Gabriella è grintosissima: traspare dalla sue parole chiaramente che era tanta la voglia di cambiare vita e la scelta di espatriare è stata la sua direzione. Non è mai troppo tardi per questa scelta e anzi, forse lo si fa con una maggior consapevolezza e determinazione.
La cosa che più spesso mi chiedono da quando sono qui a Gozo, l’isola che non c’è come mi piace chiamarla, è “non ti senti sola?“.
Ho lasciato felicemente l’Italia all’inizio del 2014, mollando un B&b che scoppiava di clienti 365 giorni all’anno, in direzione Canarie: io nata contestatrice zingara nell’anima libera e selvaggia.
Il primo errore che ho fatto è stato dire di sì all’amica di vecchia data che mi proponeva di condividere quest’esperienza, con casa, spese e ipotetica attività annesse: è stato un fallimento totale a livello emotivo. Cercando una via di fuga, decido di inventare una meta che non avevo e allora mi metto alla ricerca scrutando come un segugio le altrui esperienze, passando al setaccio il mondo. Sì, perchè dovevo tener conto anche della distanza, con una mamma di 94 anni le mete esotiche coste indiane varie ed eventuali erano da scartare.
Finchè becco Malta!!
Maalta, e dove cavolo si trova? Dio internet aiutami tu, eccola: vicinissima, voli low cost…è lei!!
Durante il primo step a Malta sono stata ospite di un’amica trovata in Facebook per periodo esplorativo: il mare, mio obbiettivo primario, riempiva i miei neuroni e qualsiasi altra mia parte.
Poi l’amica interrompe il mio sogno quotidiano annunciando la visita dei suoi genitori e così torno in Italia in stand by ma trovo velocemente, grazie karma, un albergo sul mare a Malta dandomi così tempo per cercare casa.
Giusto per precisare: lo stato italiano non mi elargisce pensioni, troppo pochi contributi per quella normale e fuori parametri per quella sociale, poi mi viene detto che l’assegno di mantenimento esula ma questo non è certo una cifra con cui far fronte a bollette, affitto e cibo ma ciò è quanto deciso dalla nostra amministrazione e mi devo arrangiare.
Finito il periodo in hotel, un amico mi offre una stanza in affitto, dopodiché decido di stare da sola e vado a Marsalform per un brevissimo periodo, poi improvvisamente arriva la Casa a Victoria, sì con la C maiuscola perché bellissima. Sono qui, certo sola ma, anche se ci sono i momenti in cui esprimo qualche emozione al frigorifero o spiego un punto di vista al Bonsai Ginseng, funziona.
Il senso di solitudine forse mi tocca quando vado a far la spesa, vedo le amiche che fanno break al bar, ridono e si parlano. Oppure quando vado a prendere il bus e improvvisamente il mondo sembra essere composto da piccoli gruppi o coppie e io mi siedo da sola al bar, faccio la spesa da sola, sto in spiaggia da sola, a casa interagisco col pc, ma per me non è una vera solitudine.
Sono certa che tutto è decisamente più facile quando espatri in due, quando torni a casa e hai quel qualcosa da condividere. Non fosse altro i primi tempi per parlare nella tua lingua, rientrare in una nicchia tua, mentre fuori ancora ci perdi ore a leggere i nomi dei prodotti nei supermercati o le località sulle tabelle degli autobus e allora devi girare e fare chilometri e cercare negozi che vendono cose che in Italia troveresti in un nano secondo. La pace domestica avrebbe anche questo sapore di scambio facile.
Poi cala la sera e uno sguardo fuori, poche persone per strada, qualche macchina che passa, le luci dell’albergo di fronte, il silenzio in casa è quasi tangibile: ma tutto sommato somiglia molto a quello che già conoscevo in Italia e alle Canarie… pieno di voci ma mille e mille volte peggiori di questo bellissimo silenzio.
Essere buddista mi aiuta, oltre che interiormente, anche come scambio con tutte le persone qui, buddiste come me.
Poi nel tempo si costruiscono nuove amicizie: è un lavoro lento ma che da i suoi frutti …come in un disegno, un tratto, dopo l’altro, una sfumatura, dopo l’altra e il disegno comincia a formarsi. E così mi trovo anche io con l’amica a bere un caffè al bar e a fare la spesa riempiendo carrelli con cose con nomi improbabili e che divertimento quando l’amica stavolta gozitana mi insegna a distinguere i componenti con nomi arabeggianti: comincio ad avere una vita sociale e per me, amante dei miei spazi, allora capisco che questi silenzi sono una scelta, una scelta mia che amo perchè è quello che ho deciso e voluto.
Ogni tanto vado a trovare figli e amici in Italia, ma quando sono lì conto i giorni che mancano per tornare a casa: divento psicotica e quando poi sono atterrata e aspetto il bus che mi porta al traghetto, penso “ecco ci sono ci sono ci sono…” e comincio a sentire il cuore che si apre. Mi sale la fretta di scendere dal ferry, prendo un altro bus e sono quasi arrivata: il trolley pesa, poi l’ascensore, sento l’adrenalina e… sono a casa!!
Sì, perché come ha detto Italo Calvino:
D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Se dovessi rispondere a chi mi chiede in maniera diretta “non ti senti sola?” risponderei che la solitudine è un’altra cosa: è dentro anche quando vivi con cento persone se è una cosa tua e no, non è cosa mia…oppure la vivo talmente bene che non la riconosco, qui nell’Isola che non c’è ed invece c’è, piena di gente, di sorrisi e di colori!
Gabriella, Gozo.
Immagine presa da Unsplash
Un bellissimo articolo, Gabriella. Goditi Gozo, che spero davvero di riuscire a visitare presto!