Vivere all'estero

Paese che vai supermercato che trovi

Written by Diletta Brasile

Quando nel 2002 atterrai per la prima volta nell’isola di Malabo scoprii che in Guinea Equatoriale non esisteva neanche la carta di credito.

Gli acquisti erano tutti in contanti, il CFA una valuta di poco valore che in compenso aveva delle banconote meravigliose con tutti gli animali e piante dell’equatore stampate sopra. Peccato che da comprare non c’era nulla: un unico spaccio malconcio e col pavimento a pezzi dove non decidevi tu cosa comprare ma decideva lui cosa farti mangiare.

Quattro anni dopo, con Budapest e Bucarest alle spalle, mi trasferii in Scozia. Vivevo ad Aberdeen, una granitica città a Nord Est di Edimburgo.
La prima volta che tirai fuori la Visa per pagare, la cassiera mi domandò: “Any cash back ?” e io, che già facevo fatica a capire quell’inglese che inglese non era, risposi categorica: “No!”.
Any cash back? Cioè fatemi capire, devo pagare la spesa e tu vuoi darmi i soldi???
Qualcosa non tornava. Ritorno all’attacco la volta successiva e alla domanda fatidica risposi sicura alla cassiera: ” Yes!” e lei : “How much?”.
Senti amica, io già qua capisco poco, tu ora mi spieghi per bene questa storia che vuoi darmi i soldi indietro. Arcano svelato: in UK la maggior parte degli esercizi commerciali fanno anche da bancomat. Quindi tu paghi la tua spesa ed in più ti anticipano il contante di cui hai bisogno senza commissioni. A capirlo prima! Grande lusso, la Bank of Scotland non mi ha visto neanche una volta, i contanti me li dava il supermercato.

Dalla Scozia mi trasferisco in Venezuela.
In Venezuela il giorno della spesa puoi fare poco altro. Tutto è maledettamente e straordinariamente lento. In macelleria per farvi capire ci sono le sedie alte e ti offrono caffè e tu chiacchieri con il macellaio anche per due ore o tre, mentre ti prepara tanti
pacchetti che tu poi congeli. Lui ti chiama ” Mi reina, mi amor”. Tu all’inizio ti infastidisci, poi, rendendoti conto che nessun uomo ti ha mai chiamato così e se non
altro per pura vanità femminile, gli concedi questi nomignoli amorosi, sorridi e compri quintali di carne.
Anche lì il pagamento è tutta un’arte perché la tua Visa serve a poco: in Venezuela esiste il mercato parallelo, il Bolivar vale poco e l’inflazione è alle stelle. Ma non le stelle che immaginiamo noi. Roba del 300/400 per cento. Quindi di fatto, se sei straniero, vai di
contante.

Dal Venezuela al Brasile con furore.
In Brasile il concetto di disponibilità finanziaria è totalmente astratto. Tu sai di avere in banca una cifra, ma loro ti danno sempre dei fidi assurdi non richiesti. Quindi se non sei attento e razionale su quello che è realmente tuo e ciò che è solo disponibile sul conto,
sono cavoli amari perché poi la banca ti ricarica l’impossibile di interessi.
E poi c’è questa storia del parcelado: ogni cosa che compri con la carta può essere rateizzata. Anche roba da 20 euro, tipo. Quasi ad ogni acquisto ti chiedono se vuoi il parcelado. Anche no.
Vivendo lì ho capito come un’economia bancaria aperta e generosa può distruggere lentamente, e nemmeno così lentamente, un Paese.
Il Real, appunto, non ha retto il boom economico della prima decade del nuovo millennio ed ora è nel mezzo di un bel disastro finanziario.

Francia, Parigi.
Parigi è una città molto ricca. La gente guadagna bene e spende tanto.
Quello che mi colpisce qui è la politica di fidelizzazione del cliente. Ogni esercizio ha una carte fidelité, che sempre accompagna uno sconto o un regalo ogni tot acquisti.
La Nespresso per Natale mi ha mandato un blister del mio caffè preferito con tanto di nome mio stampato; la Lacoste mi ha appena inviato una polo con le mie iniziali. Piccole strategie di marketing che però funzionano. Come l’abitudine di accompagnarti alla porta con la busta degli acquisti in mano ed un arrivederci sempre molto gentile e grato.

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Insomma, paese che vai, shopping che trovi.
Però una cosa ve la devo dire: tanti anni all’estero, passando per Marks and Spencer, Asda, Sainsbury, Plaza, Zona Sul e Monoprix. Tutti, che rigorosamente ti
recapitano la spesa a casa.
Non come quella volta di qualche anno fa quando mia sorella, vedendo ammonticchiare la mia spesa sul rullo e che io, da diva, sorridevo inerme alla cassiera, mi disse: “Abbella, qui stai all’Ipercoop di Bari. Riempi le buste, muoviti!”.

Diletta, Parigi.

Photo by leonie wise on Unsplash.

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Author

Diletta Brasile

In uno strano mix di curiosità, poesia e resilienza, da quasi vent’anni giro il mondo con la mia famiglia. Tre continenti, otto paesi, due figli e un cane che si sono uniti strada facendo.
Lingua che arriva dritta al punto e cuore tenero e generoso. Appassionata, schietta e carismatica, amo cucinare se sono nervosa e andare a teatro se sono felice.

3 Comments

  • Qui in Australia il resto te lo danno in mano e poi prima di passare al prossimo cliente aspettano che tu abbia finito di fare tutte le tue manovre per mettere via il portafoglio, prendere le borse etc..Quando torno in Italia resto sempre male i primi giorni quando porgo la mano e mi sbattono il resto sul rullo e iniziano a far passare la spesa del prossimo cliente anche se la tua è ancora sul rullo e insomma in effetti bisogna darsi una mossa, sono senza pietà i supermercati italiani!

    • Trovo assurda e brutta questa abitudine di passare alla spesa successiva quando il cliente che hai appena finito di servire è ancora lì impelagato a imbustare 200 euro di prodotti!! Invece di passare al prossimo, dare una mano al malcapitato di turno non sarebbe sbagliato e la fila alla cassa comunque non aumenterebbe!! Lara.

      ps: mi ricordo che i primi tempi in cui si poteva pagare con carte di credito e bancomat qui in Italia, potevi avere il famoso resto della Scozia. Ovvero, se la tua spesa era di 120.000lire, potevi dire di farti pagare 150.000lire e le 30.000lire te le dava il supermercato.

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