmente la prima lingua diventerà quella di uso quotidiano.
Finché i miei eran piccini adoravo i loro strafalcioni linguistici: il cinemar, che non è un cinema al mare, ma non si sa perché da noi si chiama così. Il famoso tacalogo dei Lego (e così via),  erano semplicemente espressioni buffe che li caratterizzavano. Giocare al posto di suonare, melone d’acqua e altri erano falsi amici che mi facevano sorridere e punto, anzi a esser onesta avrei voluto registrarli o almeno scrivermeli, perché già mi mancano… Crescendo invece ho cominciato a correggere il loro facete, dicete e così via. Ma l’escalation è arrivata quando più o meno di colpo hanno abbandonato i loro congiuntivi che verso i tre anni erano perfetti, mentre ora: si salvi chi può! Praticamente a me, piccola grammarnazi senza speranza che ancora fatica ad accettare certi cambiamenti linguistici entrati in uso e accettati anche dalla Crusca, coglie un attacco di orticaria a ogni consecutio senza senso alcuno!
Sono dovuta correre ai ripari. Ovviamente i consigli basici sono l’esporli il più possibile alla lingua, parlandola con loro, leggendo libri, proponendogli fumetti, facendogli vedere film, cartoni (e, ove possibile, i soggiorni in Italia). Il tutto senza stress eccessivo… in fondo ho un marito che parla perfettamente il tedesco (e lo scrive) senza aver mai aperto un libro di grammatica e studiato una declinazione (malefico!), semplicemente perché sua mamma è tedesca e trascorreva le vacanze estive dai nonni in Germania.
Per i bimbi che iniziano a leggere e scrivere ci sono oggi tantissimi bei libretti ad hoc, molto semplici e divertenti, facilmente reperibili su Amazon ad esempio (certo, non in tutti i Paesi, lo so purtroppo…). Mio figlio invece al momento è un appassionato di fumetti (Paperinik su tutti) e io penso che tutto fa brodo, quindi ben vengano anche quelli (glieli compro sia in italiano che in tedesco).
Via via che le loro competenze crescono abbiamo a disposizione una letteratura infantile sempre più variegata e spassosa per fortuna. Onestamente in questa fase poco importa che siano opere originali in italiano o tradotte, ma, se vi interessa qualche autore italiano, prendete nota: Gianni Rodari, Collodi, Bianca Pitzorno, Roberto Piumini. E per i principinti: Altan (Pimpa), Nicoletta Costa (Giulio Coniglio, La nuvola Olga), Bruno Munari, Agostino Traini (Mucca Moka)… Potete anche spaziare con bellissimi libri tradotti, illustrati o no… uno su tutto Leo Lionni adattissimo per le prime letture, ma c’e davvero di che sbizzarrirsi! Ci sono anche libricini con indicato il tempo di lettura (5/10 minuti), scritti con appositi caratteri ecc…
Ma questo ovviamente non basta per placare i timori sulla questione grammaticale e sulla lingua scritta, non del tutto. In fondo proprio per questo anche i bimbi nati e cresciuti in Italia vanno a scuola. Una buona alternativa, ove sono presenti e son ben fatti (da non sottovalutare il secondo punto!) sono i corsi di italiano organizzati da consolati e ambasciate. Nel nostro caso l’offerta non mi convince affatto (oltre a esser grammarnazi sono pure un po’ fissata sulle questioni pedagogiche ahimè…) quindi ho cominciato a guardarmi in giro e chiedere consigli.
Un’amica maestra mi ha chiesto quali erano i punti su cui volevo concentrarmi (nel mio caso in questo preciso momento le difficoltà ortografiche come GL/SC/CH/GH/GN ecc) e mi ha gentilmente procurato dei libri delle scuole elementari italiane secondo lei validi con dei semplici esercizi mirati. Mi ha dato poi un altro libro molto carino con semplici storielle, domande di comprensione e piccoli esercizi, giusto per non annoiarli a morte con la grammatica e provocargli un rifiuto! Nella fattispecie parlo di libri della Giunti: Nel Giardino – Leggo (io ho quello per la seconda elementare) e Il libro degli esercizi (specifico per ortografia, scrittura, morfosintassi).
Per spaziare un po’ e abituarli a buona letteratura e a apertura mentale rimane sempre valido Rodari, ad esempio Il libro degli errori o La grammatica della fantasia. Mi viene in mente anche un grande classico dei miei tempi, come Cipì.
Mi piacerebbe che questo post diventasse un’occasione di scambio di suggerimenti, strategie, magari un bel modo per motivarci a vicenda (i libri li ho presi, ma lo confesso: la grammatica ancora non l’ho iniziata!), ma anche di consigli su autori e libri da utilizzare con i nostri figli, quindi vi chiedo di partecipare alla discussione portando non solo la vostra esperienza, ma suggerendo dei titoli. Ci state? E allora: sbizzarritevi, aspettiamo i vostri spunti!
Valentina, Svizzera
Ciao Valentina! io non sono un’expat, ma il mio fidanzato (toscano) ha un figlio, ormai trentenne, da mamma parigina vivente a Nizza. Quando l’ho conosciuto il bimbo aveva sette anni, i genitori non stavano insieme, ma lo hanno cresciuto insieme, per cui Matteo abitava a Nizza con la mamma e i nonni francesi, ma passava il mercoledì, il sabato e la domenica col padre e tutte le vacanze (italiane) con lui e con i nonni toscani. Ha sempre parlato correttamente entrambe le lingue, ma quando doveva esprimere un concetto più complesso o aveva bisogno di un vocabolo che gli mancava in italiano, capitava che facesse errori perché tendeva a tradurre letteralmente dal francese, che a volte usa l’indicativo dove noi usiamo il congiuntivo, oppure l’ausiliare avere invece di essere e, naturalmente, inventava neologismi. Crescendo è diventato sempre più padrone di entrambe le lingue, dopo il Bac (aveva solo diciassette anni e mezzo!) ha deciso di iscriversi all’università in Italia e poi ha continuato a vivere in Italia (salvo concedersi lunghi periodi in Australia, in Sud Africa e in Canada, dove ha studiato l’inglese e lavorato). Siamo passati anche noi attraverso le cartoline con i saluti dalla cupola del Brunelleski, e se devo dirtela tutta, quando faceva i compiti nel fine settimana e io glieli correggevo, trovavo un sacco di accenti sbagliati e di s finali che mancavano nei suoi compiti scritti in francese… e io il francese l’ho studiato alle medie e al liceo in Italia… l fatto di essere ormai perfettamente bilingue gli ha consentito di trovare lavori preclusi ad altri e di scrivere e cantare canzoni, che gli stanno portando qualche successo, indifferentemente nelle due lingue, anche usate insieme 🙂
Ciao Valentina, scusami ma volevo segnalare che c’è un po’ di confusione nel post tra lingua prima e lingua primaria.
L1, L2 e L3 sono etichette che fanno riferimento all’ordine con cui vengono apprese le lingue nel corso della vita, si tratta quindi di qualcosa di immutabile nel tempo. Credo che tu volessi riferirti invece al concetto di lingua primaria, quella sì che può cambiare nel tempo, ad esempio passare dall’italiano al tedesco se il bambino o l’adulto passa dall’esprimersi prevalentemente in italiano al farlo in tedesco.
Confermo invece che non si parla più di lingua materna. È un concetto obsoleto, che non è neppure mai stato ben definito in ambito linguistico. Rimane invece ben saldo il concetto di lingua nativa con riferimento a una competenza completa della lingua
Sono d’accordo con te quando dici che i corsi organizzati dagli enti italiani all’estero spesso lasciano a desiderare.
Ma anche se non ti sembrano “perfetti”, prova a considerarli comunque per dare un aspetto “sociale” all’apprendimento dell’italiano.
I bambini si sentono più motivati se vedono che non sono gli unici ad avere genitori che li spingono a studiare l’italiano e anche se a fine anno non avranno imparato molto di più di quello che avrebbero potuto fare a casa con te, lo faranno con piacere perché nel frattempo si saranno fatti nuovi amichetti nella loro stessa situazione.
Difficilmente troverai mai un corso che ti piaccia al 100%, però se fanno italiano solo con te e tu li “torturi” con la grammatica, finiranno per associare solo quello all’italiano. Invece frequentando un corso dove si gioca e si canta con altri bambini bilingui li aiuterà a vedere l’italiano come lingua anche di comunicazione, associata a un momento allegro.
Poi, continua con l’esposizione dell’italiano in ogni tipo di testo scritto, ma non disdegnare anche la lettura ad alta voce.
Sempre per il discorso di cui sopra, associa un momento bello all’italiano. Potrebbe essere la più grande a leggere la fiaba della buonanotte ad alta voce per tutti la sera prima di andare a dormire. Oppure prima di andare a dormire ognuno deve dire in italiano la cosa più bella del giorno.
Se quello che ti preoccupa di più è la scrittura, puoi iniziare a tenere un barattolo dei desideri in cucina con un bloc – notes a fianco. Ogni giorno o ogni settimana devono scrivere un desiderio in italiano. Così tu lo puoi leggere e correggere prima di metterlo nel barattolo. E a fine anno li leggerete tutti assieme per vedere se si sono avverati, o come buon auspicio per l’anno nuovo.
Oltre ai libri che hai acquistato e che la tua amica maestra ti ha consigliato, fai un giro a casa dei tuoi e rubagli la collana dei “Quindici”! Ci sono delle belle favole, scritte in un ottimo italiano. Oltre che a spiegazioni scientifiche adatte ai ragazzi.
In bocca al lupo!